Libia: dieci cose su Gheddafi che non vogliono farti sapere

di Siovhan Cleo Crombie

Che cosa pensi quando senti il nome del Colonnello Gheddafi? Un tiranno? Un dittatore? Un terrorista? Beh, un cittadino della Libia potrebbe anche non essere d’accordo, ma vogliamo che sia tu a decidere.

Mu’Ammar Gheddafi

Mu’Ammar Gheddafi


Per 41 anni, fino alla sua morte, nell’Ottobre del 2011, Muammar Gheddafi ha fatto delle cose davvero sorprendenti per il suo Paese e ha cercato ripetutamente di unire e rendere più forte il continente africano. 

Così, nonostante ciò che puoi aver sentito per radio o visto attraverso i media o la televisione, Gheddafi ha fatto cose rilevanti, che poco si addicono all’immagine di “feroce dittatore” dipinto dai media occidentali. 

Ecco dieci cose che Gheddafi ha fatto per la Libia che probabilmente non conosci…

Il Libro verde di Mu’Ammar Gheddafi1. In Libia la casa era considerata un diritto umano naturale.

Nel “Libro Verde” di Gheddafi c’è scritto: ”La casa è un bisogno fondamentale sia dell’individuo che della famiglia, quindi non dovrebbe essere proprietà di altri”. Il Libro Verde di Gheddafi rappresenta la filosofia politica dell’ex leader; fu pubblicato per la prima volta nel 1975 allo scopo di essere letto da tutti i Libici ed era inserito anche nei programmi nazionali d’istruzione.

2. L’istruzione e le cure mediche erano completamente gratuite.

Sotto Gheddafi, la Libia poteva vantare uno dei migliori servizi sanitari del Medio Oriente e dell’Africa. Inoltre, se un cittadino libico non poteva accedere al corso di formazione desiderato o a un particolare trattamento medico in Libia, erano previsti finanziamenti per andare all’estero.

3. Gheddafi ha effettuato il più grande progetto di irrigazione del mondo.

Il più grande sistema di irrigazione del mondo, conosciuto anche come il grande fiume artificiale, fu progettato per rendere l’acqua facilmente disponibile per tutti i Libici in tutto il Paese. Fu finanziato dal governo Gheddafi e si dice che lo stesso Gheddafi l’avesse definito orgogliosamente “l’ottava meraviglia del mondo”.

4. Tutti potevano avviare gratuitamente un’azienda agricola.

Se qualunque libico avesse voluto avviare una fattoria, gli venivano dati una casa, terreni agricoli, animali e semi, tutto gratuitamente.

5. Le madri con neonati ricevevano un sussidio in denaro.

Quando una donna libica dava alla luce un bambino, riceveva 5.000 dollari USA per sé e per il bambino.

6. L’elettricità era gratuita.

L’elettricità era gratuita in Libia. Ciò significa che non esistevano bollette dell’elettricità!

7. Benzina a buon mercato.

Durante il periodo di Gheddafi, la benzina in Libia costava solo 0,14 dollari usa al litro.

8. Gheddafi ha innalzato il livello dell’istruzione.

Prima di Gheddafi solo il 25% dei Libici era alfabetizzato. Questa cifra è stata portata fino all’87%, con un aumento del 25% dei laureati.

9. La Libia aveva la propria banca di Stato.

La Libia aveva una propria banca di Stato, che ha fornito ai cittadini prestiti a tasso zero per legge, e non aveva debito estero.

Mu’Ammar Gheddafi con Nelson Mandela

Mu’Ammar Gheddafi con Nelson Mandela. Notate le braccia spalancate di Mandela. Questa foto parla da sola.

 

10. Il dinaro d’oro.

Prima della caduta di Tripoli e della sua prematura scomparsa, Gheddafi stava cercando di introdurre un’unica moneta africana legata all’oro. Seguendo le orme del defunto grande pioniere Marcus Garvey, che per primo coniò il termine di ”Stati Uniti d’Africa”, Gheddafi voleva iniziare il commercio con il solo dinaro africano d’oro, una mossa che avrebbe gettato nel caos l’economia mondiale.

Il dinaro è stato ampiamente osteggiato dalle ‘élites’ della società odierna. Le nazioni africane avrebbero finalmente avuto il potere di uscire dal debito e dalla povertà per commerciare solo con questo bene prezioso. Avrebbero potuto finalmente dire “no” allo sfruttamento esterno e pagare quanto ritenevano giusto per le risorse preziose. Si è detto che il dinaro d’oro sia stata la vera ragione dell’innesco del conflitto guidato dalla NATO, nel tentativo di rovesciare un leader dal linguaggio molto chiaro e dagli intenti troppo “rivoluzionari”.

Dunque, Muammar Gheddafi era veramente un terrorista?

Ciò che sembra abbastanza evidente è che Gheddafi, nonostante la fama negativa che circondava il suo nome, abbia fatto molte cose positive per il suo Paese. E questo è qualcosa che dovremmo cercare di ricordare nei nostri giudizi futuri, insieme al fatto che ciò che l’informazione mainstream ci propina, sia spesso manipolato, se non addirittura falso.

Questo eccentrico video documentario racconta una storia interessante, anche se piuttosto diversa, da quella che crediamo di sapere.

