di Maria Elena Viggiano
Le ripercussioni economiche che la Cina dovrà affrontare a seguito dell’epidemia del coronavirus sono indubbie. Secondo l’Oxford Economics, le stime di crescita per il primo trimestre del 2020 saranno inferiori al 4% e per il resto dell’anno è previsto un 5,6%. Prima del virus si parlava del 6%.
Si tratta di un colpo durissimo e di prendere consapevolezza che il “sogno cinese”, di essere un paese sempre più forte economicamente e al centro del mondo, subirà una battuta di arresto. Il presidente Xi Jinping ha deciso di prendere delle misure mai adottate in precedenza per il contenimento dell’epidemia: quarantena per 60 milioni di cinesi ed oltre 700 milioni di persone in isolamento a causa di restrizioni dei viaggi.
Nel giro di pochi giorni sono cambiate le abitudini dei consumatori cinesi: dal cibo alla cultura, dall’esercizio fisico all’intrattenimento. La ricerca della parola “noia” ha avuto una impennata del 626% sul sito Weibo, così come la domanda sui motori di ricerca: “Come occupare il tempo a casa?”. L’uso di internet è stata la risposta, molti imprenditori hanno compreso che il digitale poteva diventare l’unico modo per continuare a fare affari e rimanere in contatto con i propri clienti. “In Cina si parla di una crescita esponenziale del food delivery e di cambi di comportamento di consumo del cibo e nelle procedure di consegna – dichiara Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano. Si è passati da ordini mono-pasto, poiché il pranzo ordinato online viene di solito consumato da soli, a ordini più consistenti considerando le famiglie costrette a limitare i propri spostamenti”.
Così se a dicembre le previsioni delle vendite tramite e-commerce in Cina erano di 2.328 trilioni di dollari nel corso del 2020 i numeri saranno perfino più alti. Meituan, una delle principali aziende cinesi di consegne di cibo, ha incrementato gli ordini di quattro volte rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In aumento anche le vendite online per il reparto alimentare di JD.com che registrano un +215% così come la catena francese Carrefour ha segnato un +600% per le consegne di cibo. L’altro problema era poi la necessità di limitare il contatto diretto tra cliente e fattorino nella fase di consegna.
“Dalle catene di ristorazione (McDonald’s, KFC, Pizza Hut) alle piattaforme di food delivery, tutti hanno optato per l’opzione di consegna contactless sull’uscio di casa o in un altro luogo indicato – racconta Samuele Fraternali, ricercatore senior dell’Osservatorio eCommerce B2c. Parallelamente in Cina si sta lavorando anche alle consegne tramite robot, soprattutto nelle aree più a rischio“. Meituan e Jd.com hanno deciso di effettuare consegne attraverso droni o veicoli a guida autonoma. L’uso dei robot è stato adottato anche da alcuni ospedali per il trasporto di forniture medicali e già si pensa ai possibili sviluppi di queste tecnologie per automatizzare alcuni processi del settore pubblico.
I cinesi hanno reagito alla quarantena anche impegnando il proprio tempo in una serie di attività diverse dal solito. La cucina è diventata un luogo di incontro e di conforto, sono state inventate nuove ricette e regole per la preparazione del cibo che poi sono state condivise online. In aumento il tempo trascorso su internet che da 6,1 ore è passato a 7,3 di media giornaliera e l’utilizzo dei media tradizionali come la televisione. I video dei trainer, sono stati utili per fare esercizi fisici in casa e sono diventati argomento di chat di gruppo su WeChat, piattaforma di messaggistica istantanea.
Articolo di Maria Elena Viggiano
Fonte: https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/03/06/cibo-virus-quarantena/