“Cartolina” da Prato: imprenditori cinesi, immigrazione e sfruttamento del lavoro

di Antonella Ceccagno, Alessandra Salvati
Che ci fa un piccolo imprenditore cinese in ginocchio? Perché solleva davanti alle telecamere e ai giornalisti un artigianalissimo cartello che recita “Cobas Comanda Prato, Aiuto Istituzioni”? Perché alcuni operai pachistani vengono picchiati e finiscono in ospedale insieme a un sindacalista?
Benvenuti a Prato, città di frontiera, ieri come oggi, città dove il nuovo lavorativo e imprenditoriale si presenta prima che altrove. Nei decenni del “piccolo è bello” era stato il distretto industriale per eccellenza; dagli anni Novanta è stato il distretto che ha prima accolto e poi criminalizzato l’imprenditoria dei migranti cinesi; dal 2014 è stato il luogo dove la Regione ha introdotto controlli serrati sul lavoro in maniera esplicitamente discriminante: solo le ditte cinesi sarebbero state controllate a tappeto; negli ultimi tempi, gli imprenditori cinesi di Prato – adeguandosi a un modello già in uso tra gli italiani – sono stati i primi imprenditori migranti ad impiegare massicciamente manodopera immigrata non cinese.
Oggi Prato è la nuova frontiera di quello che si sarebbe tentati di considerare un conflitto tutto etnico: la contrapposizione tra datori di lavoro cinesi e operai pachistani nell’industria tessile e dell’abbigliamento…

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Teresa Bellanova e il piano pro-immigrazione: porti aperti per avere più manodopera nei campi

Regolamentazione dei flussi di migranti: la Bellanova vuole riaprire i porti per permettere agli africani di arrivare in Italia per lavorare nei campi.
Su Libero di sabato 7 settembre, Vittorio Feltri aveva difeso il neo-ministro dell’Agricoltura, la piddina Teresa Bellanova, per gli attacchi e le offese ricevute sia per il look sfoggiato al Quirinale, sia per il fatto di avere il diploma di terza media. Il direttore ricordava come, nel caso, gli attacchi sarebbero stati più giustificati per le sue mosse politiche. E la Bellanova, a tempo record, offre validissimi motivi per essere criticata.
Lo fa in un’intervista concessa a Repubblica, in cui premette di trovarsi al ministero “per le amiche braccianti che non hanno una vita”. Già, perché la Bellanova la bracciante la ha fatta davvero, e ricorda: Io ho perso amiche di 17, 18 anni che sonno morte negli incidenti dei pulmini dei caporali, nei campi. Non hanno avuto le opportunità che ho avuto io”…

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