Il Peccato Originale della Cerimonia d’Apertura delle Olimpiadi

di Rodolfo Casadei
Prima di kitsch, blasfemia, oscenità, conformismo e bruttezza, si è vista la negazione della permanenza dell’identità delle cose, l’affermazione della loro plasmabilità infinita: Parigi non era più Parigi. È questa l’ideologia contemporanea.
All’indomani della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici una gragnuola di commenti negativi si è abbattuta sugli organizzatori, colpevoli di aver dato vita con grande dispiego di mezzi a uno spettacolo contrassegnato da volgarità, kitsch, blasfemia, oscenità, conformismo ideologico, bruttezza. La polemica con coloro che invece lodano lo stile innovativo e i contenuti ideologici dello spettacolo, soprattutto i suoi aspetti dissacratori, andrà avanti per anni.
La farsa dell’Ultima Cena trasformata in convivio transessuale o di Maria Antonietta che canta con la sua testa decapitata in mano, il Dioniso più simile a un bevitore sovrappeso che al dio greco, la Guardia Repubblicana ridotta a fare da orchestrina danzante all’afrobeat di Aya Nakamura, gli accenni a una scena di sesso a tre, saranno citati per decenni come segni dell’improvvisa accelerazione della decadenza della Francia…

Vai all’articolo

Identità Europea, un processo ancora in divenire

di Francesco Gavazzi
Nell’ultimo decennio, causa una sfortunata serie di congiunture internazionali, numerosi sondaggi hanno riportato dati (per alcuni) preoccupanti, circa il gradimento dei cittadini per l’Unione Europea e le sue istituzioni, registrando talvolta minimi storici.
Pur senza cedere ad allarmismi ed isterismi collettivi – quali un irreversibile effetto domino post Brexit o una prossima implosione dell’Unione Europea – è comunque necessario chiedersi perché queste indagini demoscopiche abbiano prodotto tali risultati, a cosa siano dovuti e se vi sia una via percorribile per porvi rimedio.
Trovare la causa, il quid, di questo diffuso malcontento potrebbe apparire un compito apparentemente semplice: anni di crisi economica hanno intaccato l’elevato standard di vita dei cittadini europei, i quali, traditi nei loro sogni da questa entità tricefala, hanno iniziato a percepirla come qualcosa di lontano, da cui guardarsi se non addirittura di cui aver paura, avendo quindi la percezione di essere governati da questo immenso burattinaio chiamato Unione Europea; una sorta di deus ex machina che decide arbitrariamente delle vite di oltre 500 milioni di persone…

Vai all’articolo

Immigrazione di massa e Masochismo… così muore l’Europa

 di Eleonora Barbieri
Il giornalista neocon inglese: “La nostra civiltà è al tramonto e nessuno fa niente”.
Douglas Murray ha un aspetto inequivocabilmente British: giornalista, commentatore politico, associate editor dello Spectator, collaboratore del Sunday Times e del Wall Street Journal, considerato un neocon d’Oltremanica, è autore del saggio “La strana morte dell’Europa. Immigrazione, identità, islam” che nel suo Paese è stato un successo. “Lo ha pubblicato Bloomsbury, che ha avuto due bestseller nella sua storia: Harry Potter, e il mio libro…” scherza Murray, che è a Milano per un convegno su “Sovranità, democrazia e libertà”.
Perché parla di “strana” morte dell’Europa?
“Nessuno si sarebbe aspettato che potesse andare così. In Francia il titolo è stato tradotto come il suicidio dell’Europa. È strano perché è sorprendente”…

Vai all’articolo

Immigrazione, 4 luoghi comuni da sfatare

 di Alessandro Gnocchi
Cari amici, oggi voglio parlarvi di immigrazione attraverso un libro anticonformista, “La strana morte dell’Europa” dell’inglese Douglas Murray. Questo saggio tratta della crisi d’identità dell’Europa, messa in relazione con l’immigrazione di massa e in particolare con l’immigrazione islamica.
1° mito: I migranti sono risorse economiche insostituibili;
2° mito: I migranti arricchiscono la nostra cultura;
3° mito: L’esodo è inarrestabile;
4° mito: I migranti ci pagheranno le pensioni…

Vai all’articolo

Gli antenati vivono in noi…

“Là sotto è la fanciulla bellissima dei Velcha, che vive ancora nella ‘Tomba dell’Orco’ “.
Così esordisce il Cardarelli, infiammato dal ritratto millenario della nobile Velia Spurinna (nobildonna etrusca, nipote di Velthur il Grande, che aveva sconfitto i Greci durante l’assedio di Siracusa e di Ravnthu Thefrinai. Sorella di Avle, l’eroe Tarquiniese che affrontò e vinse Roma. “Tomba dell’Orco”, Necropoli etrusca di Monterozzi); e noi ci uniamo a lui, consci che una parte di lei vive ancora in noi. Tutto ciò è sopito nelle nostre vene, nei nostri gesti più inconsapevoli, nei modi di fare, nei moti dell’anima quando vediamo paesaggi aviti, che ci risuonano familiari.
Il mistero e la sacralità della famiglia risiede proprio in questo: un filo rosso che permette a ciò che è mortale di essere parzialmente immortale. Così i nipoti saranno inconsapevoli specchi di trisavoli mai conosciuti, forse ignorati del tutto, nelle sembianze, nei modi di fare, nel carattere più intimo…

Vai all’articolo