Big Pharma controlla Medici ed Enti Sanitari. Ai Pazienti va garantita totale trasparenza

Prof. Vittorio Agnoletto
L’allarme lanciato dall’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, per il rischio che alcuni farmaci possano contenere sostanze potenzialmente cancerogene, ripropone ancora una volta al centro del dibattito pubblico, il complesso rapporto tra le multinazionali del farmaco e le istituzioni sanitarie.
Nelle stesse ore giungeva la notizia che in Italia in un anno, nel 2018rispetto al 2017, la spesa per i farmaci oncologici è aumentata di 659 milioni: oggi un ciclo di terapia con i nuovi medicinali antitumorali può arrivare a costare 100.000 euro. Tale prezzo non ha alcun rapporto reale con il costo di produzione e ricerca delle sostanze immesse sul mercato.
Questi fatti, tra loro differenti, evidenziano l’enorme potere e libertà d’azione che ha Big Pharma. Una forza che più di una volta è stata utilizzata per corrompere personaggi politici e dirigenti ministeriali in tutto il mondo, compresi gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Fa un certo effetto scoprire che lo specialista, al quale hai affidato la cura della tua salute, ha ricevuto un compenso economico da una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo…

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Chemioterapia in crisi: 6 farmaci su 10 autorizzati senza prove di efficacia e sicurezza

Due terzi dei farmaci antitumorali che hanno recentemente ricevuto l’autorizzazione per la messa in commercio da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco (European Medicines Agency – EMA), non introducono nessun miglioramento rispetto ai chemioterapici già in commercio, né in termini di incremento dell’aspettativa di vita, né di miglioramento della qualità di vita.
La ricerca condotta dal King’s College e dalla London School of Economics, ha preso in esame i trattamenti oncologici approvati dall’Agenzia Europea del Farmaco tra il 2009 e il 2013: su 48 trattamenti approvati per 68 diverse indicazioni, ben 39 di queste (il 57%) sono state ritenute inefficaci quanto a miglioramento della qualità della vita o della sopravvivenza dei malati.
Il coordinatore dello studio, dott. Courtney Davis, ha commentato: “Quando farmaci costosi che mancano di un’evidenza robusta sul beneficio clinico per il paziente vengono approvati e rimborsati dai fondi pubblici dei sistemi sanitari, si tratta di uno spreco di fondi pubblici e danno per i pazienti”

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