di Umberto Di Grazia
Tra le tante storie e personaggi del mio palazzo, quella di Pallino ha lasciato una traccia forte che rimarrà nella memoria, superando i limiti del Tempo.
Spesso ci si chiede come andrà la vita nel nostro pianeta e dai dati, visibili a tutti, non ci sono molti riferimenti per sperare il meglio ed allora è facile abbandonarsi allo sconforto e chiudersi nei meandri della mente più oscuri.
Per qualcuno, per fortuna, il negativo dominante ed imposto (per rendere gli esseri viventi schiavi delle paure e dominati dal non senso di un sistema assassino della vita medesima…) è uno sprono a reagire. Così è stato per Giorgio ed il suo magnifico compagno di viaggio “Pallino”.
Avanti con l’età ambedue, li vedevi sempre insieme, così in auto, così per strada e così quando dormivano. Spesso Pallino era senza guinzaglio, seguiva Giorgio attaccato alla sua gamba destra, aspettava ore che finisse di parlare e di bere birra con gli amici, ed entrava, saltellando sulle quattro zampe, al bar per cercare qualche briciola di colazione caduta casualmente. Non attaccava ne molestava nessuno. Viveva totalmente seguendo Giorgio, il suo unico e vero riferimento.
La mattina verso le 6.00, li sentivo arrivare al bar, le mie finestre della camera da letto sono sopra, proprio ad angolo del palazzone a forma di M maiuscola, voluto da Mussolini per scrivere, con delle costruzioni, il suo nome da via Costantino, sulla Cristoforo Colombo, sino al mare…; speriamo che a qualche “dominante attuale” non venga la stessa idea!
Ci si incontrava poco dopo, inizio sempre presto a lavorare. Qualche parola, un po’ di calcio e le sue sventure, poca politica, molto senso del distacco da cose che non interessano ormai a nessuno e mandano un odore di fogna intasata. Neanche la televisione ormai interessa molto.
Si parla di dove si mangia meglio ed a prezzi umani, di quanto è complesso vivere con il denaro che non basta mai, delle file da fare alla posta, dei dolori che avanzano, di qualche amico che non è più tra di noi. Giorgio era tra le persone rispettate, onesto e forte sia come struttura che anima. Era uno dei riferimenti per noi che, da giovani, cercavamo dei modelli e dei sostegni.
Spesso si nascondeva dietro qualche persona o si allontanava per vedere se Pallino lo cercava e lo trovava e mai, dico mai, il cane non è riuscito a farlo. Normale direbbero in molti, ma per lui, cieco da qualche anno, era un impegno diverso. A vederlo non ci si accorgeva della sua menomazione ed il suo prodigioso olfatto lo guidava, salvo quando nel bar sfornavano, dal microonde, i cornetti appena cotti. In quel momento il suo olfatto era preso da altro ma, dopo poco, alzando la testa e girandola, con il naso scuro verso l’alto, riusciva a trovare e a ricongiungersi con il suo amico Giorgio.
Sono momenti da vivere, pieni di sfumature e difficili da trasmettere con le parole, come tutto ciò che è vero, puro e che scende veloce nel cuore per stabilizzarsi, per sempre, nell’anima. Momenti di “stacco” dal rumore di fondo di una società alla deriva, attimi, forse, ma che rimarranno incisi con lettere indelebili.
Poi, un giorno, mentre attraversavano la strada sulle strisce pedonali, un guaire e poi uno frenata. Amici dal bar corsero, portarono Pallino al pronto soccorso per animali, ma non ci fu nulla da fare. L’autista della macchina disse semplicemente…:“non l’ho visto, era troppo piccolo…!”. Era al guinzaglio e la gomma dell’auto sfiorò la gamba di Giorgio, lì dove, Pallino, trovava rifugio e forza per vivere.
Molti di noi si sentirono “scippati di un bene importante” e molti furono turbati dal fatto che all’autista non fu detto né fatto nulla..! I giorni successivi Giorgio continuò a venire al bar, gli dissi di prendersi un altro cane, ma lui non volle, gli sembrava di tradire l’amore che lo legava al suo grande amico.
Nessuno poi parlò dell’avvenuto o chiese, come capita di solito, cosa era successo! Passarono i giorni e pochi mesi, sempre con Giorgio che veniva alla solita ora al bar, sempre una birra, sempre i soliti discorsi. Ma il nostro amico non era più lo stesso e, spesso, quando camminava, d’istinto si girava per cercare Pallino, oppure si nascondeva sperando di essere trovato da lui ed una volta trasalì per un cane, simile al suo, che entrò nel bar!
Sentivamo che la sua spinta per andare avanti non era più la stessa, anche se Giorgio smentiva e cercava di tenerci allegri con la sua satira tagliente ed essenziale. Ebbe un problema ai denti, andò a farsi curare e dopo l’anestesia, dicono a causa della sua glicemia, morì… e raggiunse Pallino e ovunque ora essi siano, parte di molti di noi è con loro.
Articolo di Umberto Di Grazia
Fonte: https://www.coscienza.org/category/animali/