I PFAS sono arrivati anche sulla nostra tavola. E da molto più tempo di quanto potremmo pensare.
A lanciare l’allarme è il report “Toxic Harvest” di PAN Europe (Pesticides Action Network) secondo cui la presenza di residui di PFAS in frutta e verdura europea è più che triplicata dal 2011 al 2021, con un tasso di crescita del 220% per la frutta e del 274% per la verdura.
I PFAS sono sostanze poli e perfluoroalchiliche usate in moltissimi prodotti di largo consumo e nelle applicazioni industriali. Sono sostanze chimiche di sintesi che non esistono in natura, e sono impiegate fin dagli Anni ’50 per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti.
Si definiscono “inquinanti eterni” perché sono praticamente indistruttibili: una volta dispersi in natura si degradano in tempi lunghissimi, si accumulano nell’ambiente e possono contaminare anche le risorse idriche, inclusa l’acqua potabile. Non solo: sono pericolosi anche per le persone. A dicembre 2023 l’AIRC ha dichiarato che alcuni PFAS sono cancerogeni o potenzialmente tali.
Tra i numerosi usi, i PFAS sono impiegati anche nei pesticidi per aumentarne l’efficacia contro i parassiti. “Risultato? Una contaminazione che coinvolge il nostro cibo, le risorse idriche e l’ambiente. Ne sono vittime anche gli agricoltori, inconsapevoli di essere esposti ai PFAS dato che i loro prodotti non riportano alcuna avvertenza sulla presenza di questi pericolosi inquinanti”, spiegano anche da Greenpeace, associazione che ha condotto numerosi monitoraggi su queste sostanze.
“E i consumatori, a loro volta, non possono tutelarsi in nessun modo da queste sostanze pericolose. Se è vero infatti che nella proposta di restrizione universale dei PFAS è stato pubblicato il primo elenco ufficiale dell’UE comprendente 47 principi attivi PFAS, ad oggi 37 di queste 47 sostanze, che rappresentano il 12% delle sostanze attive sintetiche approvate nell’UE, sono ancora autorizzate per l’uso come pesticidi nella produzione alimentare“.
Lo studio di PAN Europe si basa sui dati ufficiali dei programmi nazionali di monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti negli Stati membri dell’UE e prende in considerazione i prodotti coltivati con tecniche agricole convenzionali, ovvero non biologiche.
Sono stati inclusi solo prodotti campionati in modo casuale, per dare ai consumatori un quadro rappresentativo, e sono stati selezionati i prodotti ortofrutticoli più comunemente consumati.
Ecco i dati più significativi che sono emersi dallo studio:
– In totale, sono stati rilevati residui di 31 diversi pesticidi contenenti PFAS in frutta e verdura dell’UE tra il 2011 e il 2021.
– A fronte dell’aumento dell’uso di pesticidi con PFAS è stato registrato un incremento di residui di queste sostanze in frutta e verdura. L’aumento più significativo interessa in particolare albicocche (+333%), pesche (+362%) e fragole(+534%).
– Gli aumenti più significativi della contaminazione da PFAS dei prodotti coltivati a livello nazionale sono stati osservati in Austria (frutta: +698%, verdura: +3277%) e Grecia (frutta: +696%, verdura: +1974%).
– Il 20% della frutta coltivata nell’UE contiene residui di almeno un pesticida PFAS: fragole (37%), pesche (35%) e albicocche (31%).
– Gli ortaggi coltivati in Europa (12%) sono risultati in media meno contaminati dai PFAS rispetto alla frutta, ma alcuni risultano particolarmente inquinati: cicoria (42%), cetrioli (30%), peperoni (27%).
– Belgio (27%), Paesi Bassi (27%), Austria (25%), Spagna (22%) e Portogallo (21%) sono gli Stati europei con i più alti livelli di contaminazione da PFAS nella frutta e nella verdura. In Italia questa percentuale è pari al 12%.
– Tra la frutta e la verdura importate, quelle che con maggiori residui di PFAS provengono da Costa Rica (41%), India (38%), Sudafrica (28%), Colombia (26%) e Marocco (24%).
– Nei prodotti coltivati in Europa, le sostanze attive PFAS più spesso rilevate nel 2021 sono il fungicida “fluopyram”, l’insetticida “flonicamid” e il fungicida “trifloxystrobin”.
“L’uso di PFAS nei pesticidi contamina frutta e verdura: non possiamo più minimizzare quanto sta accadendo perché ormai è chiaro che l’accumulo di PFAS coinvolge non solo suolo e acqua ma anche la nostra catena alimentare, con conseguenze molto serie sulla salute umana. Problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, alcune forme tumorali come il cancro al rene e ai testicoli sono solo alcuni dei danni associati ai PFAS: non c’è più tempo da perdere, tutta la popolazione italiana deve essere protetta e tutelata dai PFAS.” sottolinea Greenpeace.