di Lino Fusco
Dopo tanto lavoro su di sé una persona può arrivare a dire “non cambia mai nulla”.
Magari ha fatto tanti cambiamenti importanti in diverse aree della sua vita, ha sviluppato nuovi modi di guardare alla realtà, ha smesso di lamentarsi in modo sterile e sta lavorando sui suoi obiettivi, ha imparato a comunicare in modo più efficace, ma alcune cose restano sempre le stesse…
Ad esempio, sono presenti pensieri quali: “non mi sento mai all’altezza di questa situazione”, “non mi sento mai adeguato al mio lavoro”, “non riesco mai a vivere una relazione con serenità”, “non riesco ancora a farmi rispettare”…
Anche se i riscontri della realtà oggettiva, ad esempio, sul lavoro, evidenziano che quella persona è “capace”, internamente si sente “inetta” e “inferiore”. Anche se i riscontri di tante persone le dicono che è “in gamba” e che non le manca niente per avere successo al lavoro o nelle relazioni, la persona si sente in tutt’altro modo. Probabilmente quella persona “ha capito tutto” da un punto di vista logico e razionale, come adulto sa valutare le situazioni in modo realistico, sa cosa dovrebbe fare per stare bene… eppure…
Il suo blocco è al livello delle sue ferite infantili. Sperimenta profondi sentimenti di insicurezza che hanno origine in relazioni di accudimento mancato o distorto, vive angosce devastanti per esperienze di rifiuto, trascuratezza, abbandono. E non serve aver vissuto necessariamente episodi traumatici e drammatici, a volte basta aver vissuto un’infanzia in cui i genitori hanno avuto lo sguardo rivolto più altrove che sui bisogni e i sentimenti del figlio che cresceva.
Non è colpa di nessuno… probabilmente. Sappiamo che quei genitori sono stati “probabilmente” a loro volta figli “non visti”. Ciò che resta, oggi, alla persona che si sente ancora ai blocchi di partenza in certe aree della sua vita, è quel vuoto affettivo e di sicurezza che nell’adulto di oggi genera quei sentimenti di angoscia e disistima, che impediscono di attivare certi cambiamenti. Per cui non cambia mai niente.
In un certo senso, l’adulto che oggi si ritrova impantanato in alcuni comportamenti che non cambiano mai o non cambiano ancora, deve scendere a quel livello di profondità per incontrare il suo bambino ferito, guardarlo, riconoscerlo, legittimare il suo vuoto e tutte le emozioni che si porta appresso (dolore, solitudine, tristezza, paura, angoscia, vergogna, senso di colpa, rabbia, senso di ingiustizia, ecc). Deve fornire a quel bambino un’esperienza correttiva dal punto di vista emotivo, la possibilità di una nuova esperienza “riparatrice”.
Quando quel bambino è stato veramente e finalmente “curato”, l’adulto è pronto a cambiare, a sentirsi “sufficientemente” sicuro, attrezzato e libero per cominciare a sperimentare nuovi comportamenti da sempre desiderati…
Articolo di Lino Fusco – Psicologo e Psicoterapeuta
Fonte: https://linofusco.wordpress.com/2018/01/30/quando-ti-ritrovi-a-dire-non-cambia-mai-niente/