di Sara Panarelli
“Il mio calvario dopo la terza dose di vaccino anti covid”.
Il 14 marzo la scomparsa dello sportivo dopo un calvario durato mesi. Sui social scriveva: “Ho sintomi terribili ma nessuno mi prende sul serio, vogliono farmi prendere psicofarmaci”.
“Siete veramente così presuntuosi da pensare sul serio che una persona che ha dedicato tutto se stesso per lo sport, l’attività fisica ed il benessere proprio e degli altri… possa da un giorno all’altro smettere tutto e spendere migliaia di euro in visite di ogni genere perché si sta sognando un malessere?”
Scriveva così, a settembre scorso sul suo profilo Facebook, Claudio Rais, il campione di nuoto morto a 37 anni. Era stato lui stesso a denunciare l’inizio di uno stato di malessere molto grave dopo la terza dose di vaccino, una dose Moderna dopo le prime due Pfizer.
“Sono stato danneggiato da una reazione che insieme agli effetti del covid ha creato un danno molto grave a livello neurologico e fisiologico che mi sta letteralmente impedendo di svolgere una vita normale e rispettosa.
Da fuori non si può e non si potrà mai capire ma questo non vuol dire che siete autorizzati a sparare sentenze senza alcun ritegno. Se fosse veramente come sostengono alcuni di voi non ci sarebbe stato alcun problema ad ammetterlo.
Il fatto è che non è così purtroppo e sottolineo PURTROPPO …perché ne ho la prova ogni secondo che passa… ed io con la poca forza e lucidità che mi rimangono… sto cercando disperatamente di ritrovare la vita che mi è stata tolta e lo farò finché mi batterà il cuore. Molti al mio posto si sarebbero già messi una corda al collo senza pensarci due volte. La mia situazione si sta aggravando con sintomi sempre più spaventosi che non so come ancora riesco a sopportare“, raccontava ancora Claudio.
“Articolazioni, pelle, organi e soprattutto deficit cognitivi da paragonare a quelli di un grave trauma cerebrale. Sensibilità, cognizione, termoregolazione, equilibrio, vista, appetito, sete, impulsi, desideri, funzionalità organiche, emozioni, percezioni, dolore… in una parola… LA VITA! Sono spaventato, non riesco a trovare un rimedio anche se penso purtroppo che non ci sarà molto da fare… la speranza è l’ultima a morire, ma anche la dignità non può essere calpestata.
Quindi per cortesia, mettetevi una mano sulla coscienza e l’altra sul cuore e dal momento che non potete capire ciò che realmente è successo, che ho vissuto e sto vivendo, abbiate per lo meno il buon senso di non giudicare. Spero che queste mie parole siano servite a capire almeno in parte il danno che ho subito”.
Claudio sottolineava anche la difficoltà di “dover far fronte a un sistema sanitario a dir poco scricchiolante” che “non aiuta di certo a rassicurare le persone”.
Articolo di Sara Panarelli