La bestia immonda che ha massacrato Allende e il suo popolo, è ancora viva e feconda… soprattutto in Europa
di Giorgio Cremaschi
Il Cile di Pinochet fu la cavia che servì a sperimentare le ricette e le dosi delle politiche liberiste, che poi dilagarono in tutto il mondo, e che oggi più che mai, confermano la loro natura intrinsecamente criminale.
A Santiago del Cile, l’11 settembre 1973 (notate la data!), con un colpo di Stato le forze armate guidate da Augusto Pinochet rovesciano il governo socialista di Salvador Allende, che muore durante l’assedio al palazzo presidenziale, dopo aver gridato attraverso Radio Magallanes le sue ultime parole: “Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!”.
Oggi è importante ricordare questa data per almeno due ragioni di fondo. La prima è che il Cile sotto la sanguinaria dittatura di Pinochet divenne la cavia della prima sperimentazione liberista del secondo dopoguerra. Camminando sopra le decine di migliaia di cadaveri di sostenitori del governo socialista democraticamente eletto, i “Chicago boys” di Milton Friedman, giunsero in Cile per gestire la politica economica del tiranno…