di Cesare Sacchetti
Questa storia supera la fantasia letteraria dei romanzi di spie di John le Carrè. Le elezioni americane del 2020 oltre infatti ad essere un vero e proprio tentativo di colpo di Stato, ancora in corso come ha ricordato il Generale Flynn, considerato il capo del servizio di intelligence personale di Trump, è sicuramente una elaborata operazione di hackeraggio internazionale.
Una operazione che è stata concepita e attuata dagli ambienti del deep state di Washington, da sempre feroci nemici del presidente americano, e da Paesi e organizzazioni stranieri saldamente nelle mani della cabala mondialista, in particolare la Cina comunista, la Germania e l’Unione europea, sin dalla sua creazione diretta dalle élite mercantiliste tedesche.
Il mondialismo aveva deciso tempo addietro che a Donald Trump non avrebbe dovuto essere concessa la possibilità di proseguire il suo mandato alla Casa Bianca. La massoneria internazionale e le grandi famiglie espressione del Nuovo Ordine Mondiale avevano detto chiaramente che Trump rappresentava una minaccia mortale e ordinato la sua uscita di scena. Il piano, infatti, è scattato non appena il sistema ha visto che Donald Trump stava vincendo senza particolare affanno le presidenziali del 2020. Il resto della storia con i brogli e l’operazione delle forze speciali di Trump per recuperare i server di Dominion in Germania, è già nota ai più.
Trump presenterà una volta per tutte le prove definitive dell’hackeraggio davanti alla Suprema Corte?
È probabile che il presidente si riservi di assestare il colpo definitivo al sistema davanti a questo tribunale, questo gli consentirebbe di inferire un colpo mortale al deep state che ha pianificato tutta questa operazione. Il presidente comunque non era affatto impreparato a quanto sta accadendo ora. Aveva già messo in conto due anni fa che il sistema avrebbe cercato di rovesciarlo, e per poter sventare le manovre eversive del sistema firmò un ordine esecutivo dal titolo piuttosto esplicito “Imposizioni di determinate sanzioni in caso di ingerenza straniera nelle elezioni americane.”
Nell’ordine in questione il presidente ha l’autorità di indire uno stato di emergenza che gli consentirebbe di mettere sotto inchiesta e sequestrare le proprietà personali di tutti gli attori coinvolti in questo colpo di Stato internazionale.
È probabile che Trump aspetti di avere una sentenza favorevole della Corte Suprema prima di poter dare piena attuazione a questo ordine esecutivo. In tal caso, le conseguenze sarebbero semplicemente devastanti. Nel broglio elettorale non sono solamente coinvolti “Dominion” e i Paesi legati a questa società, ma anche indirettamente tutti i media internazionali e i capi di Stato stranieri che hanno riconosciuto il golpe contro l’America, macchiandosi di fatto di ingerenza negli affari degli Stati Uniti.
Sarebbe uno tsunami vero e proprio che consentirebbe potenzialmente a Trump di seppellire di sanzioni Paesi e organizzazioni straniere, la Cina e l’UE su tutte, che in questo momento sono tra gli agenti privilegiati del mondialismo. Sarà l’esito di questo durissimo scontro a decidere il destino dell’America e del mondo per i prossimi decenni.
Se per qualsiasi ragione che esula il campo del diritto, la Corte Suprema non dovesse dare ragione a Trump, il presidente potrebbe scegliere di non confermare il voto truccato uscito dalle urne lo scorso 3 novembre, dando ordine ai rappresentati repubblicani di mandare a Washington dei grandi elettori diversi da quelli usciti dal voto. In questo caso si andrebbe verso lo scenario di una elezione contingente, una eventualità che prevede che siano i rappresentanti dei parlamenti dei 50 Stati americani a decidere chi sarà il presidente, e Trump al momento avrebbe un vantaggio di 26 a 23. Non è certamente la via migliore e più democratica, ma è uno scenario da prendere in considerazione dal momento che i repubblicani stanno già approvando delle mozioni per non confermare l’esito del voto se non si farà luce sui brogli.
C’è dunque in gioco tutto. Stanno per arrivare due settimane decisive nelle quali si capirà se si andrà incontro al Grande Reset, l’evento catartico auspicato dal mondialismo per arrivare verso l’ultimo stadio del Nuovo Ordine Mondiale, oppure se l’America segnerà il divorzio definitivo dal deep state.
Qualsiasi strada prenderanno gli Stati Uniti, il mondo intero ne risentirà. La superpotenza americana fu scelta dalla cabala globalista già prima della fine della seconda guerra mondiale, per piegare la volontà delle nazioni che si sono opposte nel corso dei decenni al piano del mondialismo che vuole strappare la sovranità di ogni Paese, per consegnarla alla “Torre di Babele” del supergoverno globale nelle mani delle élite internazionali.
John Mattis, generale al soldo della lobby militare del Pentagono ed ex ministro della Difesa americano, rimosso da Trump lo scorso anno, ha rilasciato un’intervista recentemente nella quale auspica la fine della politica del presidente fondata sul principio di “Prima l’America” perché secondo lui “sta minando le fondamenta di un ordine internazionale vantaggioso per gli interessi americani”. L’unica parte non esatta nella frase citata da Mattis, è quella relativa agli interessi americani. Trump sta sì mettendo a rischio “l’ordine internazionale” che assegnò agli Stati Uniti il ruolo di potenza leader del globalismo, ma questo ordine non assicura certo gli interessi americani, quanto quelli del clan del Nuovo Ordine Mondiale.
Il mondialismo ha lanciato dunque l’ultimo disperato assalto a Trump per riprendersi l’America, ma il presidente sapeva perfettamente del piano per rovesciarlo e ora si prepara una volta per tutte a mandare alla sbarra coloro che hanno tradito l’America.
L’ultima mossa di Trump è stata una ulteriore bonifica del Pentagono attraverso l’estromissione dal consiglio di Difesa di falchi di primo piano della cabala globalista come Henry Kissinger, già artefice del golpe contro Allende e sospetto mandante dell’omicidio Moro e Madeleine Albright, ex segretario di Stato della presidenza Clinton, che non ebbe pudori a dire che valse la pena causare la morte di 500mila bambini iracheni vittime dell’embargo americano.
È contro questo sistema corrotto e profondamente malvagio che il presidente sta lottando. Un sistema, come ha anche ribadito recentemente l’avvocato Lin Wood, attivo nei ricorsi contro i brogli e molto vicino al comandante in capo, che ha una radice satanica. Le élite che gestiscono questo sistema hanno una ideologia satanista e sono pronte a tutto pur di ridurre l’umanità in schiavitù e miseria.
Lo scopo ultimo del Grande Reset è appunto questo. Distruggere la creazione di Dio per dare vita ad una dittatura mondiale nella quale l’uomo sarà obbligato a rinunciare al suo libero arbitrio e a trasformarsi in un ibrido uomo/macchina programmato solo per eseguire gli ordini.
L’umanità dunque è arrivata ad uno dei momenti più importanti della sua storia. Sarà l’esito di questa durissima battaglia a decidere se si entrerà nell’Apocalisse oppure no. Saranno queste due settimane a decidere se i figli della luce riusciranno ad avere la meglio sui figli delle tenebre.
Articolo di Cesare Sacchetti
Rivisto da Conoscenzealconfine.it