I misteri e i pericoli del Triangolo delle Bermude
Il Triangolo delle Bermuda è uno dei luoghi più misteriosi, pericolosi e, talvolta, mortali di tutto il pianeta Terra. Per decenni, intrepidi esploratori hanno cercato di risolvere l’’enigma che si cela dietro i misteriosi fenomeni generati in questa particolare zona del pianeta. Lo stesso Cristoforo Colombo registra nei suoi diari strani fenomeni luminosi e malfunzionamenti della bussola. Si racconta di bizzarri eventi meteorologici, di sparizioni accertate di navi e di aerei, e di altri accadimenti enigmatici che non possono essere liquidati come fenomeni naturali.
Gigantesca piramide sui fondali caraibici
Un team composto da esploratori americani e francesi ha confermato una scoperta incredibile che ai ricercatori è già nota dal 1968. Una struttura gigantesca, forse più grande della Piramide di Cheope in Egitto, parzialmente trasparente, sembra poggiare sul fondo del Mar dei Caraibi. La sua origine, età e scopo sono del tutto sconosciute. La lunghezza della base della piramide è di 300 metri per 200 e il vertice della piramide si innalza a circa 100 metri dalla base. Sulla cima della piramide ci sono due fori molto grandi, attraverso i quali l’’acqua del mare si muoverebbe ad alta velocità generando dei
vortici che influenzano fortemente anche la superficie del mare.
Movimenti vorticosi di acque
I ricercatori impegnati sul luogo ipotizzano che questo movimento vorticoso di acque possa avere qualche effetto sul passaggio di barche e aerei, generando quell’’alone di mistero che circonda l’’area. Sembrerebbe che questa struttura sia fatta di vetro o di cristallo, essendo completamente liscia e parzialmente traslucida. L’auspicio è per uno studio più approfondito che potrebbe offrire risultati che al momento è difficile immaginare.
Individuazione confermata dal subacqueo Ray Brown
Scoperta o riscoperta? Negli anni ’60 si sapeva già qualcosa in proposito. Secondo le cronache del tempo, la piramide fu individuata per la prima volta nel 1968 da un medico dell’Arizona di nome Ray Brown. Brown si trovava in vacanza nei Caraibi e faceva attività subacque con i suoi amici al largo delle Bahamas, in una zona conosciuta come “La Lingua dell’’Oceano” per la bizzarra conformazione del fondale marino. Nel bel mezzo di una immersione, raccontò di essersi ritrovato solo e, mentre tentava di raggiungere i suoi amici, guardando verso il basso notò una massiccia struttura di forma piramidale e leggermente illuminata innalzarsi dal fondo dell’’oceano. Siccome era a corto d’’aria, non fu in grado di studiare meglio lo strano oggetto, e risalì verso i suoi amici.
Le scansioni oceanografiche del Dr. Verlag Mayer
Successivamente, nell’’estate 1991, il famoso oceanografo dr Verlag Meyer, durante una conferenza stampa a Freeport, fece una dichiarazione alquanto misteriosa. Meyer comunicò che durante una scansione con il sonar del fondale del famoso “Triangolo delle Bermuda”, il suo team trovò ben due piramidi gigantesche, più grandi delle Piramidi di Giza, ad una profondità di 600 metri. Ma il fatto più sconcertante furono le dichiarazioni degli scienziati dell’’epoca i quali, una volta osservati i dati e fatte le dovute considerazioni, affermarono che la tecnologia per produrre il materiale di costruzione delle piramidi era sconosciuta. Infatti, si trattava di un elemento simile al vetro di grosso spessore. Quindi le ipotesi erano due. O le piramidi erano state costruite in tempi recenti, con un qualche materiale di ultima generazione, oppure bisognava ipotizzare che esse non fossero di origine umana.
