Sioux, gli ultimi indiani d’America
di Alessio Vissani
Io da piccolo stavo con gli indiani, mio nonno leggeva Tex e nei film western provavo una sorta d’impotenza quando vedevo i nativi presentati come sanguinari assassini, come dei selvaggi che bramavano scalpi e pelli di bisonte in ogni situazione.
La verità, però, l’ho trovata qualche anno dopo, quando ho calcato le stesse terre calpestate dai Lakota, diretti discendenti di grandi capi come “Toro Seduto” e “Cavallo Pazzo”.
Le colline e le immense praterie che costeggiano la grande statale 73 del South Dakota, affondano in una terra che ha sepolto milioni di bisonti e di uomini rossi. Cosa è rimasto, oggi, dei leggendari indiani d’America? Forse qualche murales nelle nuove città come Rapid City, qualche opera d’arte che ricorda i grandi visi dei capi Sioux che dominavano le praterie…
Gli indiani di oggi, i Lakota Sioux, sono ancora una ferita aperta nella coscienza degli americani e del governo che, in pratica, fa finta che non esistano. Per gran parte dei “bianchi”, infatti, i nativi hanno rappresentato un vero e proprio ostacolo alla nascita del grande Stato, all’arricchimento con l’oro delle Black hills, allo sfruttamento della terra, arrivando fino alla ferrovia e al progresso in genere…