Le Valchirie Ucraine Possono Morire…

di Manlio Lo Presti
Possono morire con il colpevole silenzio dei movimenti femministi genderisti woke.
Tra la massa di notizie sullo stato del conflitto russo-ucraino, è emerso di recente il racconto sull’abbassamento dell’età di arruolamento di uomini ucraini da inviare al fronte. Nel flusso manicomiale dettato da una fretta ossessiva, focalizzata al lancio di notizie di cui è diventato superfluo valutare la veridicità, è opportuno e necessario ricordare un articolo del 20/12/2023 con il titolo “A Kiev le valchirie ucraine si preparano alla guerra“.
Il titolo è decisamente altisonante, e ricorda i retorici proclami della propaganda di guerra dell’ultimo conflitto mondiale. I suoi contenuti sono in aperta contraddizione rispetto all’ammissione sempre più aperta di una guerra perduta dagli ucraini, nonostante l’appoggio della anglosfera…

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Dove Vogliono Andare a Parare?

di Andrea Tosatto
Come mai l’emergenza patriarcato viene fuori adesso?
In Italia ogni due settimane un genitore ha ucciso un figlio. È così da 12 anni. Quando le vittime sono neonati o bambini molto piccoli, il killer è quasi sempre la madre.
E allora come la mettiamo con la storia del patriarcato?
Una volta si fischiava alle donne molto più di adesso. Si pretendeva che la donna fosse vergine. Oggi ci accontentiamo che lo sia nelle orecchie. La società era molto più patriarcale di oggi.
Come mai l’emergenza patriarcato viene fuori adesso? Dire che fischiare ad una donna è il preludio al femminicidio è come dire che giocare a tombola a Natale è il preludio della rovina economica al casinò.
È chiaro che si sta creando un caso sul nulla. E allora dove si

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Un Altro Inganno Ben Congegnato

di Alberto Medici
“Non avete capito che voi siete parte del gioco e lo state ancora assecondando con una stupidità disarmante”.
Trovo online questo pezzo: “L’affollamento sui social di solidarietà per la morte della ragazza del nord Italia mi fa pena e ribrezzo. Un caso mediatico studiato ed amplificato a puntino per riprendere la propaganda contro il genere maschile, portando sui social addirittura individui a scusarsi per essere nati maschi. Tutti hanno abboccato e adesso, tra citazioni, scuse e minuti di silenzio, non c’è un profilo che non abbia speso una parola per questo fatto.
Non esiste più guerra, intelligenza artificiale, distruzione dell’economia, soggiogamento della popolazione alle ideologie green europee. Il modo in cui tutti quanti seguite la scia mediatica mi fa intristire: purtroppo i tempi sono ancora acerbi, ancora le vostre priorità sono quelle sbagliate, ancora non avete capito che voi siete parte del gioco e lo state ancora assecondando con una stupidità disarmante”. (Black Out)

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Barbieland

di Fabrizio Marchi
Sollecitato da tempo da diversi amici e amiche che conoscono la mia criticità sulle questioni di genere rispetto al mainstream dominante, mi sono lasciato convincere a vedere il film “Barbie”.
Ho pregato un mio amico di accompagnarmi perché avevo bisogno che qualcun altro condividesse con me quelle che ero sicuro sarebbero state due ore di profondo fastidio e disagio. Per convincerlo ad accompagnarmi mi sono offerto di pagargli il biglietto. E ho fatto bene perché altrimenti mi sarebbe venuto il senso di colpa per avergli fatto spendere dei soldi oltre ad avergli rovinato la serata.
Il film è incommentabile. Non vale neanche la pena entrare nel merito della “trama”. Provate solo ad immaginare un cinegiornale di propaganda dell’epoca fascista con tutta la sua retorica, i suoi stereotipi e i suoi luoghi comuni, moltiplicateli per mille  – che dico, diecimila – e trasportate tutto ciò in una sorta di soap opera in salsa rosa femminista hollywoodiana…