Scoperte sensazionali mai approfondite per strane paure
Non c’’è dubbio che ci troviamo di fronte ad una scoperta sensazionale. In Florida si è tenuta una conferenza di approfondimento al quale hanno anche partecipato i giornalisti locali. Eppure, al momento, aleggia una sorta di alone di segretezza o di studiato disinteresse. Sebbene la scoperta abbia creato sconvolgimento e sconcerto, pare che nessuno si stia affannando per organizzare una spedizione esplorativa di approfondimento. La vicenda è molto simile a quella dell’’UFO sul fondo del Baltico, dove gli scopritori del misterioso oggetto hanno dovuto penare non poco per trovare i fondi e organizzare una missione esplorativa privata.
Le piramidi giapponesi di Yonaguni
La posizione ufficiale dell’’archeologia classica sembra essere quella di un sarcastico scetticismo, teso a ridicolizzare la scoperta di queste amenità. Eppure non è la prima volta che si scoprirebbe una piramide sottomarina. Basti pensare alle piramidi di Yonaguni, Giappone, scoperte nel 1987, quando alcuni subacquei si immersero nelle acque a sud dell’’isola per studiare la grande popolazione di squali martello che si radunano nella zona. Fu il giapponese Kihachiro Aratake, nel corso di queste immersioni, che scoprì per caso quella che gli sembrò una struttura architettonica tra due pilastri che si innalzano a otto metri dalla superficie. Nel suo insieme, le strutture rinvenute richiamano le piramidi egiziane.
Resti di antica civiltà risalenti a 10 mila anni orsono
Da allora molti sono gli scienziati che hanno studiato il fenomeno, malgrado la presenza di forti correnti oceaniche, che rendono proibitive le immersioni. I fondali marini contengono quelle che sembrano essere le rovine di una civiltà formatasi alla fine dell’a Era Glaciale. Sono state rinvenute tracce di flora, fauna e stalattiti che si formano abitualmente solo in superficie. La loro somiglianza con altri reperti del mondo antico ha portato qualcuno a teorizzare che potrebbero essere i resti di un’’antica civiltà risalente a 10.000 anni fa. Altre analisi indicano che l’’origine della struttura, che misura 120 m in lunghezza, 40 m in ampiezza e 20–25 m in altezza, possa risalire ad 8.000 anni fa.
Piramide sommersa nel lago Fuxian in Cina
Bisogna anche ricordare la piramide sommersa del lago Fuxian, in Cina, scoperta nel 2006 da Geng Wei, capo del dipartimento di ricerca di monumenti sottomarini del lago Fuxian a Yuxi, e che già aveva scoperto una serie di edifici in questo lago. “Questa piramide è diversa da quelle che si trovano in Egitto dal momento che la sua sommità è piatta. Questo genere di piramide piuttosto ricorda maggiormente gli edifici Maya che hanno una sorta di piattaforma anziché una punta”, affermò Wei al momento della scoperta.
Il tema più scomodo ed imbarazzante per l’archeologia ufficiale rimane quello di Atlantide
Chiaramente, se la notizia della scoperta della piramide sul fondo del Triangolo delle Bermuda venisse ufficializzata, le conseguenze sarebbero enormi. Gli archeologi si troverebbero costretti a trovare una spiegazione logico-razionale alla presenza di una piramide di cristallo sul fondo del Mar dei Caraibi. “Che diavolo ci fa una piramide in quel posto? Lì non ci dovrebbe essere nessuna piramide, anzi, non c’è nessuna piramide!” Ovviamente, il passo successivo sarebbe quello di dover affrontare uno dei temi più scomodi per l’archeologia ufficiale, ossia l’esistenza di Atlantide. La Piramide dei Caraibi potrebbe essere la prova dell’esistenza di un antico continente sprofondato nell’oceano a seguito di un cataclisma di proporzioni globali.
Una civiltà umana evoluta e poi persa per un immane cataclisma
Il fatto che ci siano delle piramidi in diversi siti archeologici del pianeta, potrebbe indicare che in passato, in un’era pre-cataclisma, esisteva una civiltà globale umana evoluta, andata poi perduta a causa di una qualche distruzione globale. Queste ipotesi fanno venire il mal di testa agli archeologi classici.
