Pakistan: per i giudici violentare le ragazze cristiane è ok

di Marta Petrosillo
Scandalosa sentenza dell’Alta Corte del Sindh contro la 14enne cattolica Huma Younus, rapita, violentata e costretta a sposare un uomo musulmano: il matrimonio è valido secondo la sharia perché Huma ha già avuto il ciclo mestruale.
È la dimostrazione che le leggi pakistane, che vietano il matrimonio con minorenni, sono solo una facciata per garantirsi gli aiuti economici occidentali, Unione Europea in testa. La sentenza suona come una condanna per le migliaia di ragazze cristiane che subiscono la stessa sorte, conversioni forzate perpetrate attraverso rapimenti e violenze sessuali.
Poteva rappresentare un importante precedente legale. Poteva essere un’occasione per fare finalmente giustizia. Ed invece è stata l’ennesima sconfitta…

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“Eurabia”: le città dove comandano gli islamici

Francia, Belgio, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Svezia e Danimarca.  E’ l’atlante, sicuramente in difetto, della Jihad in Europa. Una rete che ha delle vere e proprie roccaforti: intere aree urbane disseminate in decine di città del vecchio continente.
Una rete di quartieri dove regna un misto tra il caos e la Shariya islamica: insomma mini-emirati da cui organizzare attentati in tutta Europa e offrire rifugio a terroristi ricercati.
In Europa ce ne sono tante di queste zone: da Malmo, in Svezia al distretto di Kolenkit di Amsterdam, per non parlare della miriadi di mini-califfati sorti nelle ‘banlieue’ in Francia e nel Londonistan. Quartieri dove i terroristi possono contare sulla protezione di legami familiari e dell’omertà se non la collaborazione di simpatizzanti della comunità islamica.
LONDONISTAN: l’hub del terrore nasce in Gran Bretagna, non a caso chiamata ‘Londonistan’. Una denominazione che va ben oltre la capitale per comprendere quartieri in quasi tutte le città del Regno Unito: da Liverpool e Manchester e Leeds, da Birmingham a Derby, e Bradford, oltre a Derby, Dewsbury, Leicester, Luton, Sheffield, per finire con Waltham Forest a nord di Londra e Tower Hamlets, nella parte orientale della capitale.
Quartieri dove spesso si trovano dei cartelli avvertono che “stai entrando in una zona controllata dalla sharia”

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L’Islam tra propaganda e soft power: come vuole “espandersi” nel mondo

di Laura Cianciarelli
Negli ultimi vent’anni, il dibattito pubblico a livello internazionale si è focalizzato sul cosiddetto “islam radicale”, la corrente conservatrice che, attraverso interpretazioni letterali della sharia, invoca un ritorno ai fondamenti dell’islam, ritenuti autentici e infallibili.
A partire dalle Primavere arabe, le discussioni hanno riguardato anche l’islam politico. Il cambio di strategia dei gruppi islamisti è stato infatti evidente:  la Fratellanza musulmana in Egitto o Ennahda in Tunisia, ad esempio, hanno saputo utilizzare in modo sapiente la propaganda, riuscendo a trasformarsi da movimenti emarginati ad attori di primo piano nelle competizioni politiche ed elettorali.
In entrambi i casi, l’islam è visto come un’ideologia religiosa promossa da attori non statali che ambiscono a trasformare in senso “islamico” la società. Un aspetto molto meno analizzato nel dibattito pubblico è, invece, la strumentalizzazione che dell’islam viene fatta dai governi stessi dei Paesi arabi, in funzione di soft power

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“Islam”, il partito che vuole introdurre in Belgio una “Sharia all’occidentale”

di Prisca Righetti 
Data la realtà multietnica, e la massiccia rappresentanza musulmana in particolare, alla fine il Belgio si è arreso.
Il partito islamico, ribattezzato “Islam”, è ormai una realtà con cui Bruxelles si ritrova a fare i conti, soprattutto tenendo conto del melting pot demografico e religioso in cui, in moltissimi casi, è il credo coranico a fare da comune denominatore.
“Islam”, la controversa realtà del partito islamico in Belgio
Una realtà che si fa strada e prende piede e che nelle elezioni del 2012 ha racimolato qualche votarello in più di quello che ci si sarebbe aspettato, e di cui oggi, in vista del prossimo appuntamento elettorale di ottobre, si teme una graduale crescita. Un timore suffragato dalla diffidenza dei più e dai timori di coloro che temono la realizzazione di diversi punti programmatici del partito Islam che – come riferisce in un ampio e dettagliato servizio il sito di Today.it – “vuole introdurre la sharia in Belgio”…

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Londra è sempre meno british e si arrende all’islamizzazione

di Lorenzo Formicola
“Trasformerò la capitale in un faro dell’islam”, fu il motto elettorale del socialista Ken Livingstone nel 2012. Forse non è stato completamente merito suo, ma si può dire tranquillamente che ad oggi l’obiettivo è stato raggiunto con successo.
La Gran Bretagna ha la terza maggior popolazione musulmana nell’Unione europea, dopo Francia e Germania. I musulmani hanno ormai superato, infatti, anche la soglia dei 4,1 milioni. Il paradigma di una tale crescita ha tre uscite: immigrazione, alto tasso di natalità e disinvoltura nella conversione all’islam.
I musulmani si sono integrati nella società inglese, semplicemente occupandola. Importando e imponendo costumi, usi e leggi, la diffusione della sharia sembra inarrestabile. E Londra è lo specchio di questo scenario a cominciare dal suo sindaco…

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Viaggio nel “Londonistan” dove le donne sono merce di scambio

Londonistan

di Lorenza Formicola
Il vero dramma dell’Inghilterra di oggi non è il piano May per Brexit a rischio naufragio. Se, infatti, “Londra è più islamica di tanti paesi musulmani messi assieme”, i guai stanno altrove.
E non stiamo citando “l’ultimo fondamentalista reazionario” – come vengono definiti quanti escono dagli schemi del politicamente corretto – ma Maulana Syed Raza Rizvi, predicatore pakistano stanziato in Gran Bretagna, perché libero di sentirsi “più musulmano che in altri Paesi” per via della libertà di culto e del multiculturalismo. Ma, soprattutto, consapevole del fatto che l’islam radicalizzato in Occidente, può nutrirsi in totale libertà di multikulti e di welfare. Verità che ha confermato quanto detto da Terri Nicholson, attualmente vicecomandante dell’unità antiterrorismo della polizia di Londra, che al Telegraph, già qualche anno fa, aveva confermato come il denaro dei contribuenti viene abitualmente utilizzato dai jihadisti…

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Arriva il Partito Islamico!

Arriva il Partito Islamico, ringraziamo i buonisti!

Ciò che fino a pochi anni fa sembrava solo un’ipotesi di fantasia, potrebbe diventare realtà su iniziativa di Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell’Ucoii, ritenuta emanazione degli estremisti ‘Fratelli Musulmani’. In Italia gli islamici sono due milioni.
Il Partito Islamico Italiano sta per nascere. E punta a pescare nel bacino di due milioni di musulmani, compresi i circa 100 mila italiani convertiti. Quella che fino a pochi anni fa sembrava solo un’ipotesi di fantasia, potrebbe diventare realtà su iniziativa di Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche ritenuta emanazione dei Fratelli Musulmani, fautori di un islam tutt’altro che “moderato”, anzi radicale…

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