“Manifesto dell’Antimodernità”

di Massimo Fini

Un modello di sviluppo atroce, sfuggito dal controllo anche di chi pretende di governarlo, ci sta schiacciando tutti, uomini e donne di ogni mondo.

Proiettandoci a una velocità sempre crescente, che la maggioranza non riesce più a sostenere, verso un futuro orgiastico che arretra costantemente davanti a noi – perché è lo stesso modello che lo rende irraggiungibile – crea angoscia, depressione, nevrosi, senso di vuoto e inutilità.

In occidente questo modello paranoico è riuscito nell’impresa di far star male anche chi sta bene (566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci). Esportato ovunque, per la violenza dei nostri interessi e quella, ancor più feroce, delle nostre buone intenzioni, il modello occidentale ha disgregato popolazioni, distrutto culture, identità, specificità, diversità, territori, tutto cercando di omologare a sé.

Il marxismo si è rivelato incapace di contenere e di sconfiggere il capitalismo, perché non è che una variante inefficiente dell’Industrialismo. Capitalismo e marxismo sono due facce della stessa medaglia. Nati entrambi in occidente, figli della Rivoluzione industriale, sono illuministi, modernisti, progressisti, positivisti, ottimisti, materialisti, economicisti, hanno il mito del lavoro e pensano entrambi che industria e tecnologia produrranno una tale cornucopia di beni da far felice l’intera umanità.

Si dividono solo sul modo di produrre e di distribuire tale ricchezza. Questa utopia bifronte ha fallito. L’Industrialismo, in qualsiasi forma, capitalista o marxista, ha prodotto più infelicità di quanta ne abbia eliminata. Per due secoli Capitalismo e Marxismo, apparentemente avversari, in realtà funzionali l’uno all’altro, si sono sostenuti a vicenda come le arcate di un ponte. Ma ormai il crollo del marxismo prelude a quello del capitalismo, non fosse altro che per eccesso di slancio.

Su questi temi fondanti però si tace, o li si mistifica. Anche le critiche apparentemente più radicali si fermano di fronte alla convinzione indistruttibile che, comunque, quello industriale, moderno, è “il migliore dei mondi possibile”. Sia il capitalismo sia il marxismo, nelle loro varie declinazioni, non sono in grado di mettere in discussione la Modernità perchè nella Modernità sono nati e si sono affermati. Danno per presupposto ciò che deve essere invece dimostrato.

Stanchi di subire la violenza dell’attuale modello di sviluppo e il silenzio complice o la sordità di coloro, politici ed intellettuali, che dovrebbero farci da guida e invece ci stanno portando all’autodistruzione, in una società che non è più capace di recepire argomenti ma solo “coup de theatre”, abbiamo quindi pensato, recuperando una antica tradizione, di ricorrere ad un “MANIFESTO” in 11 punti, che traccia le linee ideali e culturali di un programma che intendiamo portare anche in campo politico, extraparlamentare e parlamentare. Vogliamo passare all’azione.

Levate la testa, gente. Non lasciatevi portare al macello docili come buoi, belanti come pecore, ciechi come struzzi che han ficcato la testa nella sabbia. In fondo, non si tratta che di riportare al centro di noi stessi l’uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete.

Ecco i punti principali:

NO alla globalizzazione né di uomini, né di capitali, né delle merci, né dei diritti.

NO al capitalismo e al marxismo, due facce della stessa medaglia, l’industrialismo.

NO alla mistica del lavoro, di derivazione tanto capitalista che marxista.

NO alla democrazia rappresentativa.

NO alle oligarchie politiche ed economiche.

SI all’autodeterminazione dei popoli.

SI alle piccole patrie.

SI al ritorno, graduale, limitato e ragionato, a forme di autoproduzione e autoconsumo.

SI alla democrazia diretta in ambiti limitati e controllabili.

SI al diritto dei popoli di filarsi da sé la propria storia, senza pelose supervisioni umanitarie.

SI alla disobbedienza civile globale; se dall’alto non si riconosce più l’intangibilità della sovranità degli stati, allora è diritto di ciascuno di noi non riconoscersi più in uno stato.

Articolo di Massimo Fini

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: http://www.massimofini.it/

2 commenti

  1. la macchina deve servire non asservire e dobbiamo ritrovare un equilibrio con la natura

  2. Finalmente è arrivata la consapevolezza del male di vivere .
    Finalmente qualcuno che prova a svegliare gli animi degli uomini ,animi sempre più lontani dall’essere umano. Animi sempre più individualisti e sempre meno attenti alla comunità. Non so se sono riuscita a essere chiara altrimenti in una parola sola UMANITÀ.

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