London Bridge 2.0, un Terrore già noto

di Davide Malacaria

“Al solito, gli assassini di Londra erano noti alla polizia ed erano stati denunciati”. Iniziavamo così un articolo sull’attentato terroristico, avvenuto sempre a London Bridge, ma il 3 giugno del 2017, quando funzionari dell’Isis investirono la folla con un veicolo per poi scendere e iniziare il lavoro di coltello.

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Tutto come allora. Allora i morti furono otto, stavolta due, oltre a diversi feriti. Usman Khan, l’aggressore di ieri, era affiliato a un clan terrorista ed stato condannato per aver progettato un attentato; girava con un braccialetto elettronico. Noto, sorvegliato, e però libero di uccidere… esattamente come la scorsa volta.

Anche la dinamica dell’intervento della polizia risulta stucchevolmente uguale alla precedente: anche allora i poliziotti bloccarono a terra gli aggressori e li freddarono. Anche allora si disse nella ricostruzione ufficiale che indossavano false cinture esplosive.

E oggi come allora, nessun prigioniero da interrogare, da cui cioè attingere  informazioni preziose sulla rete del Terrore, sui suoi fiancheggiatori e sponsor. Una coazione a ripetere stucchevole. Un film già visto, banalità del male alquanto nota. Peraltro è ovvio che le Agenzie del Terrore hanno eletto il London Bridge come luogo simbolo per portare attacchi, da cui certa mancanza di attenzione che si potrebbe definire criminale.

London bridge is falling down

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Forse ad attrarre il Terrore è la nota canzoncina “London bridge is falling down”, che legherebbe il destino di un ponte che si vuole cadente, al destino di una nazione. Colpirlo suonerebbe cioè come un monito nefasto per l’Inghilterra stessa, destinata a cadere anch’essa. Una spiegazione come un’altra, ovvio, non ce ne innamoriamo.

Resta però che dopo lo scorso attentato si immaginava che il luogo fosse sorvegliato, che ci fosse almeno un poliziotto in zona o fosse stata piazzata una qualche telecamera. Ma i poliziotti sono arrivati dopo l’intervento dei civili, che hanno bloccato e disarmato l’aggressore da soli, evitando altre vittime. E i filmati andati in rete sono riprese da cellulari, nessun video tratto da telecamere di sorveglianza. Tanta leggerezza sconcerta, o forse no.

Davvero i russi sono peggio dell’Isis?

Poco da aggiungere se non la celebre frase di John McCain, il senatore repubblicano superfalco venerato come un eroe negli Stati Uniti e altrove, che a una precisa domanda rispondeva che la Russia è una minaccia più grande dell’Isis (alla quale forse si deve questo attacco; e se non è l’Isis è lo stesso, sempre di terrorismo di marca islamista si tratta).

Non si tratta dell’enunciato di un pazzo, ma di una massima alla quale si attengono potenti ambiti internazionali legati in vario modo ai neocon e tanta intelligence occidentale, mobilitata così a contrastare l’asserito pericolo russo più che il Terrore. Finché questo atteggiamento perdurerà, la lotta al Terrore sarà sempre in secondo piano. Peraltro l’agitare il pericolo russo impedisce quella necessaria collaborazione internazionale tra Oriente e Occidente che sola può dare efficacia alla lotta al Terrore.

Risultati immagini per Terrore in Siria

Si tenga presente peraltro che il Terrore dalla Siria – dove è risorto dopo il silenzio di Al Qaedaè stato debellato più dai russi che dagli americani, come dimostra l’attuale situazione sul campo, che vede le cellule terroriste sbaragliate nelle aree controllate da Damasco, supportata dai russi, e presenti invece in quelle controllate dai curdi, supportati dagli Usa.

Per non parlare dell’enclave di Idlib, al confine siro-turco, area da anni controllata dai terroristi Al Qaeda, che i russi vorrebbero riconquistare incontrando il fermo contrasto dell’Occidente, Stati Uniti in testa (è simpatico che i media,  descrivano Idlib come controllata da ribelli anti-Assad).

