di Davide Malacaria
Israele riprende i bombardamenti su Gaza nel giorno della telefonata tra Putin e Trump. Tempistica non casuale.
Netanyahu rilancia e il genocidio di Gaza ricomincia: 400 i morti in un attacco che supera per brutalità molti di quelli che hanno preceduto la tregua. Non solo si voleva riprendere l’aggressione, ma si volevano scioccare i palestinesi e il mondo, tale la spiegazione dell’intensità degli attacchi.
Netanyahu ha motivato l’azione come dettata dalla necessità di forzare Hamas a rilasciare gli ostaggi. Sa perfettamente, ma non gli importa, che invece sta facendo l’esatto contrario, mettendoli ulteriormente a rischio, come ha dichiarato Hamas e come hanno urlato, disperati, i parenti degli ostaggi medesimi.
Ma l’importanza dell’attacco risiede in altro, cioè nella tempistica. Quando le bombe hanno squassato Gaza, uccidendo per lo più persone e bambini indifesi già stretti dalla fame e dalla sete a causa del blocco della Striscia, il mondo era in attesa della telefonata tra Putin e Trump per avviare un serio processo di pace per l’Ucraina.
Questioni di Tempistica
Tempistica non casuale: bombardando Gaza si voleva porre criticità alla conversazione tra i due presidenti e al processo di distensione;se possibile, anche se la possibilità era remota, farla saltare.
Putin, infatti, che sostiene le ragioni dell’Iran e della Palestina e dei loro alleati regionali, è stato messo in imbarazzo, costretto ad accordarsi con la persona a cui è attribuita la ripresa del genocidio dei palestinesi, avendo i media riferito che l’America ha dato luce verde alle bombe.
Placet vero o asserito che sia (probabile che si sia ripetuto quanto accaduto nel caso dell’omicidio del generale Qassem Soleimani, che Trump ha subito e non ordinato, vedi Piccolenote) resta alla cronaca che la luce verde è arrivata da Washington: se da altri della sua amministrazione, che non può smentire, o dal presidente perché piegato da indebite pressioni ha poca importanza per quanto riguarda i fatti (nella nota di ieri, peraltro, segnalavamo il rinnovato attivismo dei falchi pro-Israele). Non si tratta di trovare giustificazioni a Trump, che non ne ha, solo portare alla luce le dinamiche che stanno dietro il teatrino del mondo.
Peraltro, al di là che la telefonata fosse saltata o meno – e Putin non poteva permettersi di farla saltare perché si sarebbero aperte le porte della terza guerra mondiale – i bombardamenti hanno ottenuto lo stesso il loro scopo: sia ponendo criticità nei rapporti tra Putin e i suoi alleati mediorientali, che si vedono in tal modo più isolati rispetto alla brutalità di Tel Aviv e Washington (e suoi alleati europei), sia soprattutto scatenando nuove spinte destabilizzanti nel mondo.
Infatti, e più in generale, in apparenza la guerra che Tel Aviv ha scatenato per realizzare la “Grande Israele” (Gaza, Hezbollah etc.) non sembra aver nulla a che fare con la guerra ucraina, ma così non è. Il partito della guerra globale preme sia per l’una che per l’altra, anzi perché l’una e l’altra si dilatino sia nel tempo che nello spazio. Tale la cornice generale che sottende e sovrasta le tante differenze, che pure stanno, tra i due conflitti.
Il fatto che le élite imperiali – e loro pendant nelle colonie europee – che sostengono le ragioni di entrambe le guerre coincidano non è certo casuale. Neocon come l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, per dirne uno, e liberal come il potente senatore democratico Chuck Schumer, per dirne un altro, e i loro tanti e potenti sodali hanno spinto sia per la prosecuzione ad oltranza del conflitto ucraino che per dar seguito al genocidio palestinese e all’espansionismo israeliano (Netanyahu, va ricordato, ha un filo diretto con gli ambiti neocon).
Così nel giorno in cui la telefonata tra Putin e Trump poteva segnare una svolta, ponendo le basi per chiudere un capitolo delle guerre senza fine e portando un po’ di stabilità nel mondo, il partito delle guerre infinite ha rilanciato la sua sanguinaria sfida nel modo più scioccante possibile, alimentando alla sua maniera il caos globale.
Articolo di Davide Malacaria
Fonte: https://www.piccolenote.it/mondo/telefonata-putin-trump-e-le-bombe-su-gaza