Questa è una lotta di liberazione dalla “EU-Sovietica”

di Maurizio Blondet
Certamente già i lettori sanno che la Procura di Nanterre ha ordinato che venga sottoposta a perizia psichiatrica Marine Le Pen, segretaria del Rassemblement National (ex FN) e parlamentare all’Assemblea. Ciò, nel quadro di un’incriminazione per “la diffusione di messaggi violenti su Internet, articolo 706-47-1 del codice di procedura penale” francese.
La parlamentare avrebbe commesso il delitto di aver postato foto di atrocità commesse dai terroristi islamici del’ISIS: un soldato siriano schiacciato da cingolati, il corpo del giornalista James Foley decapitato, un pilota giordano bruciato vivo.
Bisogna spiegare perché… Ciò è avvenuto nel dicembre 2015, quando la Francia è stata colpita dai sanguinosi attentati firmati da Daesh. Il giornalista della tv ebraica BFM-TV, Jean-Jacques Bourdin, ha dedicato la trasmissione alla seguente insinuazione: la crescita del Front National si accompagna alla crescita del jihadismo, “lo scopo di Daesh è di spingere la società francese al ripiegamento identitario” e al voto per il Front…
Un tipo di insinuazione mediatica che ben conosciamo. La Le Pen ha giudicato “un parallelo immondo” l’accostamento fra il Front e l’ISIS, e a scopo dimostrativo, ha postato le foto atroci, con la scritta: “Daesh è questo”…

Vai all’articolo

La legge di Auto-Conservazione dei regimi

I regimi, da sempre, diffondono una visione della realtà e degli eventi favorevole alla loro stessa esistenza e necessarietà. Come potrebbe perdurare infatti una dittatura, se non esistessero dei nemici esterni da cui difendersi? Come potrebbe giustificare la sua esistenza, un governo assolutista senza dei pericoli incombenti, siano essi ambientali, biologici o sociali?
Ecco allora che i media di quei regimi strombazzano pericoli in ogni dove e in ogni occasione. Che si tratti del terrorismo islamista o di una improbabile pandemia, poco importa: il regime è lì proprio per proteggere i suoi sudditi da tali pericoli.
Cosa accade se il pericolo non esiste?  Semplice: lo si crea…

Vai all’articolo

Dov’è la casa del mio amico?

Iran paesaggio

“Dov’è la casa del mio amico?”
È la trama di un film del regista iraniano Abbas Kiarostami, un atto d’accusa contro l’educazione autoritaria e repressiva impartita da una società arcaica, a un’infanzia cui non è riconosciuto nemmeno il diritto di essere ascoltata.
Ahmad è un bambino che vive in uno sperduto paese dell’Iran. Il suo maestro è un inflessibile docente che mantiene la disciplina con eccessiva severità e che non ammette, soprattutto, errori e dimenticanze. Un giorno, a lezioni finite, Ahmad si accorge che il quaderno di un bambino spesso rimproverato dal maestro è finito per sbaglio nella sua cartella. Per evitargli l’ingiusta punizione, egli decide, allora, di riportarglielo…

Vai all’articolo