Bisogna stare in mezzo alla gente per comprendere i loro bisogni, le loro difficoltà, il loro modo di pensare, di stare al mondo. Bisogna ascoltare senza pregiudizi, senza giudizi, sapendo che ognuno ha una storia, ha attraversato strade, ha incontrato ostacoli, che l’hanno condotto là dove oggi si trova.
Un signore l’altro giorno è arrivato all’aeroporto trafelato. C’era uno sciopero in atto e ogni viaggiatore era stato avvisato che il volo per Cagliari era stato cancellato. Non era l’unico agitato quel giorno, ma in lui c’era qualcosa di particolare che attirava l’attenzione.
Era un uomo di bassa statura, molto magro, il volto segnato da molte rughe. Era arrabbiato e attaccava discorso con tutti: lui avrebbe denunciato la compagnia aerea, avrebbe fatto fuoco e fiamme, non sapevano con chi avevano a che fare!
Ma appena qualcuno lo rassicurava che saremmo in qualche modo arrivati a destinazione, si tranquillizzava per un po’, si metteva in disparte e il suo volto diventava improvvisamente triste e serio. Camminava nervoso avanti ed indietro, poi tornava tra la gente.
Durante il viaggio, prima a Milano in pullman e poi in aereo fino a Cagliari l’ho perso di vista.
Aspettando le valigie, me lo sono trovato dietro: “Alla fine ce l’abbiamo fatta” mi ha detto, col volto più sereno e disteso. E, mentre le valigie scorrevano sul nastro trasportatore, mi ha raccontato tutta la sua vita.
Sardo di origine, era sposato a Torino da 30 anni con una donna che gli aveva dato una figlia. Dopo aver passato una vita intera insieme, lei l’aveva denunciato per maltrattamenti.
Per questo aveva passato cinque giorni in prigione ed era stato poi rilasciato. “Lo ammetto – mi dice – da un po’ di tempo ero diventato violento, ma con le parole, litigavo con lei, ma non le ho messo mai le mani addosso”.
“Ero ubriaco di rabbia e di dolore. Dopo anni di lavoro onesto mi avevano licenziato. Così, da un giorno all’altro senza motivo: non servivo più, non ero più nessuno e ho cominciato a bere. Bevevo tanto… ma al mio posto lei come si sarebbe sentita? Nessuno mi ha dato una mano”.
“Ed ora eccomi qui: torno a casa dai miei fratelli che mi prendono con loro. Ma ho una nipotina nata da poco che forse non vedrò mai… Basta poco e la tua vita va a catafascio, tu diventi un’altra persona… impazzisci… mi guardo allo specchio e non so più chi sono. Mi scusi se le racconto tutto questo ma dentro sento un grande dolore…” I suoi occhi erano pieni di lacrime.
Sono arrivate le valigie e ognuno è andato per la sua strada. L’ho visto allontanarsi con un grande zaino in spalla, portava forse quello che gli era rimasto della sua vita passata. Non lo dimenticherò facilmente, mi ha lasciato tanta malinconia e amarezza. Aveva ragione, la nostra vita può cambiare improvvisamente a causa di qualcosa che accade. Un licenziamento è sicuramente uno di questi eventi.
Fonte: http://pensareinunaltraluce.blogspot.it/2016/07/sono-stato-licenziato-e.html