Sono 67 le aree candidate a ospitare il “Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”.
È stata pubblicata la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), il documento elaborato dalla “Società gestione impianti nucleari” (Sogin) che individua le zone dove localizzare in Italia il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il “Parco Tecnologico”.
Sono cinque le macrozone individuate: Piemonte con 8 aree tra le province di Torino e Alessandria; Toscana-Lazio con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo; Basilicata-Puglia con 17 aree tra Potenza, Matera, Bari, Taranto; poi le Isole, con la Sardegna (14 aree) in provincia di Oristano e nel Sud Sardegna ; e la Sicilia, 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta.
Nei giorni scorsi era arrivato il nulla osta alla pubblicazione da parte dei ministeri Sviluppo economico e ambiente e ora si apre una fase di consultazione pubblica, in cui le Regioni, gli enti locali e tutti i soggetti portatori di interesse qualificati, possono formulare osservazioni e proposte tecniche.
Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere i rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali (di cui si completerà il decommissioning) e dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Le reazioni contrarie e le alzate di scudi di territori e istituzioni non si sono fatte attendere. “Apprendiamo a ‘cose fatte’ e a distanza di anni, dell’inclusione di alcuni comuni pugliesi e lucani tra i siti in cui stoccare residui radioattivi. È ferma e netta la contrarieta’ della Regione Puglia a questa opzione. I nostri sforzi verso un modello di sviluppo improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute sono noti a livello internazionale. Non si può imporre, ancora una volta, scelte che rimandano al passato più buio, quello dell’assenza della partecipazione, dell’umiliazione delle comunità, dell’oblio della storia e delle opportunità”. A dichiararlo è il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
“La Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi, include anche 22 siti nella provincia di Viterbo (..); il territorio del Lazio presenta già un quadro fortemente impattante legato all’inquinamento nucleare di origine industriale e medica. Questa regione ospita già le due ex centrali nucleari di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, e di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, oltre al Centro Ricerche dell’Enea Casaccia, nel Comune di Roma, dove si svolgono anche attivita’ di studio e ricerca sulla medicina nucleare”. È quanto dichiara in una nota Massimiliano Valeriani, assessore al Ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio, che aggiunge: “Il Lazio non può sostenere un ulteriore aggravio delle condizioni ambientali legate al sito unico dei rifiuti radioattivi”.
“In tanti mi stanno contattando in queste ore per avere rassicurazioni e chiarimenti sulla scelta fatta anni fa a livello nazionale per individuare siti idonei per il deposito di rifiuti radioattivi. Ritengo che la Sicilia abbia già dato tanto dal punto di vista ambientale e che individuare strutture del genere nell’Isola non sia per niente opportuno per tante motivazioni che faremo valere”. Così l’assessore all’Energia della Regione Siciliana, Alberto Pierobon, in un post Facebook.
Levata di scudi unanime in Sardegna contro l’ipotesi di un deposito di scorie nucleari nell’Isola. Alla dura presa di posizione del presidente della Regione, Christian Solinas, si uniscono i Sindaci rappresentati dall’Anci, che bocciano il piano della Sogin nel merito e nel metodo e chiedono “una mobilitazione generale di tutta la Sardegna per un’azione congiunta del Consiglio Regionale, della Giunta, dei parlamentari sardi, dei comuni della Sardegna, delle organizzazioni sindacali e datoriali, delle associazioni e dei comitati civici, della cittadinanza attiva”.
In Piemonte sono coinvolte aree nelle province di Torino ed Alessandria e il vice sindaco della città metropolitana di Torino, Marco Marocco, ha convocato un incontro con i sindaci dei comuni interessati per esaminare la situazione. L’iniziativa è stata presa anche dai vertici della Provincia di Alessandria.
“Sono disposto a fare la guerra pur di non vedere nessun sito sul mio territorio”. È la presa di posizione di Luca Grisanti, sindaco di Campagnatico, una delle due realtà della Toscana comprese nell’elenco delle aree italiane individuate come quelle che potranno potenzialmente ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Grisanti, primo cittadino del paese della provincia di Grosseto di 2400 abitanti che si estende dal tratto terminale della Valle dell’Ombrone, fin quasi alla sua apertura meridionale verso la pianura della Maremma grossetana, si dice “allibito solo al pensiero”. “E per questo chiederò il coinvolgimento di tutti i ‘comitati del no’ esistenti al mondo e poi vediamo. La bellezza e la natura che ci circonda da millenni sarebbero uccise in un solo colpo”, ha aggiunto.
Greenpeace in un comunicato sostiene di “non condividere la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale” delle scorie nucleari. Secondo Greenpeace “sarebbe stato più logico verificare più scenari e varianti di realizzazione del Programma, utilizzando i siti esistenti o parte di essi, e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni”.