Psicofarmaci e… sparatorie

Quasi ogni strage negli ultimi vent’anni, e molteplici altri casi di suicidio e sparatorie isolate, hanno una cosa in comune, e non si tratta delle armi.

Psicofarmaci pericolosiIl più grande fattore che accomuna questi incidenti, risiede nel fatto che tutti i responsabili stavano assumendo dei potenti psicofarmaci, oppure lo avevano fatto fino ad un certo momento nel passato recente, poco prima di avere commesso i loro crimini. 

Sono state insabbiate informazioni risultanti da diversi studi scientifici affidabili, risalenti a più di dieci anni or sono, oltre ai documenti interni di alcune società farmaceutiche, in cui si indicava come benché gli effetti dei farmaci SSRI (Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina) siano ben noti, i loro effetti collaterali invece non siano dichiarati, incluso (ma non solo) il suicidio e altri comportamenti violenti.

E’ sufficiente usare certe frasi o parole chiave su Google, per verificare di persona. Ssristories è un popolare sito che ha documentato più di 4500 casi riportati dai media mainstream di tutto il mondo, in merito ai comportamenti aberranti o violenti di coloro che hanno assunto questi potenti farmaci.

Il seguente elenco di autori di omicidi, stragi, suicidi ecc. con relativi farmaci che stavano assumendo poco prima di compiere le loro azioni orribili, è stato compilato e pubblicato su Facebook da John Noveske, fondatore e proprietario di Noveske Rifleworks, pochi giorni prima di restare misteriosamente ucciso in un incidente d’auto. Esiste un collegamento tra la morte di Noveske e il suo outing di informazione? Lascio che siano i singoli lettori a decidere. Ma vi è certamente una lunga storia documentata di persone che ‘sapevano troppo’ o erano considerate una ‘minaccia’ e che sono scomparse in circostanze straordinariamente sospette.

Da Katherine Smith, operaia della DMV nel Tennessee, che è stata in qualche modo coinvolta con l’ottenimento di diverse patenti del Tennessee di alcuni dirottatori dell’undici settembre, e fu poi ritrovata morta bruciata nella sua auto; al giornalista premio Pulitzer Gary Webb, che espose un’operazione della CIA risalente agli anni ’80, con cui si immisero appositamente nelle strade di Los Angeles cocaina e crack, successivamente trovato morto con due colpi di pistola alla testa, ed il cui decesso fu ufficialmente classificato come ‘suicidio’; a Frank Olson, anziano ricercatore in microbiologia che stava lavorando sul programma di ricerca CIA sul controllo mentale: MKULTRA.

Dopo che Olson espresse il desiderio di abbandonare il programma, mentre si trovava in compagnia di un agente CIA in una stanza d’albergo di New York, si ‘suicidò gettandosi dal decimo piano. Nel 1994, i figli di Olson riuscirono ad ottenere la riesumazione del corpo del padre e il riesame tramite una seconda autopsia effettuata da James Starrs, professore di diritto e  scienza forense presso il National Law Center della George Washington University. La squadra di Starr concluse che la forza del trauma contusivo alla testa e le lesioni al torace non si fossero verificate a seguito della caduta, ma più probabilmente nella stanza, prima della caduta. La prova fu definita: “estremamente e crudamente indiziaria di omicidio.” Sulla base di tali scoperte, nel 1996 il procuratore distrettuale di Manhattan aprì un’indagine per omicidio sulla morte di Olson, ma non fu in grado di trovare prove sufficienti per sporgere denuncia.

Come ho già detto, lascio ai singoli lettori il compito di farsi una propria idea in merito al tragico destino di Noveske, fautore del seguente elenco.

Psicofarmaci e omicidi

• Eric Harris 17 anni (prima Zoloft, poi Luvox) e Dylan Klebold 18 anni (Colombine, sparatoria in una scuola a Littleton, Colorado), uccisero dodici studenti ed un insegnante, e ferirono altre 23 persone, prima di suicidarsi. Le cartelle cliniche di Klebold non sono mai state messe a disposizione del pubblico.

