Negli Usa le “Donne dell’Anno” sono Uomini!

di Max Del Papa

Dalla segretaria alla Salute, Rachel Levine, alla transnuotatrice Lia Thomas. In America trionfa la retorica gender.

Negli Usa le “donne dell'anno” sono uomini - Max Del Papa

No… ma è giusto. È troppo giusto, chi siamo noi per dire la nostra? Il mondo va avanti compagni, tutto si fa sfumato, opinabile, la realtà è immaginazione, la verità è fluida e così ci può stare che in America venga eletta donna dell’anno un maschio. Un ex maschio. Una “uoma”.

Trattasi della segretaria alla Salute, Rachel Levine, che da non femmina poteva anche essere considerato lievemente sovrappeso, ma adesso, alleggerita del sesso, è perfetta e, con la levità di una farfalla, ci spiega bene che: “È solo una conferma in più che le persone trans hanno tanto da offrire quanto chiunque altro nella nostra società e che diverse opportunità devono davvero verificarsi per le persone con esperienza trans, in modo che quando ci viene data l’opportunità di brillare, possiamo”.

Non vuole dire assolutamente niente, in ogni modo: brava! Bene! Ci pareva ormai indiscutibile che chiunque potesse essere insignito di un premio, senza tante menate, ma la retorica gender è funzionale e va assorbita, insegnata nelle scuole, infilata dappertutto, anche nella caffellatta.

E anche nella piscina: la transnuotatrice Lia Thomas, nata Will, da maschio era un po’ una schiappa, ha profittato del lockdown pandemico globale per ritoccarsi e, diventata Lia, straccia tutte le avversarie. Per forza, è il doppio di loro! Le avversarie, essendo misogine, non ci stanno e contestano il “vantaggio ormonale”: grazie al cazzo, si potrebbe chiosare. Ma sono solo delle stronze, pure invidiose. Non hanno le palle… Non capiscono che anche senza questi cavilli, uno è quel che si sente, quando si sente, dove si sente. Se si fa un viaggio, all’andata si può andare nel bagno dei maschi, al ritorno in quello delle femmine.

Anche l’anagrafe è superata, è sessista, chi se ne frega dei documenti, tanto ci sarà l’Id-Pay. La carta d’identità si dovrebbe fare cangiante, clicchi su “aggiorna” e cambia a seconda del sentire, eh, che sarà mai?

Io appena alzata potrò pure sentirmi una vittima del maschio narcisista patologico e poi, ascolta, si fa sera, e a sera divento un frate trappista o magari proprio un maschio patologico. Beh? Che c’è? A pois, a pois, a pois. Chi siete voi per dire la vostra?

Del resto, se Scanzi, la Murgia e Saviano si sentono scrittori, se Vasco si sente rockstar… Io, per esempio, attualmente mi sento tanto cockstar (stella del cazzo), e nessuno può dirmi niente.

Articolo di Max Del Papa

Fonte: https://www.nicolaporro.it/negli-usa-le-donne-dellanno-sono-uomini/

VOGLIO UNA MAMMA E UN PAPà
Coppie omosessuali, famiglie atipiche e adozione
di Giovanna Lobbia, Lisa Trasforini

Voglio una Mamma e un Papà

Coppie omosessuali, famiglie atipiche e adozione

di Giovanna Lobbia, Lisa Trasforini

Cosa chiederebbe un bambino abbandonato? Una mamma e un papà.

"Voglio una mamma e un papà" è il terzo libro della collana Amici dei Bambini.
Grandi polemiche e accesi dibattiti hanno suscitato nel nostro Paese alcune scelte in tema di politica familiare: in particolare, ha avuto risonanza il sì al matrimonio fra persone dello stesso sesso in alcuni paesi del nord Europa, in Spagna e nel Regno Unito, con conseguente possibilità da parte di coppie omosessuali di adottare un bambino. La questione si è concentrata sul presunto "diritto alla genitorialità", visto ora sotto le vesti del "diritto all'adozione". Il fuoco dell'attenzione è quindi concentrato sugli adulti.

Questo libro rilegge un tema di grande attualità – la possibilità di adottare un bambino da parte di coppie omosessuali - rovesciando la prospettiva e partendo dal punto di vista del bambino. La genitorialità non è un diritto né degli eterosessuali né degli omosessuali. Essere figlio è invece un diritto di ogni essere umano.

Dire no all'adozione non è discriminazione nei confronti degli omosessuali, ma semplice riconoscimento di ciò che è famiglia – quindi risorsa piena per un bambino – rispetto a ciò che non lo è – e che quindi può assolvere ad alcuni bisogni del bambino, ma non a tutti. Il discorso sulle "coppie gay" è solo il punto di partenza: il tema poi si allarga a tutti i tipi di famiglie "atipiche" (single, famiglie allargate ecc.).

La specificità del volume consiste dunque nel riportare l'attenzione sulla centralità del bambino. Da qui, senza polemiche o "crociate", nasce il "no" a modelli "familiari" alternativi, che possono risultare fattori di ulteriore difficoltà per minori che hanno già subito gravi traumi; non alla luce di una visione ideologica, ma di una valutazione legata al benessere psicologico del bambino.

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