La storia di René Caisse e della tisana che cura il cancro

La storia di René Caisse che ha curato e guarito tantissimi malati.

Renè Caisse

L’articolo è un po’ lungo, ma data l’importanza dell’argomento, vale sicuramente la pena leggerlo. Tutto iniziò quasi per caso… La storia incredibile ma vera che state per leggere, comincia in Canada, nella regione dell’Ontario, nel 1922.

René Caisse era capo infermiera in un ospedale e fra i malati della sua corsia notò una signora con un seno stranamente deformato. Incuriosita, le domandò cosa le fosse accaduto. La signora raccontò che vent’anni prima un uomo di medicina degli indiani Ojibwa, saputola malata di cancro al seno, le aveva fatto bere per un lungo periodo un tè di erbe che l’aveva guarita. L’indiano aveva definito questa miscela di erbe e radici come “una bevanda benedetta che purifica il corpo e lo riporta in armonia con il Grande Spirito”.

René fece tesoro dell’informazione e prese nota della ricetta. Due anni dopo ebbe modo di sperimentarla su sua zia, malata terminale di cancro allo stomaco e al fegato. La zia guarì. René capì di essere di fronte ad una scoperta fantastica e in collaborazione con il dottor Fisher, il medico della zia che aveva assistito al processo di guarigione, cominciò ad usare la bevanda su altri malati terminali di cancro. I successi si ripetevano.

In quei tempi, si pensava di aumentare l’efficacia di un rimedio se lo si fosse inoculato per via intramuscolare e così René cominciò ad iniettare la tisana, ma gli effetti collaterali erano troppo spiacevoli. Negli anni a venire, dopo studi di laboratorio condotti su topi, fu individuata l’erba iniettabile e le altre venivano fatte bere in infuso.

I risultati positivi continuarono. Bisogna sottolineare il fatto che René mai richiese un compenso dai suoi pazienti, accettando solo le loro offerte spontanee. La voce si sparse ed altri otto dottori dell’Ontario cominciarono ad inviarle pazienti giudicati senza speranza.

Dopo i primi risultati, i medici scrissero una petizione al Ministero della sanità Canadese chiedendo che si prendesse in seria considerazione la cura. L’unico risultato che ottennero fu l’invio di due commissari con il potere di arresto immediato nei confronti di René. I due però rimasero colpiti dal fatto che nove dei migliori medici di Toronto collaborassero con la donna e invitarono René a sperimentare su topi la sua medicina. Ella tenne in vita per 52 giorni topi inoculati con il sarcoma di Rous.

Tutto tornò come prima, René continuò a somministrare la bevanda in un appartamento di Toronto. In seguito dovette spostarsi a Peterborough in Ontario, dove la raggiunse un ordine di arresto recato da un poliziotto. Ancora una volta ebbe fortuna perché il poliziotto, dopo aver letto le lettere che i suoi pazienti le avevano scritto in segno di riconoscenza, decise che era il caso di parlare della cosa al suo capo. Dopo questo episodio, René ebbe il permesso del Ministero canadese della sanità di continuare a lavorare solo su quei pazienti che recassero una diagnosi scritta di cancro redatta da un medico.

Nel 1932 uscì, su un giornale di Toronto, un articolo intitolato “Infermiera di Bracebridge fa una importante scoperta per il cancro”. A questo articolo seguirono innumerevoli richieste di aiuto da parte di malati di cancro e la prima offerta commerciale. L’offerta era davvero vantaggiosa ma le si richiedeva di svelare la formula in cambio di una somma considerevole e un vitalizio. René rifiutò categoricamente, e giustificò la sua decisione con il fatto che non voleva che si speculasse sul suo rimedio.

Nel 1933, il comune canadese di Bracebridge le mise a disposizione un albergo, sequestrato per ragioni di tasse, perché potesse farne una clinica per i suoi malati. Da allora e per i successivi otto anni, un cartello sulla porta avrebbe indicato “Clinica per la cura del cancro”.

Dal giorno dell’apertura, centinaia di persone erano convenute alla clinica e, alla presenza di un medico, si facevano fare l’iniezione e bevevano la tisana. La clinica diventò in breve una sorta di “Lourdes canadese”, se così la si può definire… Nello stesso anno si ammalò la madre di René, cancro al fegato inoperabile, questa fu la diagnosi. René le somministrò la sua cura ed ella guarì nonostante che i medici le avessero predetto una sopravvivenza di pochi giorni.

Fu in questi anni che il dottor Banting, uno dei partecipanti alla scoperta dell’insulina, affermò che il tè aveva il potere di stimolare il pancreas fino a riportarlo alle sue normali funzioni, curando così i malati di diabete. Il dottor Banting invitò ufficialmente la signora Caisse a fare esperimenti presso il suo istituto di ricerca, ma lei per paura di dover abbandonare i propri malati, rifiutò. Era il 1936.