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“Incatenate i bambini”… gli “studi-burla” che imbarazzano il mondo accademico

di Federico Bezzi
I “saggi-burla” sono un tentativo per mettere alla berlina il pregiudizio politico che colpisce gli studi riguardanti razza, genere e sessualità.
Era l’ormai lontano 1996, quando il professore della New York University, Alan Sokal, ingannò il mondo accademico statunitense, proponendo alla rivista sociologica “Social Text” un lunghissimo e contorto articolo-parodia intitolato: “La trasgressione dei confini: verso un’ermeneutica trasformativa della gravità quantistica”.
In questo falso studio, volto a prendersi gioco dei meccanismi di selezione dei contenuti delle riviste culturali, Sokal sosteneva che “la realtà della gravità quantistica” fosse “un costrutto sociale e linguistico”, e proponeva la formazione di una “scienza liberatoria” e di una “matematica emancipatoria” che desse voce e “supporto intellettuale del progetto politico progressista” nel campo della fisica. L’articolo, pieno di frasi e parole senza senso, fu pubblicato…

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Sterminio dei bianchi cristiani: come abbassare il tasso di natalità dei popoli europei

di Elena Dorian
La condizione indispensabile per giustificare e favorire il flusso dei migranti, e quindi la sostituzione etnica dei popoli europei, è che il tasso di natalità delle popolazioni autoctone sia inferiore al tasso minimo di mantenimento.
Attualmente il tasso di natalità in Europa è mediamente di 1,6 bambini per donna. Quindi è molto basso, visto che per mantenere stabile la popolazione è necessario che questo tasso non sia inferiore a 2,1. Nel 1965 in Italia il tasso di natalità era di 2,6 bambini per donna, ed anche nel resto del continente si manteneva ben al di sopra del livello minimo. Poi è iniziato il crollo, lento ma inesorabile. Crollo che non accenna a modificarsi.
Tasso di natalità e politiche migratorie
Sappiamo che l’elite globalista ha bisogno di un tasso di natalità basso, per giustificare la necessità di introdurre efficaci politiche migratorie, spacciandole per indispensabili. Ma la denatalità in Europa non può essere imputata all’elite che ci sta governando. Piuttosto, è correlata allo sviluppo economico. Questo ci viene confermato dai paesi in via di sviluppo dell’Asia Orientale, che si avviano in blocco verso un tasso di natalità simile a quello europeo…

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La lesbica anti-gay Camille Paglia e il coraggio della libertà

Camille Paglia

Camille Paglia è una delle più originali pensatrici del nostro tempo. Americana di origini italiane, rappresenta una delle intelligenze più libere, contraddittorie e dissacranti della cultura contemporanea.
Femminista
È femminista ma disprezza il femminismo contemporaneo che definisce “malato, indiscriminato e nevrotico” e lo rincorre con spietata ironia: “lasciare il sesso alle femministe è come andare in vacanza lasciando il tuo cane ad un impagliatore”.
Ammira le donne emancipate degli anni ’20 e ’30 del ‘900 “perché non attaccavano gli uomini, non li insultavano, non li ritenevano la fonte di tutti i loro problemi, mentre al giorno d’oggi le femministe incolpano gli uomini di tutto”.
Di sinistra
Camille Paglia è di sinistra, ma riconosce che…

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Una delle Femen vuota il sacco!

Sara Winter e le FEMEN

Una delle “Femen” Sara Winter stupisce tutti: si converte e racconta la verità sul movimento.
Una fondatrice delle Femen si converte e chiede scusa ai cristiani. Tutti conoscono le Femen, il commando di femministe protagonista di attacchi e spettacoli volgari, il cui unico risultato finora è stato confermare, purtroppo, il pregiudizio di chi sostiene che le donne, non riuscendo a catturare l’attenzione con i loro ragionamenti, possano soltanto spogliarsi. Per questo sono osteggiate da altrettante donne, che di loro si vergognano e rifiutano di riconoscerle come portavoce.

Si è…

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