Le piramidi sottomarine come modello per quelle Maya e per quelle dell’Antico Egitto
È la piramide di cristallo a causare i fenomeni nel Mar dei Caraibi? Alcuni ricercatori hanno ipotizzato per anni che sul fondo del Triangolo delle Bermuda vi fosse una fonte di energia capace di interferire con le radiotrasmittenti e i radar. Se la leggendaria Atlantide esisteva davvero, questa piramide potrebbe essere ciò che rimane di una potente macchina capace di produrre energia e che si trova ancora lì, intatta sul fondo dell’oceano. Tale macchina, essendo di forma piramidale, potrebbe essere il modello storico originale al quale le culture successive si sono ispirate più tardi in tutto il mondo.
Piramidi scoperte in diversi punti del pianeta
La forma piramidale è caratteristica comune di costruzioni scoperte in ogni angolo della Terra, nel Nord, Centro e Sud America, nell’Est Europeo, in Medioriente, in Siberia, nella Cina settentrionale e centrale. Qualcuno ipotizza che ce ne sia una anche sotto i ghiacci del Polo Sud, ma lo spessore del ghiaccio, di oltre 1 chilometro, non permette né conferme né smentite. Si può affermare che le piramidi planetarie sono l’’indizio più evidente dell’esistenza dell’antico continente di Atlantide.
Piramide o macchina energetica per raccogliere i raggi cosmici?
Sull’annoso problema dell’a effettiva esistenza di Atlantide, Rich Hoffman, esploratore e ricercatore, consiglia di spolverare la storia dell’’archeologo dilettante Heinrich Schliemann, l’uomo che trovò e scavò le famose rovine della città di Troia, nonostante gli storici pensavano fosse solo una leggenda. I ricercatori affermano che questa incredibile macchina energetica potrebbe essere in grado di attrarre e raccogliere i raggi cosmici dal cosiddetto “campo di energia” o “vuoto quantistico”, e che potrebbe essere stata utilizzata come centrale energetica per la civiltà atlantidea, con esseri umani antichi ma in piena regola.
Atlantide sopraffatta da una catastrofe chiamata Diluvio Universale
in evidenza Un reperto archeologico della mitica Atlantide? Forse la Piramide dei Caraibi non fa parte direttamente del centro di Atlantide, ma di una sua succursale decentrata. Il dr Maxine Asher, direttore del Research Association Mediterraneo Antico a Los Angeles, in un’intervista di qualche anno fa, dichiarò di essere convinto che Atlantide fosse una super-civiltà globale che esisteva tra il 10500 e il 10000 a.C, sopraffatta poi da una catastrofe globale, forse quella registrata nella Bibbia e conosciuta come il Diluvio Universale di Noè. Se Atlantide è esistita, dunque, probabilmente è da collocarsi alla fine dell’’ultima Era Glaciale.
Scioglimento calotte polari e innalzamento acque di 400 metri
La storia del suo affondamento si riferisce a massicce inondazioni dovute ad un brusco innalzamento delle acque, innescato da uno scioglimento improvviso delle calotte polari. Le ricerche dimostrano che il livello del mare si è innalzato di quasi 400 metri e nessuna tecnologia avanzata avrebbe potuto salvare Atlantide da un simile disastro. Da questo punto di vista, il mistero delle Piramidi sul fondo del mare apparirebbe risolto. Stiamo semplicemente prendendo atto dei risultati di un evento catastrofico che ha colpito la Terra migliaia di anni fa, generando un rialzamento del livello del mare che ha spazzato via molte civiltà.
Le nostre verità esistenziali stanno negli abissi oceanici
Gli abissi degli oceani restano la grande frontiera sconosciuta dell’esplorazione umana. Ci troviamo in un momento storico nel quale la scienza conosce più la superficie della Luna che non le profondità degli oceani. Esplorando meglio le nostre profondità oceaniche potremo probabilmente compiere enormi progressi nella conoscenza dei nostri misteri esistenziali e delle nostre autentiche origini.
Tratto da documento inviato da: www.villasanlorenzoaflaviano.it
Sintesi, elaborazione e titoli di Valdo Vaccaro
Fonte: http://valdovaccaro.blogspot.it/2014/11/piramidi-oceaniche-triangolo-delle.html