Nel 1937 accadde però un incidente. Una donna in fin di vita fu trasportata all’ospedale di René, sofferente per frequenti embolie, ma, subito dopo l’iniezione, morì. Fu un’occasione d’oro per i detrattori di René: le fu fatto un processo ed i risultati dell’autopsia dimostrarono che la donna era morta per un embolo. La pubblicità che il caso scatenò portò però ancora più malati in cerca di speranza all’ospedale di Bracebridge. Lo stesso anno furono raccolte ben 17 mila firme che invitavano il governo canadese a riconoscere il tè come farmaco per il cancro.

Una ditta farmaceutica americana offrì addirittura un milione di dollari (ed eravamo nel 1937!) per la formula, ottenendo però l’ennesimo rifiuto di René. Nel frattempo, un medico americano, il dottor Wolfer, offrì a René di effettuare esperimenti con la bevanda su trenta pazienti del suo ospedale. René fece così la spola fra il Canada e gli Stati Uniti per molti mesi, ed i risultati che ella ottenne spinsero il dottor Wolfer ad offrirle uno spazio di ricerca permanente nei suoi laboratori. Ancora una volta, René rinunciò ad una vantaggiosa offerta che l’avrebbe però costretta ad abbandonare i suoi malati in Canada.

Di quel periodo abbiamo la testimonianza del dottor Benjamin Leslie Guyatt, responsabile del dipartimento di anatomia dell’Università di Toronto, che aveva ripetutamente visitato la clinica e che affermava: “Ho potuto constatare che nella maggior parte dei casi le deformazioni scomparivano, i pazienti denunciavano una forte diminuzione dei dolori. In casi serissimi di cancro ho visto interrompersi le emorragie più gravi. Ulcere aperte alle labbra ed al seno rispondevano alle cure. Ho visto scomparire cancri alla vescica, al retto, al collo dell’utero, allo stomaco. Posso testimoniare che la bevanda riporta la salute nel malato, distruggendo il tumore e restituendo la voglia di vivere e le funzioni normali degli organi.”

La dottoressa Emma Carlson era arrivata dalla California per visitare la clinica, e questa fu la sua testimonianza: “Ero venuta, abbastanza scettica, ed ero risoluta a rimanere solo 24 ore. Sono rimasta 24 giorni ed ho potuto assistere a miglioramenti incredibili su malati terminali senza più speranza e malati diagnosticati terminali, guarire. Ho esaminato i risultati ottenuti su 400 pazienti.”

Nel 1938, un’altra petizione a favore di Rene raccolse 55.000 firme. Un politico canadese fece la sua campagna elettorale promettendo che avrebbe permesso che la signora Caisse potesse esercitare la professione medica senza laurea e “praticare la medicina e curare il cancro in tutte le sue forme e le relative indisposizioni e difficoltà che questa malattia comporta”.

La risposta della classe medica fu immediata, il nuovo ministro della sanità, il dottor Kirby istituì la “Royal Cancer Commission” il cui scopo era quello di appurare la efficacia di discusse terapie per il cancro. Una delle condizioni inderogabili perché una medicina potesse essere legalizzata come cura per il cancro, era che la sua formula venisse consegnata a priori nelle mani della commissione. La pena per la mancata consegna era una multa per la prima volta, per pratica abusiva della professione medica, e l’arresto in caso di recidiva. René Caisse non aveva mai voluto svelare la formula e la commissione oltretutto non aveva obbligo di riservatezza riguardo alle formule presentate.

Le due proposte di legge, quella a favore di René e quella che istituiva la commissione per il cancro, furono discusse lo stesso giorno al Parlamento canadese. La legge Kirby fu approvata e quella pro-René respinta per soli tre voti. La clinica di René era in pericolo, i medici cominciarono a rifiutarsi di consegnare ai propri pazienti i certificati attestanti il cancro. Una valanga di lettere di protesta raggiunsero il ministero della sanità, gli ex-malati curati da René e quelli che volevano farsi curare si ribellarono. Il Ministro ritenne saggio che la clinica continuasse ad esistere fino al momento in cui la signora Caisse si sarebbe presentata di fronte alla commissione per il cancro.

