È molto probabile che tu stia bevendo caffè coltivato da schiavi
di Michela Marchi
“Non tolleriamo le violazioni dei diritti dei lavoratori e abbiamo sostenuto con forza che non ci fosse posto per la schiavitù lungo la nostra filiera. Sfortunatamente, il lavoro forzato è un problema endemico del Brasile”. (Nestlé)
“Nessun commerciante di caffè può essere sicuro che lungo la catena di approvvigionamento non ci siano violazioni dei diritti umani e lavoratori ridotti in schiavitù”. Chi parla è qualche oscuro portavoce della Nestlé (non riportiamo il nome, perché non lo fa nemmeno la nostra fonte, il Guardian che riporta un impreciso “Nestlé said”), che giustifica così l’ipotesi che tra i tanti fornitori della multinazionale più conosciuta al mondo, ci sia chi sfrutta i lavoratori, riducendoli in condizioni di schiavitù. E a noi viene subito da chiederci, possibile che una forza economica, politica e sociale come sappiamo tutti essere la Nestlé, non abbia la possibilità di scegliere i propri fornitori? Di scegliere… se non di intervenire. Ma per favore…