Yuval Harari: “Cosa ne facciamo di Tutta questa Gente Inutile?”

di Alexandra Bruce (traduzione: Maria Cristina Bassi)

Le “perle di saggezza” di Yuval Harari, massimo consulente di Klaus Schwab e da questo considerato un brillante futurista.

Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum, considera Yuval Harari un brillante futurista ed è un suo massimo consulente. Dunque, ascoltare quest’ultimo è cogliere come pensano questi globalisti e vedere che mostrano una visione del mondo interamente materialistica, meccanicistica e totalmente priva di cuore e anima, transumana insomma.

Nel seguito la traduzione della trascrizione del video che contiene una collezione di “perle di saggezza” di Yuval. A questo siamo nel presente… senza vedere proteste e “informazioni educative” da parti degli espertoni della notizia…

La Visione Globalista di Yuval Harari

“Di nuovo, penso che la maggiore domanda forse in economia e politica dei prossimi decenni sarà: ‘cosa fare con tutte queste persone inutili?’. Il problema è più che altro la noia e cosa fare di loro e come trovare un senso nella vita, quando sono fondamentalmente privi di significato e di valore?

La mia ipotesi migliore, al momento, come soluzione per (la maggior parte), è una combinazione di droghe e giochi per computer. Questo sta già accadendo. Sotto diversi titoli, diverse voci, si vedono sempre più persone che passano sempre più tempo o che risolvono i loro problemi interiori con le droghe e i giochi per computer, sia quelli legali che quelli illegali.

Se si guarda al Giappone di oggi, il Giappone è forse 20 anni avanti rispetto al mondo in tutto, si vedono tutti questi nuovi fenomeni sociali di persone che hanno relazioni con coniugi virtuali e persone che non escono mai di casa e vivono solo attraverso i computer. Penso che una volta che si è superflui, non si ha più potere.

Di nuovo, siamo abituati all’Era delle Masse, del XIX e XX secolo… Abbiamo visto il successo di tutte queste rivolte di massa, rivoluzioni, sovvertimenti. Così ci siamo abituati a pensare alle masse come fossero potenti. Ma questo è fondamentalmente un fenomeno del XIX e XX secolo.

Non credo che le masse, anche se si organizzassero in qualche modo, abbiano molte possibilità. Non siamo nella Russia del 1917 o nell’Europa del XIX secolo.

Stiamo parlando di una ‘seconda rivoluzione industriale’, ma questa volta il prodotto non sarà il tessile, né le macchine, né i veicoli e nemmeno le armi. Il prodotto questa volta sarà l’uomo stesso.

Stiamo imparando a ‘produrre’ corpi e menti. I corpi e le menti saranno, credo, i due prodotti principali della prossima ondata di tutti questi cambiamenti.

Questo è facoltativo. Ancora una volta, e se ci pensate dal punto di vista dei poveri, sembra terribile, perché nel corso della storia la morte è stata il grande equalizzatore. La grande consolazione dei poveri nel corso della storia è stata: “Ok, questi ricchi se la passano bene, ma moriranno, proprio come me”.

Ma pensate a un mondo, diciamo tra 50 anni, 100 anni, in cui i poveri continueranno a morire ma i ricchi, oltre a tutte le altre cose che ottengono, avranno anche l’esenzione dalla morte.

Una volta risolto un problema come l’interfaccia diretta cervello-computer, quando cervello e computer potranno interagire direttamente – per fare solo un esempio – sarà la fine della storia; sarà la fine della biologia, così come la conosciamo. Nessuno ha idea di cosa accadrà una volta risolto questo problema.

Se la vita può fondamentalmente uscire dal regno organico per entrare nella vastità del regno inorganico, non si può nemmeno iniziare a immaginare quali saranno le conseguenze, perché la nostra immaginazione al momento è organica.

Quindi, se c’è un punto di singolarità, come spesso viene definito, per definizione non abbiamo modo di immaginare cosa accadrà oltre. Se guardiamo al punto di singolarità come a una tendenza, questa sta prendendo piede.

Il nuovo atteggiamento, a mio avviso, è quello di trattare la vecchiaia e la morte come problemi tecnici, non diversi, in sostanza, da qualsiasi altra malattia. È come il cancro, è come l’Alzheimer, è come la tubercolosi.