Nel marzo 1939 iniziarono le udienze della commissione per il cancro istituita dalla legge Kirby. René fu costretta ad affittare la sala da ballo di un Hotel di Toronto per accogliere i 387 ex-pazienti che avevano accettato di testimoniare in suo favore. Tutte queste persone si dichiaravano convinti che René li aveva guariti o che la bevanda aveva arrestato il cammino devastante del cancro. Tutti erano stati definiti “senza speranza” dai loro medici prima di sottoporsi alle cure dell’ospedale di Bracebridge. Solo 49 dei 387 ex-malati furono ammessi a testimoniare. Medici illustri testimoniarono a favore di René. Molti casi furono stralciati perché le diagnosi furono giudicate sbagliate e vi furono anche dottori che firmarono dichiarazioni in cui riconoscevano l’errore. Alla fine, il rapporto della commissione fu che:

A) Nei casi diagnosticati con biopsia si contava una guarigione e due miglioramenti

B) Nei casi diagnosticati con raggi X, una guarigione e due miglioramenti

C) Nei casi diagnosticati clinicamente due guarigioni e quattro miglioramenti

D) Su dieci diagnosi “incerte”, tre erano sicuramente sbagliate e quattro non definitive

E) Undici diagnosi erano definite “corrette”, ma la guarigione veniva attribuita a precedente radioterapia.

Insomma, la conclusione era che la bevanda non era una cura per il cancro e che se la signora Caisse non avesse svelato la formula, la legge Kirby sarebbe stata applicata e la clinica chiusa. René, sfidando la legge, tenne aperta la clinica ancora per tre anni in una situazione di semi-clandestinità.

Nel 1942, la clinica venne però chiusa e René era ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Si trasferì a North Bay, dove rimase fino al 1948, anno in cui suo marito morì. Si presume che continuasse ad aiutare qualche malato che riusciva a raggiungerla, ma non nella misura che la clinica le aveva permesso.

Il grande ritorno

René CaisseNel 1959, l’importante rivista americana “True” pubblicò un articolo su René Caisse e il suo rimedio per il cancro. L’articolo era frutto di mesi e mesi di indagini, interviste e raccolta di materiale. L’articolo fu letto da un eminente medico americano, il dottor Charles Brush, titolare del “Brush Medical Center” di Cambridge.

Il dottor Brush, dopo averla incontrata, le propose di andare a lavorare presso il suo istituto. Quello che le chiedeva era di applicare la medicina su malati di cancro, testare la formula in laboratorio per eventuali modifiche e migliorie e, quando si fosse assolutamente sicuri dell’efficienza, fondare un’associazione il cui scopo sarebbe stato quello di diffonderla nel mondo intero ad un prezzo accessibile. Non le si chiedeva di svelare la formula ma di usarla su persone malate di cancro. Per René era il massimo dei suoi desideri e accettò. René aveva ormai settant’anni.

Ma, prima di continuare il racconto, cerchiamo di capire chi era il dottor Brush. Il dottor Brush era ed è tuttora uno dei medici più rispettati degli Stati Uniti. È stato il medico personale del compianto presidente J.F. Kennedy e suo amico fidato. Il suo interesse per la medicina naturale e per i rimedi delle scuole di medicina asiatiche risale a molti anni prima il suo incontro con René.

Il “Brush Medical Center” è uno degli ospedali più grandi degli Stati Uniti ed è stato il primo ad usare l’agopuntura come metodo di cura, il primo a dare importanza al fattore alimentare nella cura del paziente ed il primo istituto medico americano a istituire un programma di assistenza gratuita per malati indigenti.

René cominciò a lavorare nella clinica del dottor Brush nel maggio del 1959. Dopo tre mesi il dottor Brush ed il suo assistente, dottor Mc. Clure, redassero il primo rapporto, che diceva: “Tutti i pazienti sottoposti alla cura accusano una riduzione dei dolori e della massa cancerosa con un evidente incremento del peso e delle condizioni cliniche generali. Non possiamo ancora dire che sia una cura per il cancro, ma possiamo tranquillamente affermare che è salutare e assolutamente atossica”.

Il dottor Brush, in collaborazione con il suo amico Elmer Grove, un espertissimo erborista, arrivò a perfezionare la formula fino al punto che essa non dovette mai più essere iniettata. Aggiungendo altre erbe alla formula originale, erbe che definirono “potenziatori”, la medicina poteva essere assunta per via orale solamente. Finalmente si apriva la possibilità che ognuno potesse assumere la medicina comodamente a casa propria, evitando viaggi e fatiche spesso insopportabili per malati gravi. Il dottor Mc. Clure inviò dei questionari agli ex-pazienti di René per verificare la durata di vita dopo la guarigione, e le risposte che ricevette confermavano le parole di René: “La bevanda degli indiani cura il cancro”.

Accadde però che nuove difficoltà impedissero a René di continuare a lavorare con il dottor Brush. I laboratori che fornivano le cavie per gli esperimenti interruppero la fornitura e il dottor Brush fu invitato dalla “American Medical Association” a non usare metodi che uscissero dai binari dell’ortodossia. René tornò così a Bracebridge per evitare altre battaglie legali. Il dottor Brush continuò i suoi esperimenti su uomini ed animali e nel 1984 dette la massima fiducia alla bevanda. Ammalatosi egli stesso di cancro all’intestino, si curò solo con essa e guarì.

