Se la Costituzione è come una Ferrari chiusa in garage!

di Davide Mura

Se i nostri padri costituenti potessero vedere cosa accade oggi, si chiederebbero se noi siamo davvero degni della Costituzione che ci hanno lasciato.

Anzi, si chiederebbero per quale ragione essi ci hanno offerto uno strumento per combattere povertà e disoccupazione, e noi la lasciamo lì, come una Ferrari chiusa in garage, ad arrugginire, esaltandone solo i protocolli procedurali e un patetico antifascismo da operetta, dopo averla sfregiata con il vincolo europeo.

Eppure è accaduto. Possediamo questo bolide e non lo utilizziamo, perché ai nostri “amici” tedeschi e francesi non piace l’idea di venir superati in corsa. E quell’idea, peraltro, non piace nemmeno a coloro che, da decenni, studiano le modalità per smontarlo, affinché non ci venga la tentazione di usarlo di nuovo. Per ora hanno messo il lucchetto al garage, spaventandoci: “Non aprite quel garage”“Non guardate cosa c’è dentro”“Potrebbe esservi fatale”.

La metafora è chiara. Il costrutto eurocratico, in parte dominato dai franco-tedeschi e in parte dai grandi capitalisti finanziari, è quella sovrastruttura che ha chiuso la nostra Carta nello sgabuzzino, perché noi non la utilizzassimo più. Ci ha permesso di giocare solo con il suo modellino in scala: quello, giustappunto, per imbrigliarci nell’eurocrazia e nel vincolo esterno. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: deindustrializzazione e disoccupazione alle stelle, povertà e commissariamento della volontà popolare.

Soffermandomi sul dato occupazionale, il quadro è disarmante. La disoccupazione nostrana si attesta al 10,2%, mentre quella giovanile è sopra il 30%. Un disastro completo che purtroppo ci trasciniamo da un ventennio, e cioè da quando ci siamo legati mani e piedi all’euro, o se vogliamo usare ancora la metafora automobilistica, da quando abbiamo chiuso la Ferrari in garage per far piacere ai nostri “alleati”, mentre, entusiasti, smantellavamo il nostro polo industriale pubblico e privatizzavamo le banche, in nome dell’ordoliberismo eurocratico e della lotta agli sprechi e alla corruzione.

Eccoci dunque imprigionati nell’embrione di una specie di Stato liberale ottocentesco, dove la disoccupazione è alta, dove non esistono prospettive concrete per i giovani e questi o emigrano oppure si aggrappano disperati al miraggio di un posto nella pubblica amministrazione, dopo aver attraversato gli infernali gironi dei concorsi pubblici, ai quali partecipano tanti concorsisti quant’è il numero di abitanti di piccole cittadine. Perché l’alternativa è davvero desolante: lavori sottopagati e precari in quel privato tanto osannato per negare la Costituzione sociale; lavori con un futuro annichilito e pieno di stenti, diseguaglianze sostanziali e deprivazioni. E hai voglia di avere i mutui al tasso del 2%, quando poi sono in pochi a poterli fare.

La priorità del resto è obbedire ai vincoli europei, che impongono, come puro Vangelo, gli assurdi rapporti debito/deficit/PIL, alimentando la più grande fake news della scienza economica: l’austerità espansiva, che in realtà non è altro che l’affermazione del neoliberismo, un’ideologia politica mortifera per le classi subalterne, alle quali in questo modo vengono tarpate le ali dell’emancipazione dalla povertà e dalla disoccupazione, mentre le élite ingrassano, godendo di rendite finanziarie stabili e al riparo dell’inflazione, che in verità non uccide i salari, ma uccide proprio la remunerazione da capitale. L’euro, del resto, è stato messo in piedi per questa sola ragione: tutelare i capitali e le rendite a detrimento del lavoro.

Il nostro paese non può proseguire su questa strada autodistruttiva. È necessario che riprenda in mano le redini della propria potenzialità economica, rimettendo al centro la Carta costituzionale. E non già quella inutile parte che evoca un antifascismo da operetta del tutto pleonastico e persino subdolo, perché strumentalmente utilizzato per saldare i nostri destini al pernicioso neoliberismo, ma quella che ne rappresenta il cuore vivo e pulsante: la tutela del lavoro e del risparmio; lavoro e risparmio che oggi vengono negati agli italiani proprio in nome dell’eur(ope)ismo.

Articolo di Davide Mura

Fonte: http://www.ilpetulante.it/se-la-costituzione-e-come-una-ferrari-chiusa-in-garage-5016/

OLTRE L'AGONIA
Come fallirà il dominio tecnocratico dei poteri finanziari
di Marco Della Luna

Oltre l'Agonia

Come fallirà il dominio tecnocratico dei poteri finanziari

di Marco Della Luna

Il capitalismo finanziario alimenta il falso dogma della scarsità della moneta e sta diventando sempre più una guida politica assoluta. Oltre a mercificare l'uomo, disgrega e degrada la società in due maniere: le infligge ricorrenti crisi e dissolve le sue basi morali in una logica di competizione individualistica.

Con il pretesto di dover assicurare la governance richiesta dagli stessi mercati che hanno destabilizzato la società, essa crea la giustificazione per controllare la vita sociale attraverso nuovi strumenti elettronici e biologici, che tracciano, violano e manipolano l'uomo fin nella sua integrità neurofisiologica. Questa "società gestita" è il risultato dell'applicazione degli strumenti della psicologia aziendale, potenziati con tecniche di manipolazione neurale e biologica.

Tale tecnologia ha dato ai governanti non solo un potere di controllo e intervento su tutti noi prima impensabile, ma anche una nuova struttura del potere stesso, delocalizzata e politicamente irresponsabile, in cui l'automazione e la smaterializzazione degli strumenti di governo e di arricchimento hanno privato le persone del potere di contrattazione e della partecipazione ai processi decisionali, relegandole al margine dei circuiti produttivi e decisionali.

Ha generato un ordine contrario ai bisogni dell'uomo e della biosfera, un ordine cementato da un catechismo ideologico "politicamente corretto" che criminalizza, censura e inibisce chi ne critica i fondamenti.

Siamo piegati dalle crisi incalzanti e dalle loro imposizioni, e così accettiamo che la sopravvivenza del sistema produttivo da cui dipendiamo necessiti di un maggior controllo sociale, di una crescente riduzione delle sicurezze personali, delle relazioni comunitarie e delle libertà. Quando saremo completamente sottomessi, per governarci non sarà più nemmeno necessario concederci i diritti e la dignità basilari.

Descrivendo questo minaccioso passaggio epocale, in cui l'Uomo sta rischiando tutto, il libro indica la via di uscita dall'incombente dominio tecnocratico nella stessa insondabile e incoercibile complessità del mondo, della psiche, dell'Essere.

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