di Lucio Leante
Mark Zuckerberg ha annunciato il futuro “orizzonte” di Facebook: il “Meta” abbreviazione di Metaverso, un social che sarà un universo virtuale parallelo dove i partecipanti potranno essere presenti e incontrarsi attraverso i loro “avatar”, manichini virtuali in 3D e loro “incarnazioni”.
Nonostante gli entusiasmi di molti, Meta non sarà che un maxi-videogioco a livello planetario, come già ve ne sono tanti a gradi più ristretti.
I progressisti divenuti transumanisti sperano di realizzare finalmente in quel mondo virtuale la società perfetta e l’uomo “nuovo” da essi vagheggiati, i libertini sperano di realizzarvi i loro più arditi sogni erotici. I pacifisti quelli di un mondo senza guerre mentre i fautori dei dialoghi globali sperano che, facendo incontrare in 3D i loro avatar in posti e sedute virtuali, verrà migliorata la comprensione reciproca.
Tutto lascia invece pensare che una parte dell’umanità benestante sarà semplicemente coinvolta e intrattenuta (e distratta da occupazioni più produttive e creative) in un gioco globale del tipo del “Grande Fratello” televisivo, senza reali effetti positivi sulla vita reale, oltre a quelli pubblicitari.
Alcune prime esperienze sono parecchio deludenti per gli ingenui speranzosi. L’avatar di una donna americana, durante un esperimento di realtà virtuale, è stato aggredito da quello di uno sconosciuto e la donna reale ha sporto una regolare e reale denuncia contro ignoti.
L’Universo virtuale di Meta sembra destinato a incoraggiare anche l’emersione di molti Dottor Jekyll dormienti in milioni di insospettabili Mister Hyde. La natura umana non sarà migliorata da Meta più di quanto non abbia fatto Facebook.
Tutto lascia pensare che gli aggressori e gli odiatori impenitenti (e le guerre) ci saranno sempre anche nel Metaverso, oltre che nella realtà effettiva.
Articolo di Lucio Leante