Intestino, cervello ed emozioni: quale relazione? Scopri perché l’intestino è chiamato “il secondo cervello”.
La relazione tra intestino ed emozioni è a noi tutti nota per esperienza personale diretta: chi non ha provato la chiusura dello stomaco in relazione a una brutta arrabbiatura o a un particolare dolore? Chi non se l’è mai “fatta sotto” per la paura? A chi non si è mai bloccato il transito per un cambiamento improvviso?
A tutto questo si aggiungono le sensazioni e le intuizioni che vengono direttamente dalla zona addominale: sono tante le volte in cui il nostro cervello, la nostra razionalità, ci spingono a prendere una determinata decisione che però noi sappiamo, in fondo in fondo, a livello di pancia, essere sbagliata.
Il sistema nervoso enterico: il cervello nella pancia
Oggi è la scienza a spiegarci quale relazione c’è tra intestino ed emozioni. Prima di tutto dobbiamo chiarire che l’intestino è un vero e proprio cervello, nel senso che è dotato di un suo particolare sistema nervoso. «Verso la metà del XIX secolo si scoprì che le funzioni nervose dell’intestino non si limitavano a garantire semplici finalità di motilità – scrive Anne Katharina Zschocke nel libro “Batteri Intestinali” – ma che nell’addome è presente un vero e proprio sistema nervoso che, per dimensioni e compiti, non è inferiore al cervello che abbiamo nella testa.
Un fitto intreccio di cellule nervose si estende attraverso gli organi digestivi, oltreché nei muscoli che regolano la peristalsi nelle pareti intestinali. Tra i muscoli e lo strato epiteliale si trova una rete che genera i sottili movimenti epiteliali e regola le attività delle ghiandole e i processi immunologici. Altre sottili connessioni nervose li collegano tra di loro. Nei muscoli intestinali ci sono cellule speciali, che analogamente a quanto accade nel cuore e indipendentemente dalle cellule nervose, danno il ritmo, rilasciano impulsi ai muscoli intestinali e stimolano la motilità.
A questa nuova scoperta è stato dato il nome di “sistema nervoso enterico”, abbreviato in SNE. Da allora si sa che oltre ad avere un cervello nella testa ne abbiamo anche uno nella pancia».
Simpatico e parasimpatico: come influiscono sulla digestione
Il sistema nervoso enterico fa parte del sistema nervoso autonomo, quella parte del sistema nervoso che regola le nostre funzioni vitali, dunque la pressione sanguigna, il battito cardiaco, la respirazione, il metabolismo, le attività sessuali e la digestione.
Ad esso, oltre allo SNE, appartengono anche il sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Al simpatico fanno capo le risposte di “attacco e fuga”: prepara l’organismo ad affrontare il pericolo e a gestire situazioni di stress improvviso. Se nel quotidiano siamo perennemente stressati, il simpatico la fa da padrone e, avendo bisogno di energie, va a inibire il lavoro del sistema nervoso enterico. Le conseguenze? Dolori addominali, crampi, eruttazione: l’intestino non ha abbastanza risorse per compiere il proprio lavoro, dal momento che lo stress impedisce la corretta digestione degli alimenti. Il parasimpatico, viceversa, regola il riposo, il rilassamento e la rigenerazione.
Anche se il tratto digestivo ha il suo proprio sistema nervoso, esso viene stimolato dal parasimpatico a produrre maggiori quantità di succhi gastrici, ad avere una migliore peristalsi e un’evacuazione più facile. Per ricapitolare, possiamo dire che l’intestino regola e controlla la maggior parte del proprio lavoro in autonomia, tramite il sistema nervoso enterico, mentre i suoi “fratelli”, simpatico e parasimpatico, intervengono dal cervello quando l’energia serve da un’altra parte.
Quando pancia e intestino non funzionano bene proviamo dolore: i ricercatori hanno scoperto che i segnali dolorosi provenienti dall’enterico vengono maggiormente percepiti in un’area del cervello chiamata sistema limbico. Oggi sappiamo anche che il sistema limbico è deputato alla rielaborazione delle emozioni: la relazione tra intestino ed emozioni è dunque presto svelata.
Per concludere «possiamo dunque essere proprio sicuri che un intestino sano contribuisce all’equilibrio emotivo – scrive Adrian Shulte, nel libro “Buona Cacca a Tutti” – e che viceversa stati emotivi a lungo trattenuti, come paura o stress, hanno effetti negativi sulla nostra digestione.
Grazie a terapie che portano a rilassarsi e ad avere un equilibrio emotivo, come yoga, training autogeno e meditazione, possiamo fare del bene alla digestione e quindi migliorare anche le nostre condizioni di salute.
Fonte: http://www.viviconsapevole.it/articoli/sono-stressato-intestino-bloccato.php