• Jeff Weise, 16 anni, gli erano stati prescritti 60 mg al giorno di Prozac (tre volte la dose iniziale media da adulti!), quando sparò a suo nonno, alla compagna del nonno e a molti compagni di scuola presso Red Lake, Minnesota. Per poi suicidarsi. 10 morti, 12 feriti.

• Cory Baadsgaard, 16 anni, Wahluke High School (stato di Washington), prendeva il Paxil (che gli provocò allucinazioni) quando armato di fucile tenne in ostaggio 23 compagni di classe. Non ha alcun ricordo dell’evento.

• Chris Fetters, 13 anni, uccise la zia preferita durante il trattamento col Prozac.

• Christopher Pittman, 12 anni, uccise entrambi i nonni durante l’assunzione di Zoloft.

• Mathew Miller, 13 anni, si impiccò nella propria stanza da letto dopo aver preso Zoloft per 6 giorni.

• Kip Kinkel, 15 anni, (Prozac e Ritalin) sparò ai genitori mentre dormivano, poi andò a scuola e aprì il fuoco uccidendo 2 compagni di classe e ferendone 22, poco dopo l’inizio del trattamento col Prozac.

• Luke Woodham, 16 anni (Prozac) uccise sua madre e poi due studenti, ferendone altri sei.

• Un ragazzo (identità riservata) a Pocatello, nel 1998 ebbe un attacco indotto dallo Zoloft che lo indusse a sfoggiare un’arma davanti alla sua scuola.

• Michael Carneal (Ritalin), 14 anni, aprì il fuoco sugli studenti in un incontro di preghiera presso il liceo di West Paducah, Kentucky. Tre adolescenti furono uccisi, ed altri cinque rimasero feriti.

• Un giovane (identità riservata) di Huntsville, Alabama (Ritalin) dopo un attacco psicotico aggredì i genitori con un’ascia, uccise un fratello e per poco non ne uccise un altro.

• Andrew Oro, 11 anni, (Ritalin) e Mitchell Johnson, 14 anni, (Ritalin) spararono a 15 persone, uccidendo quattro studenti ed un insegnante, e ferendone altri 10.

• TJ Solomon, 15 anni, (Ritalin) studente di liceo presso Conyers, Georgia, aprì il fuoco e ferì sei compagni di classe.

• Rod Mathews, 14 anni, (Ritalin) uccise un compagno di classe con una mazza.

• James Wilson, 19 anni, (diversi psicofarmaci) di Breenwood, Carolina del Sud, armato di un revolver calibro 22 uccise due ragazze e ferì sette bambini e due insegnanti in una scuola elementare.

• Elizabeth Bush, 13 anni, (Paxil) responsabile di una sparatoria in una scuola in Pennsylvania.

• Jason Hoffman (Effexor e Celexa) responsabile di una sparatoria presso una scuola di tiro a El Cajon, California.

• Jarred Viktor, 15 anni, dopo cinque giorni di Paxil accoltellò la nonna 61 volte.

• Chris Shanahan, 15 anni (Paxil), uccise una donna.

• Jeff Franklin (Prozac e Ritalin), presso Huntsville, Alabama, uccise i genitori con una mazza, un’ascia, un coltello da macellaio, e poi aggredì i fratelli e la sorella minore.

• Neal Furrow (Prozac), di Los Angeles, responsabile di una sparatoria presso una scuola ebraica, precedentemente sottoposto a Prozac e diversi altri farmaci dietro ordinanza di un tribunale.

• Kevin Rider, 14 anni, stava lasciando il Prozac quando morì a seguito di un colpo di pistola alla testa. Inizialmente fu considerato un suicidio, ma due anni dopo le indagini sulla sua morte hanno aperto la strada ad un possibile omicidio. Il primo sospettato, anch’egli quattordicenne, stava assumendo Zoloft e altri antidepressivi SSRI.

