È evidente ormai, di come lo smartphone sia una versione già “evoluta” del famigerato microchip sottocutaneo, molto caro alla cultura “complottista”.
A prova di questa tesi, infatti, ci sono le nuove dichiarazioni da parte dell’organizzazione internazionale Wikileaks, che ha pubblicato sul proprio portale, quella che sostiene essere la più grossa raccolta di documenti confidenziali sulla C.I.A.(Central Intelligence Agency: è un’agenzia di spionaggio civile del governo federale degli Stati Uniti d’America, che rivolge le sue attività all’estero), documenti che rivelano le estese capacità di quest’agenzia di mettere sotto controllo gli smartphones e le più diffuse app di social media come, ad esempio, WhatsApp.
Ma non solo, Wikileaks rivela anche dettagli interessanti ed importanti riguardanti un programma segreto globale di hackeraggio da parte della C.I.A. Queste informazioni rivelano di “operazioni armate” contro prodotti come l’iPhone della Apple, Android di Google, Windows di Microsoft e persino i televisori della Samsung [smart-TV]. Tutti questi sistemi possono essere convertiti e utilizzati come microfoni-spia.
Ci troviamo quindi catapultati nel pieno mondo Orwelliano, descritto da Orwell stesso nel suo eccezionale libro “1984”. Oggigiorno basta veramente solo uno smartphone per essere controllati, spiati e manipolati… altro che microchip sottocutaneo! Gli smartphones sono privi di un vero interruttore, spegnerlo non significa “staccare la corrente”, ma semplicemente si pone lo smartphone in una situazione di standby. Così basta un semplice software, attivabile da remoto, per utilizzare lo stesso smartphone come microspia, senza che l’utente si accorga di nulla. Se un tempo era consigliabile rimuovere la batteria, oggi non lo si può nemmeno fare, visto che gli ultimi modelli di smartphone vengono progettati e venduti con la batteria incorporata e non rimovibile. Personalmente ritengo che questi dispositivi cosiddetti “smart”, siano in realtà un’evoluzione “furba” del famigerato microchip sottocutaneo.
L’unico vero “vantaggio” del microchip sottocutaneo, sarebbe la difficoltà da parte del cittadino di rimuoverlo, ma teniamo presente che anche riguardo lo smartphone sta diventando sempre più “obbligatorio” averlo con sé. In diversi paesi è diventato un metodo di pagamento mediante funzioni associate, e a breve potrà contenere il nostro documento d’identità, visto che già può essere esibito come un biglietto aereo o di treno. Immagino un futuro imminente in cui diventerà obbligatorio portarlo sempre con sé, a pena di sanzioni, un po’ come la patente quando si guida.
Il microchip sottocutaneo non sarebbe in grado di inviare immagini, suoni, di conoscere i contenuti delle nostre conversazioni, i nostri gusti, le nostre opinioni politiche o religiose, e tantomeno in grado di pilotare il nostro pensiero in modo raffinato. Lo smartphone invece può fare tutto questo, aggiungendovi una più facile accettazione da parte della gente, rispetto al microchip sottocutaneo. Infatti, un qualcosa di artificiale all’interno del proprio corpo può essere interpretato dalla società e dagli individui come una “forma di violenza” o invasione; mentre l’uso di un dispositivo comodo, utile, indispensabile, di moda, e via dicendo, non solo non verrebbe considerato una violenza, bensì un qualcosa che tutti desiderano ardentemente. Un oggetto irrinunciabile!
In sostanza siamo già “microchippati” e pure per nostra scelta, in maniera tragicomica. Ci siamo talmente abituati ad avere sempre addosso questo infido “amico elettronico”, che ad esso affidiamo ogni dettaglio della nostra vita e ogni nostro segreto. Lo smartphone è diventato il nostro spazio più intimo e personale, e non ci rendiamo conto che per sua natura è quanto di meno privato possa esistere.
Se pensiamo a quanti dati possa contenere una semplice memoria “micro SD”, facilmente acquistabile da ognuno di noi, e al fatto che la tecnologia a nostra disposizione è almeno di terza mano, ossia di un livello elementare, allora è evidente che tutto quello che scriviamo, filmiamo, fotografiamo, ciò di cui parliamo, grazie ai nostri dispositivi viene registrato e conservato per sempre! E un giorno o l’altro potremmo venir chiamati a rispondere di ciò che abbiamo scritto, detto o fotografato. Stiamo vivendo una follia controllata e non ce ne rendiamo minimamente conto.
Quello che oggi non è un reato, potrebbe diventarlo domani, i cambi di regime non sono un evento impossibile. “Chi controlla il passato – scriveva Orwell – controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.”. Provate a pensare quanto avrebbe fatto comodo ai grandi tiranni del passato, possedere degli elenchi dettagliatissimi di tutti i dissidenti, intellettuali, omosessuali, razze inferiori, controrivoluzionari, oppositori etc.
La verità è che siamo assai poco “smart” nell’usare tali dispositivi… i “furbi” sono piuttosto loro, coloro che i dispositivi li producono, li vendono e li controllano, mica noi, ignari e meri consumatori di un oggetto che ogni giorno di più ci sta togliendo la possibilità di essere liberi: liberi di pensare, di comunicare e di vivere. In altre parole, ci stiamo allineando a ciò che Orwell aveva già previsto.. “Dissimulare i propri sentimenti, controllare i movimenti del volto, fare quello che facevano gli altri, era una reazione istintiva”. A quanto pare la realtà supera sempre la fantasia.
Fonte: http://www.tragicomico.it/microchip-sottocutaneo-smartphone-spia/