Forse non conosciamo ancora tutti i meccanismi e tutti i rimedi, ma in linea di principio le persone muoiono sempre per una e una sola ragione – e si tratta di ragioni tecniche, non metafisiche”.

L’Alienazione Moderna e la Distruzione del Gruppo familiare

“Oggi le persone riescono a vivere – molte persone – come individui isolati e alienati. Nelle società più avanzate, molte persone vivono come individui alienati, senza comunità, con una famiglia molto piccola. Non si tratta più della grande famiglia allargata, ma di una famiglia molto piccola: forse solo un coniuge, forse uno o due figli – che potrebbero anche vivere in una città diversa, in un Paese diverso – e li si vede forse una volta ogni pochi mesi e basta.

Dopo milioni di anni di evoluzione, improvvisamente, nel giro di 200 anni, la famiglia e la comunità intima si rompono, crollano. La maggior parte dei ruoli ricoperti per migliaia e decine di migliaia di anni dalla famiglia e dalla comunità intima, ora viene trasferita molto rapidamente a nuove reti fornite dallo Stato e dal mercato.

Non avete bisogno di figli, potete avere un fondo pensione. Non avete bisogno di qualcuno che si prenda cura di voi. Non avete bisogno di vicini, sorelle o fratelli che si prendano cura di voi quando siete malati; lo Stato si prende cura di voi, gli Stati vi forniscono polizia, istruzione, aiuto in tutto, in termini di idee, in termini di religioni.

Il luogo più interessante oggi nel mondo in termini religiosi è la Silicon Valley. Non è il Medio Oriente. È qui che le nuove religioni vengono create da persone come Ray Kurtzweil e sono queste le religioni che conquisteranno il mondo”.

https://youtu.be/5qOHwplbt7E

Articolo di Alexandra Bruce

Fonte originale: https://forbiddenknowledgetv.net/yuval-noah-harari-what-to-do-with-all-of-these-useless-people/

Traduzione: Maria Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net

Fonte: https://www.thelivingspirits.net/yuval-harari-che-facciamo-di-tutta-questa-gente-inutile-silicon-valley-e-il-luogo-della-nuova-religione/

LA FABBRICA DEI MALATI
Business, manipolazione e corruzione dietro al mercato delle industrie farmaceutiche
di Marcello Pamio

La Fabbrica dei Malati

Business, manipolazione e corruzione dietro al mercato delle industrie farmaceutiche

di Marcello Pamio

"La scienza medica è un'impresa industriale gestita e controllata da produttori
(medici, ospedali, laboratori farmaceutici) che incoraggiano la diffusione di procedimenti
d'avanguardia costosi e complicati, e riducono così il malato e i suoi familiari
allo stato di docili clienti".
Ivan Illich

"Il modello di business dell'industria farmaceutica è basato proprio sull'allargamento della sfera
delle malattie: il marketing creativo serve ad ampliare il bacino di clienti,
convincendo chi è probabilmente sano a ritenersi almeno moderatamente malato".
Allen Frances, medico psichiatra. 

La commercializzazione della malattia è l’arte raffinata di vendere malanni, un modo efficace per spacciare farmaci ed esami che portano a profitti enormi.

Tale commercializzazione richiede una regia ben precisa, degli attori principali, secondari e molte comparse. Le aziende farmaceutiche (registi e produttori) devono per forza di cose coinvolgere i medici (attori protagonisti) per prescrivere le ricette, devono coinvolgere i ricercatori (attori non protagonisti) che inventano veri e propri nuovi disturbi, i gruppi di pazienti e/o famigliari di malati (comparse) che richiedono a gran voce un supplemento di terapia, e infine i pazienti veri e propri che richiedono tali farmaci perché convinti di essere malati (spettatori incoscienti).

Lo scopo del presente lavoro è di svelare la trama e la sceneggiatura di questo documentario, visto e vissuto ogni anno da centinaia di milioni di persone… Soltanto se si conosce esattamente come lavora il Sistema si è in grado di difendersi.

Le persone prive di una corretta e completa informazione finiranno tutte, chi prima chi dopo, stritolate dalla macchina infernale del marketing farmaceutico. è solo questione di tempo.

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