di Maria Laura Cavalli
Viaggi interiori e stati di trance, insight e channeling, tamburi e danze sincopate. Il mondo dello sciamanesimo all’epoca dell’Internet è quanto mai attivo, laddove mai si penserebbe esserlo: nelle grandi città dell’Occidente, apparentemente così poco attente agli universi interiori e quanto mai lontane dalle tradizioni animiste più datate.
In realtà, in molti centri deputati, negli ultimi anni si sono andati formando gruppi di studio e pratica dell’arte sciamanica mutuata da ogni parte del globo, dall’estremo Nord al profondo Sud. Molte sono le tecniche di induzione della trance: danze, tecniche di respirazione e di vocalizzazione e, non ultimo, l’uso dei tamburi, utile a indurre, oltre a uno stato alterato/espanso di coscienza, anche ciò che viene definito come “viaggio di conoscenza” o “insight”.
L’uso del tamburo nelle tecniche di accesso alla trance, risale a milleni orsono e, in alcune parti del mondo, non si è mai esaurito né dimenticato, trattandosi tra le altre cose, di una tra le forme di guarigione più antiche e conosciute dall’umanità intera. Questa forma di “globalizzazione” ante litteram non può che suggerire un fondamento biologico nel raggiungimento dello stato di trance.
In realtà, dal punto di vista strettamente scientifico, si sa molto poco riguardo la storia e i processi dello sciamanesimo, sul suo significato profondo in relazione all’esperienza umana. Ancora meno, è dato conoscere come si strutturano e relazionano le connessioni neurali, durante una trance che includa uno stato alterato o espanso (che dir si voglia) di coscienza.
Molti però sono i casi allo studio. È noto l’immenso apporto di molti monaci buddisti, Dalai Lama in prima linea, per lo studio e la ricerca su basi scientifiche degli effetti della meditazione sul cervello e di conseguenza sulla vita umana. Più rari ma non meno importanti sono i casi di ricerca relativi agli stati di trance “naturalmente” indotti, per ersempio con l’ausilio del suono dei tamburi. Tra i vari studi, diversi ricercatori, in collaborazione con i ricercatori del Max Planck Institute, in Germania e l’MGH Martinos Center for Biomedical Imaging, di Charleston in Massachusetts, hanno indagato per la prima volta proprio su questo fenomeno, avvalendosi della partecipazione di quidici sciamani definiti “esperti”, chiamati a raccolta da Austria e Germania. L’esperimento (8 minuti di scansione) ha avuto luogo grazie all’utilizzo di uno strumento di indagine sofisticato: la fMRI ovvero functional Magnetic Resonance Imaging. La diagnostica ha avuto luogo sia mentre gli sciamani risultavano in stato di coscienza “normale” che alterato, mentre ascoltavano il suono dei tamburi.
Le analisi hanno messo in luce una grande attività di interconnessioni tra diverse aree del cervello, durante lo stato di trance. Ad esempio, gli scienziati hano rilevato un incremento di connettività nella corteccia cingolata posteriore, una attivazione contemporanea di specifiche aree del cervello che hanno favorito il mantenimento dello stato di interiorizzazione durante la trance.
E ancora, gli scienziati hanno constatato una minore connettività del sistema uditivo, a suggerire che il suono ripetitivo dei tamburi, che spesso accompagna i rituali sciamanici, è talmente prevedibile, da richiedere poca attenzione e un numero minimo di processi addizionali. Da qui, si potrebbe dedurre la ragione per la quale il suono di tamburi è così comune nell’induzione della trance, presso la maggior parte degli svìciamani che, in questo modo, si distaccano facilmente dall’ambiente esterno e dai suoi stimoli mentre, contemporaneamente, gli è utile per espandere la direzione interiore e facilitare la visione, la conoscenza, la veggenza che gli sono d’aiuto nelle diverse tecniche di guarigione.
Fonte: umanovariabile.it