di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Dopo le amministrative in Sardegna, anche in Abruzzo l’astensionismo sfiora il 50%. L’onda lunga di chi non crede più a questi politici, originata dal terremoto degli anni 90′, oggi è un vero e proprio tsunami di gente che non si reca più alle urne.
Se tre indizi fanno una prova, qui di prove ne abbiamo già abbastanza. Le ultime elezioni politiche del 2022 che hanno visto astenersi il 37% per cento degli italiani e le recentissime amministrative svoltesi in Sardegna ed Abruzzo, dove la percentuale di chi non si è recato alle urne, è salita addirittura al 48% – sono solo tre indizi di quello che invece è ormai un fenomeno di democrazia diretta ben definito che si sta manifestando nel paese.
Gli aventi diritto al voto che ormai rinunciano ad esercitare tale diritto, stanno raggiungendo la maggioranza nel paese ed ora attendiamo solo di aggiornare il dato tendenziale con le prossime elezioni europee alle porte.
Il grafico sopra mostra chiaramente da quando è cominciata questa disaffezione verso la partecipazione al voto, un fenomeno che negli anni è cresciuto in modo esponenziale nei confronti del Sistema politico che guida il nostro paese, che di democratico pare ormai non avere più niente.
È negli eventi degli anni ’80/’90, iniziati con le stragi e la consegna di aziende e monopoli pubblici in mani private fino a privarci del bene più prezioso per uno Stato sovrano, ovvero la propria moneta, con l’entrata nell’euro – ognuno di essi funzionali a saccheggiare il paese e ridurlo a pezzi, con la nostra classe politica complice – che vanno ricercate le cause del fenomeno comunemente chiamato astensionismo.
Al contrario di quello che intenderebbe far passare la vulgata propagandistica, chi non si reca alle urne non è un desaparecidos della politica o peggio ancora un anti-democratico, bensì un elettore che non solo ha perso completamente la fiducia nel nostro sistema politico, ma anche ogni speranza di poterlo cambiare attraverso l’espressione democratica per eccellenza, ossia il voto.
È bene essere chiari fin da subito, la speranza e di conseguenza il potere che ogni elettore in quanto cittadino di una nazione, ha di poter cambiare chi gestisce la cosa pubblica per suo conto, è il pane di cui si nutre la democrazia. Se questa speranza e questo potere vengono meno, la struttura istituzionale di un paese non può più dirsi democratica.
Vado oltre, il diritto di astenersi, ovvero di esprimere il sentimento di non essere rappresentato da nessuna delle compagini partitiche presenti in una nazione, dovrebbe essere addirittura previsto sulla scheda elettorale, se volessimo onorare la democrazia fino in fondo.
Introdurre per legge la possibilità di astenersi direttamente sulla scheda elettorale dovrebbe essere una battaglia che ogni cittadino dovrebbe combattere. Immaginate solo per in istante, se tutto questo fosse effettivo, oggi la coalizione degli astenuti sarebbe di gran lunga il primo partito in Italia.
Ed invece chi si astiene oltre allo sbeffeggio da parte dei soliti sciocchi e degli asserviti, al massimo si deve accontentare, come risultato per la propria manifestazione di democrazia, di un numero statistico che oggi, stante le sue dimensioni, anche i mezzi di informazione più vicini al regime non possono più nascondere.
La democrazia, questa bellissima parola di cui ogni politico si riempie la bocca, etimologicamente ha un significato ben preciso, ovvero: governo del popolo – e trae la sua origine dall’abbinamento di due parole provenienti dal greco antico: démos, “popolo” e κράτος, krátos, “potere”.
È da essa che viene alla luce la tanto desiderata forma di governo e di valori sociali in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente dal popolo, che generalmente è identificato come l’insieme dei cittadini che ricorrono in senso lato a strumenti di consultazione popolare (es. votazione, deliberazioni ecc.).
Se a questa forma di governo così come definita, viene a mancare il così detto demos (il popolo), ripeto elemento indispensabile per definire tale forma una democrazia, è chiaro che non siamo più in presenza di essa, ma sono stati varcati i confini verso tutt’altre forme di governo di fatto. Che possono andare dalla monarchia alle varie forme di oligarchie più o meno marcate, fino ad arrivare alle dittature più o meno dichiarate.
Di questo i nostri politici e chi li ordina, ne sono ben consapevoli. Soprattutto, la presenza e la partecipazione del popolo, è una necessità non negoziabile per il sistema di potere occidentale, che, a differenza dei paesi dove esistono dittature più o meno palesate, fondano la loro legittimazione sull’illusione del popolo di vivere in democrazia.
È per questo che il mondo occidentale, quello che ad arte viene rappresentato dal nostro main stream dei buoni e giusti, non può nel modo più assoluto, rinunciare al popolo per mantenere intatto il proprio castello del Potere.
Un astensione sopra il 50%, farebbe apparire immediatamente ogni governo una vera e propria dittatura dichiarata, esattamente come in quei paesi tipo la Bulgaria, tanto per dirne uno, dove si legittimano governi con la sola partecipazione al voto del 30/35 percento degli aventi diritto al voto.
Anche se questo punto di approdo, ossia varcare la soglia della maggioranza di chi si astiene, realisticamente non rappresenterebbe la fine della battaglia, ma bensì l’inizio per provare a defenestrare questo sistema di potere che si è impossessato delle nostre istituzioni, un risultato concreto sarebbe raggiunto. Ossia, verrebbe reso chiaro a tutti che anche i poteri profondi che guidano i governi del mondo occidentale, operano esattamente dentro i medesimi sistemi dittatoriali, con cui la nostra stampa ogni giorno non perde occasione di sciacquarsi la bocca, quando intende mostrarci quello che accade nei paesi oggi considerati nemici, come la Russia ad esempio. Dove, secondo le notizie dell’ultim’ora, nelle presidenziali in corso, la partecipazione al voto pare addirittura superare quella delle ultime elezioni politiche che hanno portato al governo attuale nel nostro paese.
È chiaro che il nostro sistema dei partiti, quello che secondo i dettami della Costituzione dovrebbe garantire la partecipazione democratica, oggi è totalmente fuori da questo principio. I partiti sono oggi il principale strumento di cui i poteri profondi si servono per impossessarsi delle istituzioni e portate il paese fuori dalla forma di governo democratica che la Costituzione stessa sancisce.
I partiti e gli uomini che li compongono, sono i principali attori di questo perenne ed infinito colpo di stato in atto da decadi, poiché non rispondno più ai loro elettori, ovvero al popolo, ma alle loro fratellanze.
E di questo, mezzo paese se ne è già accorto!
Articolo di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Fonte: https://megasalexandros.it/mezzo-paese-non-vota-piu-e-rifiuta-il-regime-dei-partiti/