La storiella della “Vecchia Anfora”

Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore, che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto piu che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io!”.
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”

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La Schiava di famiglia

Eudocia Tomas Pulido copertina di Atlantic

Questa è la storia di una donna che ha vissuto per 56 anni come schiava… non due secoli fa, ma fino al 1999.
La copertina del numero dell’Atlantic di giugno 2017
Sul numero in uscita di giugno della rivista americana Atlantic, c’è un articolo intitolato “My Family’s Slave” (La schiava della mia famiglia), che racconta una storia vera e incredibile. L’autore dell’articolo è il giornalista americano di origini filippine Alex Tizon, vincitore di un premio Pulitzer nel 1997, morto lo scorso marzo. L’articolo parla di Eudocia Tomas Pulido, chiamata Lola, una donna vissuta nella famiglia di Tizon come schiava per 56 anni.
Inizia così: «Le ceneri erano all’interno di una scatola di plastica nera grande quanto un tostapane. Pesava poco più di un chilo e mezzo. Lo scorso luglio l’ho infilata in una borsa di tela che poi ho messo nella mia valigia per un volo intercontinentale diretto a Manila. Da lì avrei preso un’automobile per raggiungere un villaggio di campagna. Una volta arrivato avrei detto addio a tutto ciò che restava della donna che aveva passato 56 anni della sua vita come schiava della mia famiglia»

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