di Anna Todisco
Nel tempo dell’inganno dire la Verità è un atto rivoluzionario (G. Orwell)
La mia generazione (quelli che erano giovani o adolescenti negli anni ’60 e ’70) è vissuta un po’ nel mito della Rivoluzione, concepita come unica possibile dispensatrice di giustizia sociale e riscatto culturale. I giovani ingenui e illusi come me, attribuivano al concetto di rivoluzione l’idea di cambiamento radicale, esclusivamente costruttivo e positivo, foriero del trionfo dei più basilari e nobili diritti umani: Liberté, Egalité, Fraternité.
Come si sa, in Italia la Rivoluzione, per fortuna o per sfortuna, è rimasta un evento mancato e noi utopistici idealisti abbiamo continuato a nutrire le nostre illusioni innamorandoci delle altrui rivoluzioni, ancora lungi da un minimo di sano senso critico. Sì, perché allora ai nostri occhi era “tutto rose e fiori”, salvo poi scoprire che i prodotti dello slancio rivoluzionario, ovunque, erano stati menzogna e controllo ideologico, violenza, sopraffazione e ancora ingiustizia, come i fatti ci hanno rivelato.
C’è un film del 2001, diretto da Jean-Jacques Annaud, “Il nemico alle porte”, che mostra chiaramente il fallimento degli intenti rivoluzionari attraverso il monologo di Danilov, un attivo intellettuale rivoluzionario. Egli riconosce che con tanta fatica, lui e altri, hanno provato a creare una società più giusta, dove non ci fosse nulla da invidiare ad alcuno; ma a questo mondo, persino in quello sovietico, ci sarà sempre, ammette, qualcosa da invidiare (un amore, un sorriso, un talento) perché l’uomo nella sua coscienza è rimasto uguale.
Illuminante secondo me la riflessione di Danilov, se ci poniamo di fronte al degrado generalizzato e ai disvalori imperanti nella nostra società: corruzione, malcostume diffuso, sopraffazione, avidità, egoismo, violenza etc. Il vero cambiamento non si attua attraverso movimenti politici o sociali: possiamo ammetterlo senza tema di dubbio. L’unica via veramente rivoluzionaria che può instaurare in modo stabile e irreversibile la volontà di bene sulla terra, è la trasformazione della coscienza individuale.
Solo quando abbiamo sradicato dal nostro essere ogni capacità di nuocere, diventiamo una cellula sana della vita e possiamo contribuire alla riduzione del male, che ci sta portando quasi all’autodistruzione. Quando un congruo numero di coscienze si sarà convertito al buono e giusto, inevitabilmente, sarà generalmente compreso che l’unica modalità esistenziale funzionale alla vita è l’innocuità.
Solo allora potrà realizzarsi una società più giusta, governata da principi etici, quali la comprensione, l’amorevolezza, la reciprocità, la tolleranza. Allora il bene altrui diventerà una necessità imprescindibile e la felicità personale si tradurrà nella volontà di andare incontro agli altri.
Intanto non ci resta che conquistarci la nostra vera libertà, non adeguandoci ai modelli della cultura dominante, in cui prolifera il brutto in tutte le sue sfumature di toni putridi e perseguendo, con docile fermezza,atti veramente rivoluzionari.
Affermare il rispetto per gli altri e per la Vita, essere propugnatori del bello, calarsi nella sincerità, essere inflessibili nella ricerca della pace anziché dei propri interessi personali, essere produttori di gioia: oggi tutto ciò è la quintessenza della “rivoluzionarietà”. La cosa veramente, ma veramente più rivoluzionaria, è tendere al meglio di sé e dare se stessi alla Vita favorendone le necessità evolutive. Questo dicesi “praticare lo yoga”, realizzare l’unione.
Articolo di Anna Todisco
Fonte: https://www.yogavitaesalute.it/yoga-per-tutti/la-vera-rivoluzione/