La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura di Agrigento contro la revoca degli arresti domiciliari. Invece, secondo i giudici della Corte, la decisione fu corretta perché mancavano i requisiti necessari a giustificare la misura.
Il ricorso in Cassazione è stato promosso dai procuratori Luigi Patronaggio e Salvatore Vella, contro la revoca ordinata dal gip Alessandra Vella, che lo scorso 2 luglio decise di non convalidare gli arresti domiciliari, nonostante il decreto sicurezza bis di Salvini.
La decisione della Cassazione è stata commentata dall’ammiraglio di divisione – riserva Marina Militare – Nicola De Felice: “La sentenza della Corte di Cassazione di Palermo sul caso Rackete mi lascia esterrefatto, per il mancato rispetto di precedenti sentenze emesse, dalla stessa Corte, per analoghi casi riferiti al mancato rispetto di navi da guerra della GDF. Le navi da guerra, precisa l’ammiraglio, sono responsabili dell’ordine pubblico nelle acque territoriali italiane, la decisione della Cassazione offende tutte le Forze Armate che quotidianamente mettono a rischio la vita dei propri uomini e donne in difesa degli interessi nazionali di un popolo, quello italiano, che si era dotato di un governo democraticamente eletto. Se uno Stato ad ordinamento giuridico democratico non riesce a tutelare i propri interessi nazionali, non è capace alla lunga di conservare la libertà dei suoi cittadini“.
Per la Corte di Cassazione fu legittima la revoca degli arresti domiciliari nei confronti di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3, accusata da Salvini di aver violato le acque internazionali. Adesso la Cassazione ha respinto il ricorso presentato contro la revoca della misura e ha confermato che non vi erano i presupposti per la sua applicazione, dato che l’illecito era stato commesso come “adempimento di un dovere”, quello di salvare delle vite umane.
Immediata la reazione di Matteo Salvini che invece rischia una condanna per sequestro di persona per il caso Gregoretti, altra nave che la scorsa estate mise in salvo 130 migranti.
La Giunta delle Immunità voterà il 20 gennaio la relazione di Maurizio Gasparri, che dice no alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, nell’ambito del caso Gregoretti. La giunta per il Regolamento, infatti, ha approvato l’ordine del giorno presentato dalla Lega, che prevede una deroga alla perentorietà del termine di 30 giorni, concesso alla giunta per le Immunità per arrivare a una decisione sulla richiesta di autorizzazione a procedere per un membro di palazzo Madama.