Simpatico, a tal proposito, è anche notare che quando gli Stati Uniti dissero di aver ucciso quello che è considerato il capo dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, dissero di averlo colpito proprio a Idlib… in fondo anche lui quando combatteva Damasco poteva esser considerato “ribelle moderato”.

Primavera araba 2.0 e Terrore 2.0

Un’ultima notazione d’obbligo. In questi giorni tutti i giornali occidentali stanno magnificando le proteste che stanno flagellando Iraq e Libano, come segnali incoraggianti di un risveglio popolare contro l’influenza iraniana nei due Paesi. Segnali che vanno in direzione di una Primavera araba 2.0.

Anche non tenendo conto che l’Iran ha contrastato come e più dei russi il Terrore dilagato in Iraq e Siria, va da sé che tali proteste rischiano di sprofondare l’Iraq e il Libano nel caos, creando nuovi spazi di manovra alle Agenzie del Terrore.

Si potrebbe derubricare l’entusiasmo per le proteste a ingenuo abbaglio. Speriamo sia così. Ma il dubbio che anche in questo caso valga la massima di McCain, dati i rapporti tra Iran e Russia e l’avversità verso l’Iran di neocon e affiliati, resta.

Questa divagazione serve anche a indicare che se l’attuale fermento mediorientale non trova una qualche soluzione stabilizzante, le vittime contate ieri saranno solo le prime di una nuova stagione del Terrore. Alla Primavera araba seguì il rilancio del Terrore, di cui l’Isis fu il volto più mostruoso. A una Primavera araba 2.0 seguirebbe, dunque, un’Isis 2.0.

Articolo di Davide Malacaria

Fonte: http://piccolenote.ilgiornale.it/43216/london-bridge-2-0

IL CLUB BILDERBERG (EBOOK)
La storia segreta dei padroni del mondo
di Daniel Estulin

Il Club Bilderberg (eBook)

La storia segreta dei padroni del mondo

di Daniel Estulin

Mario Monti, il nuovo Primo Ministro italiano dopo l'era Berlusconi, fa parte del Club Bilderberg. E cosa sia questo esclusivisssimo Club lo spiega bene lo scrittore e giornalista spagnolo Daniel Estulin che ne ha fatto il centro della sua vita professionale. Arianna Editrice ha già pubblicato la prima versione del suo libro, Il Club Bilderberg appunto, e ora è disponibile questa nuova versione aggiornata.

Il Club Bilderberg racconta la vera storia del più potente e segreto organo decisionale del mondo. Dal 1954 e una sola volta all'anno, questo gruppo ristretto di persone si ritrova per decidere segretamente il futuro politico ed economico dell'umanità. Nessun giornalista ha mai avuto accesso alle riunioni che fino a poco tempo fa si sono svolte presso l'Hotel Bilderberg, in una piccola cittadina olandese.

Nessuna notizia è mai filtrata da quelle stanze, anche se – come dimostrano le pagine di questo libro – è durante questi incontri che vengono prese le decisioni più rilevanti per il futuro di tutti noi.

Risultato di un'indagine serrata e pericolosa durata oltre 15 anni, l'impressionante inchiesta di Daniel Estulin svela per la prima volta quello che non era mai stato detto prima, rendendo noti i giochi di potere che si svolgono a nostra insaputa. Dalla privacy armata che la protegge, la classe dirigente globale detta legge su politica, economia e questioni militari.

La dettagliata opera di Estulin dimostra come il Club Bilderberg sia stato coinvolto nei maggiori misteri della storia recente, dal Piano Marshall allo scandalo Watergate, come da questa élite emergano le figure chiave dello scacchiere internazionale – presidenti USA, direttori di agenzie come CIA o FBI, vertici delle maggiori testate giornalistiche – e come da questi incontri nascano le linee guida della globalizzazione.

Il Club Bilderberg, tradotto in 50 lingue e diffuso in oltre 70 Paesi, è diventato in poco tempo un bestseller internazionale, di cui è prevista a breve la versione cinematografica.

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