Articolo di Siovhan Cleo Crombie

Traduzione di M. Guidoni

Fonte: http://www.infopal.it/libia-dieci-cose-gheddafi-non-vogliono-farti-sapere/

Fonte originale: https://urbantimes.co/2014/05/libya-under-gaddafi/

 

Quando la Clinton rise per la morte di Gheddafi

Il 20 ottobre 2011 cadde definitivamente la Libia di Gheddafi, dopo sette mesi della “No Fly Zone” decretata dalla risoluzione ONU 1973.

Di fatto quella risoluzione avallata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con l’astensione di Cina e Russia, che a differenza della crisi siriana qualche anno più tardi non applicarono il veto, permise dei veri e propri bombardamenti da parte delle forze alleate e della Lega Araba sulla Libia di Gheddafi.

I ribelli che fino a quel momento erano stati efficacemente respinti dai lealisti arrivarono in pochi mesi all’avanzata verso Tripoli, conquistata nell’agosto del 2011. Gheddafi rifugiatosi a Sirte per organizzare l’ultima strenua ed effimera resistenza lealista, verrà sconfitto e catturato per poi essere ucciso dalle milizie in modo poco decorso.

Hillary Clinton, al tempo Segretario di Stato fu raggiunta dalla notizia della morte di Gheddafi durante un’intervista che l’ex First Lady stava realizzando per CBS News a Kabul. La reporter le chiese se la sua visita di pochi giorni prima avesse a che fare con la caduta di Gheddafi, domanda alla quale la Clinton rispose che la sua visita nella Libia “libera” (come lei stessa la aveva battezzata) aveva sicuramente a che fare con la caduta di Gheddafi. Poi commentando la definitiva morte dell’ex Guida della Jamahiriya libica, ha esultato con fare isterico ed ilare alla notizia utilizzando parole che ricalcando quelle di Giulio Cesare quando attraversava il Rubicone, faranno il giro della rete: “We came, we saw, he died”, ovvero “Siamo arrivati, abbiamo visto e lui è morto” …gridava estasiata l’attuale candidata democratica alla presidenza degli Usa, quel giorno particolarmente soddisfatta lì a Kabul, dove era stata raggiunta dai giornalisti.

Contenta per il cambio di regime di un paese che ormai costituiva un problema più per le mire geopolitiche dei francesi, da sempre avversi al panafricanismo di Gheddafi che minacciava la loro egemonia post-coloniale sui paesi francofoni, e per le petromonarchie, che non per gli Stati Uniti stessi.

Sappiamo poi come è andata: la Libia è un caos del quale l’Europa si è in seguito disinteressata, divisa dalle tribù locali e dall’avvento dell’ISIS a pochi chilometri dai confini europei. I leader ribelli che si erano avvantaggiati della benevolenza europea (e della Segreteria di Stato Usa) sono poi passati per i finanziamenti del Qatar oppure sono entrati direttamente nell’ISIS.

Un caos che ha provocato conseguenze gravissime, come l’intensificarsi del problema dei flussi immigratori in Europa, l’aggravarsi della pericolosità del terrorismo islamico e ultimo, ma non ultimo, un danno economico e strategico importante per il nostro paese.

https://www.youtube.com/watch?v=lNyaWq4wxy0

Fonte: http://www.opinione-pubblica.com/quando-la-clinton-rise-per-la-morte-di-gheddafi/

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Tony Cartalucci e Nile Bowie, due ricercatori indipendenti ed esperti di geopolitica, ci svelano, con una puntuale indagine giornalistica, la Grande Bugia nascosta dietro l'ennesimo conflitto "umanitario" che insanguina il Medio Oriente.

La situazione è drammatica: il Paese si dibatte in un cruento scontro civile, oggetto di spietati attacchi da parte di nemici interni ed esterni. La cosiddetta "rivolta siriana", in realtà, fa parte di una cinica strategia occidentale, che si serve di provocatori, terroristi, fanatici fondamentalisti e ONG corrotte.

L'obiettivo è quello di colpire uno Stato arabo indipendente, in cui la ricchezza generata dal petrolio viene impiegata per finanziare lo stato sociale, proprio come avveniva in Libia prima che questa venisse annientata in modo analogo, con la compiaciuta adesione delle "petrolmonarchie" del Golfo e dei Paesi vicini, che partecipano al massacro come tanti sciacalli.

La trama statunitense prevede quindi l'uso del terrorismo – tramite mercenari e irregolari, la "legione straniera" della CIA – per portare a compimento attentati e stragi di innocenti e poi addossare, servendosi della propaganda mediatica, la responsabilità della carneficina e della violazione dei diritti umani al governo preso di mira.

I mezzi di informazione credono a questa Grande Bugia e creano quindi una realtà falsificata, ragione per cui è impossibile farsi un'opinione propria, libera e indipendente.

Obiettivo Siria spiega come queste guerre architettate vengano messe in atto usando l'inganno, per strumentalizzare gli istinti più nobili dell'animo umano e manipolare l'opinione pubblica internazionale e tutti coloro che altrimenti tenderebbero a contrastare l'intervento armato, fino a metterli al servizio dell'assassinio di massa e della dittatura globale del potere economico.

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