Di Neolingua e di Spazzini…
di Uriel Crua
Da almeno tre decenni è in uso la pratica di riformulare o reinventare parole o interi sintagmi allo scopo di alleggerire quella che viene percepita come la carica negativa o offensiva di alcune definizioni.
L’intenzione si spaccia per nobile, quando di nobile per davvero non ha nulla: si tratta di stendere uno strato di glassa sopra cibi marci.
Si prenda per esempio la parola “spazzino”, che oggi è diventata “operatore ecologico”, e si notino le differenze.
Lo “spazzino”, fino a qualche decennio fa, era assunto a tempo indeterminato dalla municipalizzata, lavorava le sue belle otto ore e quando andava a bersi un caffè al bar durante il turno sorrideva. Col suo stipendio mandava avanti la famiglia tutta, faceva un mese di ferie e quando stava male aveva il diritto di stare a casa in malattia pagata…