“Puoi Essere ciò che Vuoi”: l’Epoca dell’Identità Psicologicamente Disturbata

di Matteo Fais
Non è strano imbattersi, in particolare sui social, in elogi della possibilità di essere qualsiasi cosa si preferisca, a seconda di come ci si sveglia, del giorno, dell’ora, del secondo, seguendo l’umoralità più instabile e lunatica.
Addirittura, qualcuno invitava a prendere con serenità il fatto di identificarsi ieri con Mercoledì Addams e, oggi, con Barbie, cioè con dei personaggi della finzione, di film o produzioni della ricca industria culturale. Precisamente stava scritto “Potete essere tantissime cose e non c’è nulla che non va”.
Una delle principali caratteristiche dell’essere umano è certo quella di non essere mai fino in fondo sé stesso. Per quanto il soggetto possa impegnarsi in un ruolo, egli non è mai ciò che è come questo tavolo è…

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8 cose da ricordare quando Tutto va male

di Davide Lau
Quando tutto va male, ogni cosa sembra perdere di senso…
1. Il dolore fa parte della crescita. A volte la vita chiude le porte perché è ora di muoversi. Spesso non lo facciamo se non siamo costretti a farlo. Ricordate che nessun dolore arriva senza uno scopo. Siate pazienti, e muovetevi… allontanatevi dal dolore ricordando la sua lezione. Tutto si aggiusterà; forse non subito, ma alla fine sì. Ci sono due tipi di dolore: quello che ferisce e quello che vi cambia. Aiutate quest’ultimo a farvi crescere.
2. Tutto nella vita è temporaneo. Le piogge finiscono, le ferite guariscono, dopo il buio viene sempre la luce: ogni nuova mattina vi ricorda questo concetto. Nulla dura in eterno. Se ora va tutto bene, godetevelo, non durerà per sempre. Se va tutto male, non preoccupatevi, non sarà per sempre. Ogni istante fa nascere un nuovo inizio e una nuova fine…

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Chi sono Io? Storia dello sconosciuto che abita in noi

Dott.ssa Marta Cricelli
Capita di non riconoscerci nelle parole con cui gli altri ci descrivono. O di non voler essere come siamo. Che fare dunque quando la nostra identità sfugge o ci tiene in trappola?
Non vi è mai capitato, chiacchierando con un amico, di ritrovarvi a dire frasi come “io sono sempre stata così…” oppure “è un mio tratto, una mia caratteristica”? Perché è tanto facile definirci nella vita di tutti i giorni e poi, quando accade qualcosa di nuovo, destabilizzante, magari traumatico, o al contrario inaspettatamente bello, ci ritroviamo in crisi perché non sembriamo più gli stessi? È davvero possibile, e soprattutto desiderabile, darci delle etichette?
La considerazione da cui vorrei partire, è che l’identità dipende dai legami e dagli accadimenti del reale. Dunque “la nostra identità è assai poco identica”. È, invece, sensibile a impatti che la modificano, ed è in perenne costruzione.

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Coltiva la tua “Sorgente Interiore”

Tutto ciò che ti circonda è il risultato della tua Vita interiore. Se la tua Vita interiore è scarna e poco curata, allora ciò che ti circonda sarà uguale.
Se poni più attenzione al fare e all‘apparire e ti dimentichi di essere, ciò che otterrai sarà una vita infelice e fatta di piccole soddisfazioni passeggere ed effimere.
Immagina la tua Vita interiore come una palude: acqua putrida e stagnante dove non vi cresce più nulla e che attira insetti fastidiosi come zanzare e mosche e anche sanguisughe e serpenti velenosi. Puoi metterti lì con il retino e provare a scacciare gli insetti o a ucciderli, ma ti richiederà uno sforzo immenso e, soprattutto, dopo qualche tempo, ne arriveranno altri.
Immagina, invece, se da questa palude iniziasse a sgorgare una sorgente di acqua pura e limpida, acqua che prende il posto di quella putrida e stagnante. Una volta nata, questa sorgente attirerà animali e insetti bellissimi: uccelli, cervi, farfalle e tanti altri…

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Tu non sei il tuo Lavoro!

di Rossella Tirimacco
Oggi la perdita d’identità viene colmata identificandosi con il lavoro… e quando questo viene meno, si crolla e ci si angoscia.
Il lavoro non è ciò che siamo, il lavoro è esperienza, e la vita di ognuno di noi può avere ovviamente molteplici esperienze lavorative. Possiamo fallire e poi rialzarci in piedi, possiamo svolgere per anni lo stesso lavoro e poi di colpo decidere di cambiare. Possiamo reiventarci, come dicono alcuni, oppure piangerci addosso quando le cose non vanno come vorremmo.
Qualunque sia la scelta o la strada da seguire, ciò di cui ti devi ricordare è che “TU NON SEI IL TUO LAVORO “… ciò che sei, forse lo scoprirai vivendo… o forse lo scoprirai in altre vite.
Io, non sono il mio lavoro, e nemmeno tu lo sei, però entrambi sappiamo che bisogna lavorare bene, senza improvvisarsi, e se necessario riprendere a studiare. Purtroppo questa è l’epoca in cui ci si improvvisa, è l’epoca delle identità incerte, e flebili. Così, la perdita d’identità, viene colmata identificandosi con il lavoro, e quando questo viene meno, o si crolla, o ci si improvvisa in altri mestieri, spesso senza un minimo di esperienza o di conoscenza…

