L’Italia si colloca al ventesimo posto in una lista di 188 Paesi più “in salute” del mondo.
In cima alla classifica Islanda, seguita da Singapore e Svezia, mentre agli ultimi posti troviamo la Repubblica centrafricana, la Somalia e il Sud Sudan.
Le nuove stime, pubblicate sulla rivista The Lancet, si basano sull’analisi degli obiettivi di sviluppo sostenibile per la salute delle Nazioni Unite e sono state elaborate da esperti indipendenti della University of Washington di Seattle (Usa).
L’obiettivo è quello di migliorare una serie di aspetti relativi alla salute delle popolazioni, come tasso di obesità, infezioni, mortalità infantile sotto i 5 anni e incidenza dei suicidi. Secondo le osservazioni dei ricercatori, i Paesi ai primi posti della classifica hanno già, in parte o del tutto, raggiunto molti degli obiettivi. L’Italia si piazza abbastanza bene nella valutazione, prima di Francia, Giappone, Stati Uniti, ma dopo Germania, Spagna e Regno Unito.
In generale più di tre quinti dei Paesi hanno già raggiunto gli obiettivi relativi alla riduzione della mortalità materna e infantile. Solo piccoli miglioramenti sono stati raggiunti nell’incidenza dell’epatite B, mentre gli indicatori di obesità infantile e consumo di alcol sono in media peggiorati. Inoltre, meno di un quinto delle nazioni considerate, ha raggiunto l’accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienici. Nessuno ha eliminato del tutto malattie infettive come la tubercolosi e l’Hiv. Considerati questi risultati raggiunti nel corso degli ultimi 25 anni, avverte lo studio, l’obiettivo di cancellare queste patologie nei prossimi 15 anni è altamente irrealistico.
Riduzione della diffusione delle malattie cardiovascolari, del diabete, dell’obesità, delle malattie legate a inquinamento atmosferico: importanti passi avanti per la salute potrebbero essere ottenuti se le grandi città venissero modificate in modo da favorire il trasporto pubblico e l’uso di bici per gli spostamenti, e rendere semplici gli spostamenti a piedi e comunque disincentivare l’uso di mezzi privati.
Un gruppo internazionale di scienziati ha progettato la “città ideale”, descritta sulla rivista The Lancet. La “città ideale” è un centro urbano compatto, che abbia cioè case, uffici, negozi e servizi tutti vicini tra loro e “walking distance”, ovvero a una distanza tale gli uni dagli altri, da poter tranquillamente muoversi a piedi per ogni necessità. È una città con piste ciclabili e infrastrutture ad hoc per proteggere ciclisti e pedoni da incidenti stradali. Una città dove uscendo da casa si trova subito nell’arco di pochi metri una fermata di bus o metro per essere facilmente collegati dal trasporto pubblico a luoghi lontani e quindi non necessitare di muoversi con la propria auto.
Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/salute-mondo-classifica.php