• Alex Kim, 13 anni, si impiccò poco dopo che la sua dose prescritta di Lexapro fu raddoppiata.

• Diane Routhier, a cui avevano prescritto il Welbutrin per problemi di calcoli biliari. Sei giorni più tardi, dopo aver subito molti effetti negativi del farmaco, si sparò.

• Billy Willkomm, lottatore e studente dell’Università della Florida, a cui fu prescritto il Prozac all’età di 17. La sua famiglia lo trovò morto suicidato per impiccagione nel luglio 2002.

• Kara Jaye Anne Fuller-Otter, 12 anni, usava il Paxil quando si impiccò ad un gancio del proprio armadio. I genitori di Kara dichiararono: “… quel maledetto dottore non ha voluto toglierglielo (il farmaco) quando glielo abbiamo chiesto durante la seconda visita. Gli avevamo detto di sospettare che stesse avendo strane reazioni al Paxil …”

• Gareth Christian, Vancouver, 18 anni, assumeva il Paxil quando si suicidò nel 2002 (suo padre, non riuscendo ad accettare la morte del figlio si uccise a propria volta).

• Julie Woodward, 17 anni, assumeva lo Zoloft quando si impiccò nel garage di casa.

• Matthew Miller era tredicenne quando fu visitato da uno psichiatra a causa delle difficoltà che incontrava a scuola. Lo psichiatra gli diede alcuni campioni di Zoloft. Sette giorni più tardi la madre lo trovò morto, impiccato nell’armadio.

• Kurt Danysh, 18 anni, mentre assumeva il Prozac, uccise il padre con un fucile da caccia. Oggi si trova in carcere da cui scrive lettere per mettere in guardia il mondo sui pericoli dei farmaci SSRI.

• Woody (non è noto il cognome) 37 anni, si suicidò durante la quinta settimana di cura con lo Zoloft. Poco prima della morte, il suo medico curante aveva suggerito di raddoppiare la dose del farmaco. Il suo unico problema era l’insonnia. Non era mai stato depresso, né aveva avuto alcun sintomo di disturbo mentale.

• Un ragazzo di Houston (identità riservata), 10 anni, uccise il padre dopo che la sua dose di Prozac era stata aumentata.

• Hammad Memon, 15 anni, sparò e uccise un compagno di scuola media. Gli erano state diagnosticate ADHD e depressione e stava assumendo Zoloft e altri farmaci.

• Matti Saari, studente di culinaria di 22 anni, uccise 9 studenti e un insegnante, e ferì un altro studente prima di suicidarsi. Saari stava assumendo SSRI e benzodiazepine.

• Steven Kazmierczak, 27 anni, sparò ed uccise cinque persone e ne ferì altre 21 prima di suicidarsi in un auditorium della Northern Illinois University. Secondo la sua fidanzata, stava assumendo Prozac, Xanax e Ambien. I risultati tossicologici hanno mostrato tracce di Xanax nel suo organismo.

• Il finlandese Pekka-Eric Auvinen, 18 anni, stava assumendo antidepressivi prima di uccidere otto persone, ferirne una dozzina e poi suicidarsi presso il liceo di Jokela.

• Asa Coon di Cleveland, 14 anni, ferì quattro persone prima di togliersi la vita. I documenti del tribunale hanno dimostrato che assumesse il Trazodone.

• Jon Romano, 16 anni, in cura per depressione, sparò a un insegnante della scuola superiore di New York con un fucile da caccia.

Le persone che si focalizzano sul divieto delle armi da fuoco o sull’applicazione di restrizioni ad alcune riviste di settore, si stanno chiaramente concentrando su questioni non essenziali, nel deliberato tentativo di nascondere evidenti collegamenti tra l’assunzione di certi farmaci e la pazzia omicida, oppure per ignoranza.

