In un paesino della Germania sono stati scoperti dei denti umani vecchi 9,7 milioni di anni. Se la scoperta verrà confermata bisognerà riscrivere la storia dell’uomo.
Siamo a Eppelsheim, paesino pedemontano di poco più di mille abitanti, circa quattro ore a sud di Francoforte sul Meno, in Germania. La vita scorre tranquilla, fra un boccale di birra e l’altro. Mesi fa, però, una squadra di archeologi si è avvicinata ai campi verdi di erba grassa delle Renania per degli scavi… ed ecco che pochi giorni fa è avvenuta una scoperta rivoluzionaria: alcuni denti umani fossilizzati e vecchi di 9,7 milioni di anni. Gli studiosi li ritengono tanto importanti che dichiarano: “Grazie ad essi, potremo riscrivere la storia umana”.
A riportare l’incredibile scoperta è, per primo, il quotidiano inglese The Independent: i resti fossili sono stati ritrovati dagli scienziati in quello che fu l’antichissimo letto del fiume Reno, prima che cambiasse corso. Agli occhi esperti dei ricercatori, questi denti non appaiono esattamente come mai visti: pare, infatti, siamo molto simili a quelli di Lucy, lo scheletro di 3,2 milioni di anni ritrovato in Etiopia e considerato il vero e proprio anello di congiunzione nell’evoluzione dalla scimmia all’essere umano.
Eppure, gli ultimi ritrovamenti serbano qualcosa di ancora più misterioso e affascinante: se è vero che non assomigliano a quelli di altre specie trovate in Europa o in Asia, è altrettanto innegabile che questi resti riaccendano il dibattito sul’ipotesi non africane delle origini umane. “E’ una scoperta, questa, che potrebbe cambiare tutta la storia” afferma il direttore degli scavi e del museo di storia naturale Herbert Lutz, “Ci ha sorpreso così tanto che abbiamo deciso di non pubblicarla per almeno un anno, perché potessimo avere tutto il tempo per ragionare sul risultato”. Il punto cardine della ricerca, infatti, mira ad evidenziare come, proprio quei denti sarebbero la testimonianza concreta di uno stato evolutivo molto simile a quello del fossile etiope, ma cinque milioni di anni più vecchi.
Herbert Lutz, nella sede del museo di Mainz, ha dichiarato: “E’ un grandissimo colpo di fortuna, ma anche un grandissimo mistero” proprio nella conferenza stampa dove ha annunciato la scoperta del ritrovamento; il sindaco di Mainz ha ipotizzato, su suggerimento degli scienziati, che la ricerca potrebbe costringere a rivedere la storia degli uomini primitivi. “Non voglio drammatizzare troppo la scoperta” afferma il primo cittadini tedesco “ma non è esagerato ipotizzare ci toccherà iniziare a riscrivere la storia, dopo la scoperta annunciata oggi”.
Axel von Berg, archeologo locale che ha seguito i lavori di scavo con passione e professionalità, ha invece affermato, senza remora alcuna, che nuovi risultati hanno stupito gli esperti. Con la prima pubblicazione della ricerca comincia il lavoro vero: bisognerà capirne scientificamente la portata. Ad oggi, cominciano ad essere diverse le prove fossili che vedrebbero le grandi scimmie girovagare per l’Europa, già milioni di anni fa, anche se al momento non ci sono conferme della presenza di ominidi nel continente in quel periodo. Al momento, la scienza sostiene che gli umani moderni si siano evoluti solo in Africa orientale, tra i 400.000 e 200.000 di anni fa. Poi, circa 70mila anni fa, pare abbiano cominciato la loro diaspora nel resto del mondo alla ricerca di altre terre ospitali.
Rivisto da Conoscenzealconfine.it