Deva Eusebio è nata il 16 dicembre 2008, nella penombra di una stanza dell’ospedale ostetrico-ginecologico Sant’Anna di Torino. In deroga ai rigidi protocolli medici previsti, il suo parto è avvenuto senza ossitocina, monitoraggi, epidurale, episiotomia, antibiotici, lettino della sala parto, spinte manuali, forcipe, aspirazione del muco, clampaggio e senza recisione del cordone ombelicale.
Il secondamento, ovvero l’espulsione della placenta, è avvenuto circa venti minuti dopo la nascita e la sera stessa neonata e placenta, ancora unite, hanno lasciato l’ospedale per vivere a casa i delicati giorni di attesa del naturale distacco del cordone ombelicale. Il parto integrale Lotus, prevede di lasciare il neonato collegato alla placenta fino al distacco naturale del funicolo – che avviene dai tre ai dieci giorni dopo la nascita – con benefici sia di ordine psicologico che biologico.
Non ci sono evidenze scientifiche che neghino questa metodologia, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una “procedura fisiologica” in contrapposizione alla “procedura invasiva” del taglio immediato. Non sussistono neppure ragioni mediche che la sconsiglino in presenza di una placenta sana. Tuttavia la famiglia Eusebio ha dovuto affermare con determinazione il proprio diritto a un parto naturale, superando le iniziali resistenze del personale medico.
Con le dimissioni del neonato, la Direzione Sanitaria del Sant’Anna ha attestato che un operatore sanitario non può recidere il cordone ombelicale senza il consenso dei genitori e che la placenta può essere richiesta alla struttura ospedaliera, in quanto di proprietà del neonato e, per estensione, della famiglia. Un considerevole passo avanti verso il riconoscimento della sacralità della vita, nella consapevolezza che “non ci sarà mai pace sulla Terra finché i bambini continueranno a nascere in questo modo”, come afferma il Dalai Lama.
Essere testimoni di una nascita, e avere il privilegio di farlo nella consapevolezza di assistere a un evento sacro, è una di quelle esperienze che ti cambia la vita per sempre. Munay – la nostra prima bimba – è nata in casa con il Lotus Birth; nei giorni vissuti con la bimba-placenta, tutti noi siamo rimasti avvolti dal silenzio, tutto era ancora sospeso tra i due mondi, il mondo fuori era solo un opaco riflesso della bellezza presente in casa… Aver toccato la profondità della vita in questo modo è stato l’inizio di una trasformazione che sta prendendo forma in un progetto chiamato “Bambini Nuovi per l’uomo del futuro”, un portale online e una Casa editrice dedicata ai bambini.
La crescita come genitori, come individui e come coppia ha creato poi le condizioni per avere un secondo figlio, e arrivare a scoprire che la vita non si ripete mai ed è sempre perfetta nel suo avvicendarsi: così, dopo aver preparato il parto in casa per 9 mesi, ci siamo ritrovati a partorire in ospedale, per una serie di circostanze ancora adesso inspiegabili razionalmente. A Torino esiste l’unico reparto ospedaliero italiano per effettuare il parto a domicilio, il loro protocollo medico è molto rigido e per una sospetta anomalia del battito cardiaco della bimba, riscontrata durante le contrazioni, siamo stati condotti in ospedale per eseguire i tracciati (tracciati che erano “stranamente” perfetti rispetto alla diagnosi iniziale… risultato però insufficiente, secondo i medici, per consentirci di tornare a casa).
Obbligati a rimanere in ospedale, con un’unica alternativa (cambiare ospedale!), abbiamo iniziato la nostra battaglia, durata un’ora (divisa in due fasi pre e post parto), per ottenere quello che naturalmente dovrebbe essere un diritto per ogni genitore: effettuare – in presenza delle condizioni fisiologiche necessarie – un parto naturale senza ossitocina, monitoraggi, epidurale, episiotomia, antibiotici, lettino della sala parto, spinte manuali, forcipe, aspirazione del muco, clampaggio e recisione del cordone con conseguente asportazione forzata della placenta…
Deva è nata alle 16.56 del 16/12/08 naturalmente, al buio, in una stanzetta del reparto senza l’intervento del personale sanitario, la sua placenta è nata naturalmente alle 17.20 e insieme sono tornate a casa alle 21.00 dello stesso giorno.Il risultato ottenuto è la conseguenza della passione e dell’amore per la vita, della conoscenza dei meccanismi sottili della procreazione, e della volontà di contribuire all’evoluzione dell’umanità.
Ora tutti noi siamo in possesso di un documento firmato da un’azienda sanitaria che crea un precedente che nel tempo cambierà la prassi e i protocolli dei parti negli ospedali – almeno per chi crede che il futuro dell’umanità sia anche legato a come veniamo al mondo… La lettera, firmata dalla Direzione sanitaria, attesta che un operatore sanitario non può recidere il cordone ombelicale senza il consenso dei genitori e la placenta può essere portata a casa, in quanto è di proprietà della famiglia. Esistono due relazioni di due studi legali che confermano quanto è accaduto, documentazione che condivideremo – insieme al documento firmato dall’Azienda ospedaliera S.Anna di Torino – con chiunque ne avrà bisogno.
Il nostro desiderio è di creare notizia intorno all’esperienza avuta, divulgarla in ogni canale d’informazione disponibile: essere genitori consapevoli vuol dire intraprendere il delicato compito di genitori, dalla fecondazione in poi, con una nuova visione dell’esistenza, con l’intenzione di spezzare i legami con il passato a ogni livello di vita, per accompagnare i nostri piccoli compagni di viaggio con Amore e Protezione.
di Prabhat Eusebio e Monica Farinellam
Fonte: http://www.climatrix.org