Postfazione di  Ada Vede

Danni da psicofarmaciPersonalmente non credo che le case farmaceutiche producano e commercializzino farmaci dannosi e pericolosi per la maggioranza delle persone in maniera dolosa e deliberata. Però credo che giochino un po’ sulla legge delle probabilità: essendo di fondo delle grandi società per azioni, portatrici di rischio, sanno in partenza in che misura un loro farmaco potrà essere dannoso, per quante persone, e dopo quanto tempo di assunzione potrebbero manifestarsi gli effetti collaterali.

D’altra parte, anche le grandi case farmaceutiche sono tutte figlie inconsapevoli del dio minore che domina l’attuale civiltà occidentale: la parte anteriore dell’emisfero cerebrale sinistro. E’ a quest’area infatti che viene attribuita la capacità strategica, la valutazione delle cause e degli effetti, la tecnica, la capacità linguistica e retorica, se vogliamo. Per cui, seguendo queste ‘direttrici’ si fa molto presto a comprendere la realtà in cui viviamo, oramai incancrenita da una serie di mali congeniti.

Una realtà che sarebbe migliorabile con un solo schiocco di dita, ma che invece si preferisce mantenere a galla, ampliandone e restringendone i mali, giocandoci a palla… perché il gioco delle cause e degli effetti, la strategia della convenienza, beh … risulta altamente preferibile per una grande azienda multinazionale.

Di fatto, l’unica ‘visione’ che il semi-emisfero sinistro prende per buona è quella del mantenimento in vita di se stesso, data la completa assenza di altre visioni molto più elevate, che spetterebbero invece di diritto al semi-emisfero destro, attualmente costretto a restare nell’ombra (…ma ormai non per molto).

Ecco allora che le aziende producono prima i problemi, i danni a discapito degli sfortunati clienti, utenti, cittadini, ecc. e poi le soluzioni. Danni creati ad arte.

D’altra parte non è forse vero che queste aziende devono mantenersi in vita e produttive?

Si legga dunque l’articolo di cui sopra in quest’ottica: attualmente al semi-emisfero cerebrale sinistro – ripeto, quello dominante – i danni collaterali da psicofarmaci vanno benissimo. Tanto, nel computo di tali aziende, alla fine, manca una sola cosa: si chiama coscienza.

Traduzione a cura di Ada Vede

Fonte: http://www.anticorpi.info/2015/11/psicofarmaci-e-sparatorie.html

Fonte originale: http://www.naturalnews.com/039752_mass_shootings_psychiatric_drugs_antidepressants.html

 

L'INFARTO DELL'ANIMA
Superare burnout, boreout e depressione
di Ruediger Dahlke

L'Infarto dell'Anima

Superare burnout, boreout e depressione

di Ruediger Dahlke

Come difendersi dall'infarto dell'anima
e che cosa fare realmente per il proprio risanamento psicospirituale!

L'infarto dell'anima, definizione coniata dal medico olistico Rüdiger Dahlke, è il crollo che conduce la vita a uno stato di arresto ed è il risultato di sindromi da burnout e boreout non trattate adeguatamente, nonché di una grave depressione.

Il burnout (esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, qualora non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere) e il boreout (variante del burnout che si manifesta piuttosto a seguito di noia, di carenti pressioni e stimoli, e non per un eccesso di sollecitazioni) sono manifestazioni sintomatiche di un quadro clinico assai serio per il quale finora, a dispetto delle numerose pubblicazioni sul tema, esistono soltanto approcci terapeutici insoddisfacenti.

Per Dahlke l'infarto dell'anima può essere curato solamente se considerato in una prospettiva multidimensionale che permetta di addentrarsi fino alla radice del problema.

In questo testo fondamentale egli esorta a spingere lo sguardo fin dietro le quinte della società meritocratica e prestazionale, individuando le modalità comportamentali ed esistenziali portatrici di malattia e sottolineando soprattutto la dimensione spirituale dell'essere umano.

La seconda parte del libro, dedicata alle indicazioni di carattere pratico, fornisce un programma dettagliato per il rafforzamento di corpo, anima e spirito, incoraggiando a delineare una propria visione di vita.

Solo quest'ultima, infatti, può darci la forza di resistere ai condizionamenti della nostra società.

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