Malattie neurodegenerative: una nuova scoperta sui meccanismi di morte cellulare

di Martina Bandera

Secondo un recente studio, in caso di malattie neurodegenerative, le cellule nervose andrebbero incontro a un blocco che impedisce il processo di autofagia.

I ricercatori del King’s College di Londra, hanno scoperto nuovi meccanismi di morte cellulare associati a malattie neurodegenerative debilitanti, quali il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.

La nuova ricerca, pubblicata su Current Biology, potrebbe assumere un ruolo di estrema importanza per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici, utili nel trattamento delle malattie neurodegenerative attualmente senza cura.

Le malattie neurodegenerative sono caratterizzate da una perdita progressiva delle funzioni cerebrali, con la conseguenza che i soggetti affetti diventano progressivamente inabili nel controllo del movimento, dell’equilibrio, della memoria e del linguaggio e di altre funzioni cognitive.

Il problema maggiore quando si parla di condizioni neurodegenerative, è la mancanza di conoscenza circa il come e il perché i neuroni perdano la loro funzione, in particolar modo nella fase terminale di queste malattie.

Malattie neurodegenerative e blocco nel processo di autofagia

Nello studio inglese, i ricercatori osservando le cellule cerebrali dei moscerini della frutta e dei topi, hanno trovato un processo disfunzionale simile a quello che si ipotizza possa accadere nel cervello umano in casi di malattie neurodegenerative. In particolar modo hanno scoperto che, nella condizione patologica simulata, le cellule nervose di alcune aree del cervello andavano incontro ad un blocco che impediva l’eliminazione delle tossine. Il processo noto con il nome di “autofagia” svolge il compito essenziale di eliminare le cellule vecchie o danneggiate, che vengono poi riciclate per rinnovare altre cellule cerebrali.

Il blocco persistente dell’autofagia si traduce in un accumulo di tossine, che induce i neuroni ad eliminare erroneamente elementi essenziali per il funzionamento cerebrale, portando prima ad una perdita delle funzioni e poi alla morte cellulare.

Le evidenze trovate risultano alquanto importanti poiché permetterebbero lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici focalizzati sul processo dell’autofagia. Nello studio infatti i ricercatori sono stati in grado di interrompere specifici processi che interferivano con la “clearance cellulare” (il processo di eliminazione delle sostanze messo in atto dalla cellula). Le terapie odierne al contrario, appaiono incentrate solo sul miglioramento della clearance, senza andare ad indagare le possibili cause interferenti; i risultati della ricerca potrebbero quindi suggerire una soluzione alternativa rispetto agli attuali trattamenti per le malattie neurodegenerative.

Olga Baron, autrice dello studio ha dichiarato: “Studi come il nostro sono molto importanti per identificare nuovi meccanismi biologici che possono essere alla base delle malattie neurodegenerative. Attualmente stiamo lavorando per replicare gli stessi risultati per altri disturbi nei quali l’autofagia ha dimostrato una scarsa funzionalità, come ad esempio il morbo di Alzhaimer e la malattia dei motoneuroni”.

Articolo di Martina Bandera

Bibliografia:

– Baron, O., Boudi, A., Dias, C., Schilling, M., Nölle, A., Vizcay-Barrena, G., Rattray, I., Jungbluth, H., Scheper, W., Fleck, R. A., Bates, G. P., Fanto, M. (2017, November) Stall in Canonical Autophagy-Lysosome Pathways Prompts Nucleophagy-Based Nuclear Breakdown in Neurodegeneration. Current Biology, 2017; DOI: 10.1016/j.cub.2017.10.054

Fonte: http://www.stateofmind.it/2017/12/malattie-neurodegenerative-autofagia/

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