Squilibrio chimico come causa di Depressione?

di E. Renter

Che cosa succede se confidiamo ad uno spacciatore di soffrire di depressione, e costui ci offre una sostanza che a sua detta può farci stare meglio? Cosa succede se per lo stesso motivo ci rivolgiamo ad un medico, ed il medico ci offre una sostanza che a sua detta ci farà stare meglio?

Depressione

Benché le sostanze trattate dalle due figure siano diverse, in entrambe i casi qualcuno ci sta essenzialmente offrendo una soluzione “farmacologica” finalizzata a ridurre i sintomi negativi del nostro stato d’animo.

I medici, i media e la società sostengono che gli stati depressivi dipendano da uno “squilibrio chimico”, ma in realtà dietro gli stati depressivi non esiste alcuno squilibrio chimico.

La dottoressa Joanna Moncrieff, esperta di salute mentale presso il dipartimento dei servizi di salute mentale dell’University College di Londra, sta adottando un approccio ‘politicamente scorretto’ nella caratterizzazione dei farmaci anti-depressivi e di tutti gli altri psicofarmaci, sostenendo che non siano altro che una nuova forma di dipendenza.

Asserisce che, sebbene medici, media e società in generale continuino a ripetere il concetto secondo cui sindromi come la depressione e l’ansia siano l’effetto di uno “squilibrio chimico” cerebrale, in realtà non esiste alcuna prova concreta a sostegno di tale luogo comune“La ricerca scientifica non ha rilevato alcuna anomalia del sistema della serotonina nelle persone affette da depressione.” 

Molte persone hanno finito per persuadersi che il loro problema di depressione dipenda da questo fantomatico “squilibrio chimico”, e dunque accettano di buon grado la soluzione di assumere dei farmaci come soluzione, mentre in realtà il vero problema è la leggerezza con cui si prestano alla assunzione di farmaci.

PsicofarmaciIn generale, si trascura di spiegare che i farmaci usati in psichiatria sono droghe psicoattive a tutti gli effetti, proprio come l’alcool e la cannabis. I farmaci psicoattivi hanno l’effetto di suscitare in chi li assume una serie di alterazioni nello stato fisico e mentale. E questo effetto riguarda chiunque, a prescindere dal fatto che abbia un disturbo mentale. Pertanto, un modo alternativo di comprendere le modalità con cui i farmaci psichiatrici influenzano le persone, è esaminare gli effetti psicoattivi che producono.

La Moncrieff afferma che i farmaci come gli antidepressivi spesso producono gli stessi effetti di altre droghe dichiarate illegali. La sola differenza risiede nel fatto che i primi sono prescritti da medici professionisti e commercializzati in un modo “politicamente corretto”.

Siamo stati persuasi che questi farmaci servano a correggere un difetto nel cervello; che siano la cura di uno squilibrio chimico. Ma il problema è che tale squilibrio non è mai stato dimostrato. Certo, si può sostenere che il prodotto farmaceutico faccia sentire meglio, tuttavia non è forse vero che anche numerose altre sostanze considerate illegali abbiano il potere di farci sentire “meglio”?

La dott. Moncrieff non sta suggerendo di assumere altre e più economiche droghe illegali, che producono effetti simili a quelli delle droghe legali. Il suo intento è di responsabilizzare coloro i quali assumano farmaci ansiolitici ed antidepressivi; indurli a riflettere su ciò che stanno realmente facendo a se stessi quando ogni mattina si alzano e assumono la stessa pillola, fino al giorno in cui si ritrovano a dover innalzare il dosaggio, perché il loro organismo ha sviluppato una tolleranza.

Dato che ormai un americano su dieci assume regolarmente un farmaco antidepressivo, è giunto il momento di dedicare uno sguardo più critico a questo commercio di droghe legali.

Articolo in lingua inglese: http://naturalsociety.com/depression-chemical-imbalance-doesnt-exist/

Traduzione a cura di Anticorpi.info

Fonte: http://www.anticorpi.info/2014/10/squilibrio-chimico-come-causa-di.html

PRIMA DELLA DEPRESSIONE
Manuale di prevenzione dedicato alle donne
di Elvira Reale

Prima della Depressione

Manuale di prevenzione dedicato alle donne

di Elvira Reale

Oggi in Italia sono almeno 1,5 milioni gli adulti che soffrono di depressione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che la depressione sia la quarta causa di disabilità e che la sua incidenza stia crescendo rapidamente. Se poi si guarda ai gruppi specifici, essa è la causa principale di infermità per le donne comprese tra i 15 e i 44 anni.

Dunque la depressione è oggi in aumento, e specie tra le donne. Perché? Come è possibile prevenirla? Per intervenire efficacemente è necessario guardare, innanzitutto, a quei fattori di rischio (stress da doppio carico di lavoro, burn-out e maltrattamento) nascosti nelle relazioni sociali, in famiglia e nell'ambiente lavorativo, insomma nella vita quotidiana. Non solo: è necessario superare i pregiudizi che spesso accompagnano le ipotesi sulle cause delle patologie e favorire uno spostamento di prospettiva, per disegnare una prevenzione a misura di donna.

Ma i ritardi del mondo medico in questo ambito impongono alle donne di farsi carico della propria salute, tutelandola anche con un cambiamento personale di mentalità: le tappe biologiche come il menarca, la gravidanza, il post-partum e la menopausa sono eventi fisiologici, che non possono essere considerati cause di malattia o, ancor più, come causa prevalente di depressione.

Ecco dunque un percorso diretto alle donne per aggirare i pregiudizi della società e della medicina nel rapporto con il corpo e la mente femminili, uno strumento di prevenzione - arricchito da schede di approfondimento, questionari di autovalutazione, casi tratti dall'esperienza clinica e testimonianze dirette - che vuole fornire un aiuto concreto per fronteggiare i rischi della depressione.

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