L’India ha deciso di porre fine allo sfruttamento da parte della Monsanto delle proprie coltivazioni di cotone, tagliando le loro percentuali sulle royalties dei semi venduti di quasi il 70%.
“E’ ora di mettere fine a questa avidità basata sulle percentuali”, ha dichiarato il ministro dell’agricoltura indiano, Sanjeev Kumar Balyan.
Imponendo sul mercato il proprio seme geneticamente modificato, infatti, la Monsanto è arrivata ormai a controllare il 90% della produzione indiana di cotone, fornendo il proprio prodotto ad oltre 7 milioni di piccoli coltivatori indipendenti. Ma il costo delle royalties, sommato all’alto prezzo dei semi stessi, e ai costi aggiuntivi richiesti da questo tipo di coltivazione, hanno portato centinaia di migliaia di piccoli coltivatori in bancarotta.
Il problema principale delle coltivazioni OGM, infatti, è che richiedono una quantità di acqua per l’irrigazione molto superiore alla norma, e questo naturalmente comporta costi aggiuntivi per i contadini locali, che spesso abitano in zone scarsamente irrorate.
Alexis Baden-Mayer, direttore della “Organic Consumers Association”, sostiene che il costo della coltivazione del cotone OGM è dell’8000% più alto di quello della coltivazione del cotone normale. Ma i semi di cotone normale in India sono ormai diventati impossibili da trovare, proprio perché è la stessa Monsanto a controllarne il mercato.
Dopo essere stati obbligati a convertire le proprie coltivazioni in OGM, quindi, gli agricoltori indiani sono costretti ad affondare nei debiti per mantenerle. E il suicidio del coltivatore indiano, che perde le proprie terre perché impossibilitato a ripagare i debiti, ormai è diventato un fatto di cronaca quotidiana.
Secondo i dati dell’ufficio nazionale del crimine, circa 290.000 contadini indiani si sono tolti la vita negli ultimi 20 anni. Naturalmente, non si saranno suicidati tutti per aver accettato le coltivazioni OGM, ma è chiaro che siamo comunque di fronte a cifre esorbitanti.
Ora il governo indiano ha deciso di intervenire, cercando almeno di alleggerire la situazione dal punto di vista delle royalties. Ma la Monsanto, invece di abbozzare, ha risposto portando in tribunale la stessa commissione governativa che vorrebbe decurtare i loro guadagni perché, sostengono, “il governo non ha diritto di interferire nelle regole del libero mercato”.
Per chi vuole un assaggio di quello che potrebbe diventare la situazione in Europa con il passaggio del TTIP ( grazie al quale le multinazionali potranno portare in tribunale gli stessi governi che ostacolano il loro business), quello dell’India può essere certamente un caso esemplare.
Articolo di Massimo Mazzucco
Fonte: http://www.luogocomune.net