Quali sono i segnali che indicano un distrurbo di depersonalizzazione?
Negli Stati Uniti il 50 % degli adulti, almeno una volta nella vita, ha sofferto di “Depersonalizzazione”, intesa come episodio isolato o vero e proprio disturbo. Il Disturbo di Depersonalizzazione e i sentimenti di irrealtà (DPAFU) sono fenomeni complessi e la stessa condizione della malattia mentale, spesso, è mal diagnosticata. Per comprendere la depersonalizzazione, è necessario capire prima di tutto la “Dissociazione”.
La dissociazione è “un’interruzione” che si verifica nei vari elementi della coscienza, dell’identità, della memoria, delle azioni fisiche e/o dell’ambiente. È una disconnessione o assenza di una connessione tra cose che sono normalmente associate tra loro. Si tratta di uno scollamento tra l’esperienza e il senso di sé.
Sentirsi emotivamente insensibili e distaccati può essere allarmante e spaventoso. A volte, la depersonalizzazione è sintomo di un altro disturbo, come l’ansia, la depressione, il disturbo post-traumatico da stress, il disturbo di panico, oppure può essere il segnale di una malattia come l’epilessia o l’emicrania. Addirittura, in altri casi, la depersonalizzazione può essere semplicemente un effetto collaterale di alcuni farmaci.
Sei sono i segnali d’allarme o gli indicatori del Disturbo di Depersonalizzazione:
1. Sentirsi come un’entità completamente distaccata dal proprio corpo
Senti il tuo corpo come un estraneo, senza vita. Alcune persone perdono, addirittura, il loro senso del tatto, del gusto e dell’olfatto.
2. Non sentire alcun legame con la propria persona quando ci si specchia
Senti un senso di profondo distacco quando vedi il tuo riflesso, pertanto cerchi di evitarlo, ed eviti di uscire di casa o di stare in mezzo alla gente.
3. Si percepisce un senso di distacco dal proprio ambiente
Spesso la depersonalizzazione è associata alla derealizzazione, il sentirsi scollegati non solo dal mondo ma anche perdere quel senso di familiarità con esso, con gli individui, con gli oggetti inanimati e/o con i vari ambienti. La derealizzazione spesso comporta distorsioni soggettive di tipo visivo, come confusione, insensibilità, percezione di un campo visivo più grande o più piccolo del normale, bidimensionalità o visioni esagerate in 3D con dimensioni alterate degli oggetti.
4. Sentirsi un robot
Quando si verifica la depersonalizzazione, le persone a volte si sentono come se fossero semplicemente degli osservatori del proprio corpo e dei propri processi mentali. Possono percepire la loro voce come poco familiare e i loro pensieri, il loro modo di parlare e le loro reazioni non sono più spontanee. Si diventa semplici esecutori di movimenti, con la conseguente incapacità di provare emozioni, anche per le persone che si sentono più vicine.
5. I propri ricordi appartengono a qualcun altro
Si è sempre in lotta con l’attenzione e la memoria: chi soffre di depersonalizzazione ha difficoltà a ricordare le cose di tutti i giorni, apprendere nuove informazioni e fare esperienza di nuove cose che solitamente vengono confuse. I ricordi possono mancare di un nucleo emotivo e, pertanto, vengono percepiti come tanto lontani, a tal punto che non possono essere personali.
6. Sentire di star male
Non si è deliranti, bensì consapevoli che qualcosa dentro di sé non funziona nel modo giusto e non corrisponde a come si è e si concepisce il mondo esterno. Il miglior trattamento per la depersonalizzazione è la terapia, dal momento che non ci sono farmaci specifici ed esclusivi per questo disturbo, ma alcuni di quelli adottati per la depressione e l’ansia potrebbero aiutare. L’intervento è giustificato solo se il disturbo è persistente, recidivante, oppure genera sofferenza.
Una guarigione completa è possibile per molti pazienti, specialmente per quelli i cui sintomi si manifestano in occasione di fattori stressanti che possono essere affrontati nel trattamento. Altri pazienti non rispondono in modo soddisfacente alla cura, ma possono migliorare gradualmente e spontaneamente, in quanto la sensazione di depersonalizzazione è spesso passeggera e retrocede spontaneamente.
Tratto da: https://psychcentral.com
Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Benedetta Marrone
Fonte: https://www.psiconline.it/articoli/psicopatologia/stranieri-a-se-stessi.html