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Rompere la “Corazza”

di Valeria Pisano
Credo che ognuno di noi sappia di aver messo un bel po’ di strati corazzati attorno al proprio nucleo più tenero…
Secondo gli esperti, sin dalla prima infanzia iniziamo a renderci conto che non possiamo essere ciò che siamo davvero, e non possiamo avere ciò di cui avremmo davvero bisogno.
Quel bimbo o quella bimba avevano voglia di esplorare ogni piccola o grande cosa, di ridere o piangere, di toccare, di essere toccati, di ricevere coccole, baci e carezze, di dire ogni cosa passasse per la mente, di correre e saltare… ogni sgridata ed ogni sguardo di disapprovazione, ogni commento su ciò che si può fare o no, ogni insegnamento e l’esempio costante degli adulti ha spento lentamente tutto ciò, così come ogni delusione o dolore o separazione…
La corazza l’abbiamo costruita gradualmente, per proteggere quella parte di noi che sarebbe potuta soccombere alla disperazione. L’inconscio è un amico fedele, che possiede un manuale infinito di soluzioni e risorse, ed ha saputo nascondere con prontezza e delicatezza, meglio di qualsiasi agente segreto, ogni traccia delle ferite ricevute…

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Segui la tua natura

di Claudia Moretti
Ascolta la tua natura, la tua parte primordiale, soprattutto quando hai voglia di mollare.
Il mio cervello non ha ancora accettato che per aver pochi problemi in questa vita, si debba stare nascosti nell’ombra, in modo da non disturbare chi pretende più spazio per sé stesso. Lui è convinto che a questo mondo ci sia spazio per tutti e che chi si veda limitato dall’altro, cerchi solo una giustificazione alla sua mancanza di coraggio o predisposizione alla fatica…
Ho provato quindi a rifarmi il cervello… ma non ha funzionato. Così tra le gomitate che quotidianamente prendo e quei pochi Jab che rendo, mi faccio bastare la consolazione che esistano tra di voi, altre persone come me. Persone che subiscono l’eterno conflitto tra il desiderio di stare in pace, costringendosi ad un atteggiamento compassato e quello di “nuotare in questo mare”, con tutta la forza che hanno, al di là del risultato, del giudizio altrui, dell’antipatia che spesso scatenano…

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“Medico, cura te stesso”

di Carmine Caso
“Medico, cura te stesso”. Chi è che non ricorda questa famosa frase di Gesù, nel Vangelo di Luca? Ma cosa vuole insegnarci il Maestro con queste parole?
Un primo significato è quello di non giudicare le persone che incontriamo nella nostra esistenza, di non volerle correggere, è un invito ad abbassare il velo che abbiamo davanti ai nostri occhi, fatto di pregiudizi, paradigmi, convinzioni errate e di guardare il mondo con occhi nuovi. Quando diamo giudizi non facciamo altro che giudicare noi stessi, perché quello che vediamo fuori è un riflesso di qualcosa che in qualche modo è presente dentro di noi, così facendo non solo definiamo gli altri ma, cosa ancora più grave, definiamo noi stessi.
Oggi, infatti esiste la tendenza ad etichettare le persone, stabilire che un individuo sia in un certo modo e non possa cambiare, e questo ahimè è alla base delle ansie e dei malesseri della maggioranza delle persone. L’essere umano non è mai lo stesso, muta nel tempo, si trasforma grazie alle esperienze che fa lungo il suo cammino…

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Essere Uomini

di P.G. Wild
Voglio raccontarvi dell’uomo, che passa la vita ad essere altro, a essere parte di qualcosa di più grande di lui: parte di una famiglia, parte di un’azienda, parte di una chiesa, parte di un’associazione, parte di un partito, parte di uno stato.
È troppo preso da questo, in cui riversa la maggior parte delle proprie energie, tanto che vive come individuo solo 10-20 minuti al giorno, se va bene, prima di andare a dormire. E giorno dopo giorno dimentica un poco di più chi è veramente, che è altro oltre la mamma o il papa, oltre il compagno, altro oltre il lavoro che fa, altro oltre il fedele, il sostenitore, il cittadino. E che anche per gli altri è così.
E rischia di perdersi in quello che non è. Noi non siamo la nostra casa, la nostra macchina…

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La dura “legge dello specchio”

di Catia Pierotti
Questo è un argomento che è appartenuto anche a me in epoche passate… adesso ci scherzo sopra, ma ricordo benissimo le sofferenze che ha portato, il senso di inadeguatezza e di bassa autostima del momento.
Nella stagione estiva più che mai siamo “dipendenti” dalla dura Legge dello Specchio; la prova costume che avanza, il non sentirsi adeguati ed in forma, il ricorrere a diete drastiche pur di perdere quei chiletti di troppo che non ci piacciono e molti altri stratagemmi affinché il nostro specchio ci restituisca l’immagine di noi che vogliamo vedere.
In realtà, quello che dobbiamo tenere sempre presente è che essendo sempre in cambiamento ed evoluzione, il nostro corpo va di pari passo con la nostra vita interiore e conseguentemente anche il girovita, i fianchi e quanto altro si muovono seguendo questo flusso…

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