Lista dei desideri: perché vale la pena farla

di Michele Orsini

Viaggio alla scoperta della ”Tecnica dei 101 desideri” di Igor Sibaldi.

Igor SibaldiIgor Sibaldi, nato a Milano nel 1957 da padre italiano e madre russa, è uno scrittore molto prolifico e vario. Ha curato l’edizione e la traduzione italiana di numerosi classici della letteratura russa. Poliglotta, conoscitore di lingue tanto moderne che antiche, afferma di essersi accorto già da molti anni che le parole che usiamo danno forma al nostro vissuto mentre lo descriviamo e di aver poi trovato numerose conferme a quest’intuizione iniziale.

Un effetto a livello di collettività, è che le diverse mentalità nazionali si possono spiegare anche e forse soprattutto attraverso le lingue utilizzate dai diversi popoli; a livello individuale si può far notare come molte psicoterapie avvengano mediante, oppure comportino, un cambiamento delle parole che il soggetto utilizza, tanto con gli altri che nel dialogo interiore.

Il profondo interesse dell’autore per la teologia e la storia delle religioni, sembra partire proprio dall’individuazione di errori di traduzione, ancor prima che di interpretazione, a causa dei quali il messaggio che le religioni ufficiali dirigono ai propri fedeli risulta essere molto distante da quello originario. In particolare ha approfondito la questione riguardo ebraismo e cristianesimo, ricevendo feroci critiche e qualche plauso da esponenti di queste confessioni.

Nel 2016 la giovane casa editrice romana ‘Edizioni Tlon’ ha pubblicato “Il mondo dei desideri. 101 progetti di libertà”, dedicato alla “Tecnica dei 101 desideri” che Sibaldi insegna già da molti anni attraverso i suoi scritti e seminari. L’opera è strutturata come un dialogo tra l’autore e un diavolo, che serve da contraltare in quanto “tanti credono che il cosiddetto diavolo spinga a chiedere più di ciò che si ha già, ma è il contrario: le sue tentazioni mirano a farci rassegnare ai limiti che il mondo ci ha imposto”. Lo ha fatto, anche se senza successo, perfino con Gesù nel deserto, consigliandolo di rinunciare al “progetto di far evolvere l’umanità”. Rimandiamo alla lettura del libro chi volesse conoscere lo spirito della tecnica che, invece possiamo riportare per intero.

Lampada dei desideri
Servono due quaderni, uno di brutta ed uno di bella. Nel primo si annotano 150 desideri, poi nel secondo si annotano i 101 che si ritengono più importanti, lasciando sempre dello spazio tra uno e l’altro, perché i desideri vanno man mano cancellati quando si verificano, oppure quando ci si accorge che non interessano più, e sostituiti con uno dei 49 inizialmente lasciati fuori.

I desideri devono essere scritti seguendo una serie di regole: iniziare sempre con “io voglio”, usare al massimo quattordici parole (ogni punto o ogni virgola vale come una parola), evitare di usare negazioni, evitare diminuitivi o vezzeggiativi, non fare paragoni, niente desideri seriali, non chiedere soldi ma le cose che acquistereste con essi, non chiedere per altri, non chiedere storie di amore e/o di sesso con persone precise (si possono chiedere relazioni felici e ricambiate).

All’interno di queste regole si può chiedere tutto, anzi, è consigliato di inserire nella lista proprio le cose più assurde ed improbabili che vengono in mente. Per completare l’elenco ci vogliono in genere diversi mesi. Poi, per un anno, rileggere almeno un paio di volte al giorno il quaderno di bella copia, continuando a sostituire i desideri che non sono più tali. Dopo un anno, bruciare entrambi i quaderni.

La tecnica è stata inventata da due psicologi, Jack Canfield e Mark Victor Hansen, e proposta per la prima volta nel loro libro “The Alladin Factor” (1996): il merito di Sibaldi è quello di divulgarla e di farlo, nel suo stile, come si racconterebbe una fiaba.

Forse sapere che l’idea arriva da degli psicologi deluderà qualcuno che si è avvicinato a questo metodo proprio perché gli sembrava magico, ma tant’è: ciò che conta è che funzioni e molte testimonianze attestano che lo può fare. Magari non sempre, non per tutti, ma questo vale per ogni cosa.

Il metodo di Canfield e Hansen può essere annoverato nel filone di quelle tecniche di autocura proposte dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale: opera fondamentale in tal senso è da considerarsi “L’autoterapia Razionale-Emotiva. Come pensare in modo psicologicamente efficace” di Albert Ellis, pubblicato in Italia dal ‘Centro Studi Erickson’ nel 1993.

Ellis (1913-2007) è considerato uno dei padri della terapia cognitivo-comportamentale, poiché le sue teorie che l’hanno così tanto influenzata risalgono già agli anni cinquanta. In questo volume propone tutta una serie di esercizi da seguire e di schede di auto-somministrazione. La lista dei desideri può essere un ‘homework’ molto efficace, poiché permette di porsi di continuo una domanda fondamentale ma tanto impegnativa da venire spesso elusa: “che cosa voglio veramente per me?”.

Gli effetti psicologici del riuscire a rispondere possono essere importanti e benefici, ma dev’essere chiaro che riuscire a farlo è tutt’altro che facile, presuppone infatti impegno e autodisciplina, ed è anche per questo motivo che può davvero cambiarti la vita.

Articolo di Michele Orsini

Fonte: http://www.opinione-pubblica.com/lista-dei-desideri-perche-vale-la-pena-farla/

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