Obes Grandini, uno dei più grandi cicloviaggiatori dei tempi moderni – nato 63 anni fa nei dintorni di Ferrara, la città delle biciclette – ha iniziato ad esplorare il mondo a pedali nel 1980 e da allora non è più riuscito a fermarsi, affrontando avventure incredibili e viaggi indimenticabili che ha poi raccontato nei suoi libri.
Dal freddo nord alle lande desertiche d’Africa, dalla Siberia all’Alaska, Obes Grandini ha viaggiato in bici per tutto il mondo… Ecco una breve intervista.
D: Hai vissuto una vita sui pedali, chi o che cosa ti ha ispirato?
Il desiderio di vagabondare con calma verso mete sognate; starmene all’aria aperta. Mi ero stancato dei mezzi pubblici, spesso affollati, o dei mezzi a motore, costosi e bisognosi di troppe cure. Certo che quella fotografia del 1976 di Heinze Stucke, cicloviaggiatore tedesco, su un mensile inglese (che ancora conservo) ha illuminato ciò che rimuginavo dentro.
D: Come scegli l’itinerario dei tuoi viaggi?
L’idea di un viaggio, di un itinerario può nascere dal racconto di un viaggiatore, da una lettura, da un filmato. Molteplici sono le ragioni che stimolano un’anima che ama muoversi. Poi, per predisposizioni particolari del momento, finisco per scegliere una zona piuttosto di un’altra.
D:Quanta organizzazione e quanta improvvisazione c’è dietro i tuoi viaggi?
Passaporto, tenda, bicicletta in ordine; una controllata alle difficoltà o meno di ottenere i visti è tutto ciò che riguarda l’organizzazione. Preferisco improvvisare, affrontare al momento le difficoltà del non sapere. Non amo macerarmi in mesi di letture, informazioni, studi: finirei per affievolire il gusto della scoperta, della novità.
D: Qual è stato finora il viaggio più impegnativo sia dal punto di vista fisico che psicologico?
Il tratto in Tibet è stato particolarmente complicato: l’altitudine che toglieva il respiro e le forze, il freddo che stritolava le ossa e l’ostilità dei cinesi che aumentava la mia tensione di clandestino. A confondermi c’era però la bellezza di vette impareggiabili, un cielo mai visto prima che ho battezzato, senza studiarmi tanto, “Azzurro Tibet” e la silenziosa e dolce ospitalità dei tibetani. Emozioni fortissime. Molto, ma molto problematico anche l’attraversamento del Sud Sudan.
D: Ci racconti un episodio piacevole ed uno spiacevole che ti sono accaduti?
E’ stato molto spiacevole essere derubato a Istanbul; spiacevole per il denaro perso, per il ricovero in ospedale, e la settimana di dormiveglia causata dal potente narcotico infilato nella mia bottiglia di birra (metodo conosciuto… ma ci sono cascato ugualmente). E’ stato soprattutto spiacevole perché per un mesetto non mi fidavo più di nessuno e non godevo della proverbiale ospitalità dei popoli asiatici dove ero diretto. Poi sono guarito affidandomi a una medicina naturale: “Sarà quel che sarà”.
Piacevole è stato l’incontro con una ragazza canadese, anche lei in bicicletta, durante il viaggio Canada Alaska. Ci siamo incrociati: poche chiacchiere, un campeggio notturno. Dopo una settimana ci siamo ritrovati e abbiamo pedalato insieme per un po’, tanto per vincere meglio la paura dell’orso. Alla fine del viaggio, dopo mesi di tenda mi sono concesso un letto nell’ostello di Anchorage e lì una mattina ho sentito il mio nome risuonare forte: una signora mi chiamava per dirmi di andare subito al telefono. Allarmato e confuso ho risposto e ho sentito la voce della canadese che mi invitava a casa sua a Vancouver. Era sicura che prima o poi sarei passato per l’ostello. Ho conosciuto così una grande donna, insegnante e grande viaggiatrice su due ruote. Tra i tanti viaggi ha attraversato il Sud America in solitaria.
D:Dopo aver viaggiato in lungo e in largo e aver esplorato molte aree remote della terra, hai ancora voglia di partire?
Sì! Ne sento ancora forte il desiderio. Il corpo sta mostrando gli acciacchi di una vita garibaldina e chiede comprensione, mentre la mente è tuttora in agitazione e stuzzica la voglia di andare verso luoghi mai visitati, e perché no, anche tornare dove sono stato tanti anni fa. Tutto dipende da me, dal mio stato d’animo.
D: Un luogo che ti è rimasto nel cuore?
Scelta difficile. Anche se, come in questo caso, mi viene subito alla mente la parte sud del Sud America. In particolare, la zona del ghiacciaio Perito Moreno, del Fitz Roy, del Cerro Torre in Argentina, fino al parco Torres del Paine in Cile. Ghiacciai, torri scontrose a farsi scalare, un vento amico-nemico così insistente da ubriacarmi più del buon vino tinto. Ho accumulato tanta energia laggiù, tanta voglia di vivere.
D: E un incontro?
“La luce fioca della candela, il silenzio assoluto di una terra in cima al mondo, il ragazzo seduto nel letto di fronte, silente, dai lineamenti gentili, un’espressione da buono e, quel figlio tra le gambe che si struscia come un gattino voglioso di scambiare contatti di pelle con il suo papà. In ogni viaggio, forse dovuto alle continue esagerazioni fisiche, stimolato da ambienti naturali forti, oppure per l’incontro con donne e uomini così diversi da me, arrivo a provare emozioni intense. Anche questa sera il mio cuore si rilassa e, devo chinare il capo alla grandezza di sentire la vita. Indimenticabile incontro con giovane famiglia tibetana”.
D: Hai qualche consiglio per chi si avvicina per la prima volta ai viaggi in bicicletta di lunga percorrenza?
Consiglio una buona tenda (è la propria casa e il clima oggigiorno è pazzo, sovente fuori di testa). Poi una bicicletta assemblata secondo i propri gusti, ovviamente con le caratteristiche per il viaggio (non è necessario svenarsi). Inoltre consiglio di portare con sé la curiosità di capire le diversità di altri popoli e di non sporcare. Quindi partire senza crearsi troppi problemi.
D: Sei andato a nord, a sud, a est, a ovest… Dove dirigerai le ruote la prossima volta?
Se potessi tornerei in Sud America, per poi proseguire per il Centro America.
D: E se volessimo saperne di più su di te e sui tuoi viaggi?
Forse i quattro racconti che ho scritto potrebbero aiutare a saperne di più su di me. Altrimenti esiste un poco aggiornato sito: www.obesgrandini.com
Fonte: http://www.lifeintravel.it/obes-grandini-intervista-bicicletta.html