Rene rimase a Bracebridge dal 1962 al 1978 continuando a rifornire il dottor Brush con la medicina di erbe, mentre lui la teneva informata dei progressi delle sue ricerche e dell’efficacia che riscontrava su altre malattie degenerative. René, alla veneranda età di 89 anni tornò alla ribalta.

Nel 1977 il periodico” Homemakers” pubblicò la storia della bevanda e di René. L’articolo ebbe l’effetto di una bomba sull’opinione pubblica canadese. Presto la sua casa fu assalita dalle persone che chiedevano la bevanda ed essa fu costretta a richiedere l’aiuto della polizia per poter uscire di casa.

Fra i molti che lessero l’articolo vi era anche David Fingard, un chimico in pensione titolare di una azienda farmaceutica, la “Resperin”. Fingard si domandò come fosse possibile che la formula di una sostanza così efficace avesse potuto rimanere nelle mani di una vecchietta per tutti questi anni. Decise quindi che lui si sarebbe inpossessato della formula. Non si scoraggiò ai primi rifiuti e finalmente trovò la chiave per aprire il forziere nel cuore di René. Promise che avrebbe aperto cinque cliniche in Canada, aperte a tutti, poveri compresi, e che per queste aveva già trovato i finanziamenti da una grande azienda mineraria canadese.

Il 26 ottobre del 1977 René consegnò la formula della bevanda nelle mani del signor Fingard. Il dottor Brush era presente solo nella veste di testimone. Il contratto prevedeva, in caso di commercializzazione, un ricavo del 2% a favore di René.

Nei giorni seguenti la società farmaceutica “Resperin” chiese ed ottenne dal ministero per la salute ed il benessere canadese, pressato dall’opinione pubblica, il permesso di testare la bevanda in un programma pilota su malati terminali di cancro. Due ospedali e molte decine di medici avrebbero partecipato al programma di sperimentazione clinica, usando la bevanda fornita dalla Resperin che si impegnava a seguire tutte le norme sanitarie vigenti. L’opinione pubblica canadese era entusiasta.

René percepiva pochi dollari con i quali doveva anche fornire le erbe alla Resperin. Ben presto i due ospedali dissero che desideravano cambiare gli accordi e che avrebbero abbinato alla bevanda le terapie tradizionali, come la chemioterapia e la radioterapia. Fu deciso di continuare il programma solo con i medici di base. Nel frattempo René Caisse moriva. Eravamo nel 1978.

Monumento a René CaisseAi suoi funerali erano presenti centinaia di persone provenienti da ogni dove. Il Governo canadese interruppe gli esperimenti della Resperin giudicandoli inutili perché mal eseguiti. La Resperin infatti non era quella grande azienda che il suo titolare aveva fatto credere a René.

Il dottor Brush, insospettito dalla mancanza di informazioni, aveva svolto delle indagini sull’azienda. Quello che ne risultò era che la Resperin era formata da due settantenni di cui uno era Fingard e l’altro un ex-ministro di un precedente governo, il dottor Mattew Dyamond. Dyamond con l’aiuto della moglie preparava l’infuso nella cucina di casa. Le forniture ai medici di base erano spesso in ritardo o insufficienti o malfatte. Inoltre la totale mancanza di coordinazione del programma aveva reso impossibile un accurato controllo sui medici coinvolti.

In una circolare interna, il ministero giudicava così gli esperimenti clinici con la bevanda: “Non sono valutabili i casi clinici raccolti”. Nei documenti ufficiali la bevanda, fu dichiarata però: “non efficace nella cura del cancro”. Fu anche riconosciuta la sua assoluta atossicità. Sotto la pressione delle proteste da parte dei malati, fu immessa in un programma di distribuzione di medicine speciali, a malati terminali, per motivi compassionevoli. (N.B.: nello stesso programma vi era anche l’AZT, farmaco per l’AIDS, che fu poi legalizzato nel 1989).

I malati avrebbero potuto d’ora innanzi ottenere la bevanda dietro presentazione di una serie di domande ufficiali di non facile compilazione. La bevanda, con il nome ufficiale con cui era conosciuta in Canada non avrebbe mai potuto essere venduta come medicina. Il dottor Brush era disgustato dalla vicenda e, unico possessore della formula migliorata, decise che avrebbe aspettato migliore occasione per diffondere questa conoscenza. Continuò nel suo ospedale ad usare la bevanda che nel 1984 lo guarì dal cancro all’intestino.

La svolta

Nel 1984 entra in scena il personaggio che avrebbe dato una svolta alla nostra storia: Elaine Alexander, una giornalista radiofonica che aveva dato vita ad interessanti e seguitissimi programmi alla radio, riguardanti le medicine naturali e approfondimenti sulla allora nuova malattia, l’AIDS. Elaine telefonò al dottor Brush, gli dimostrò che era informatissima sulla storia di René e della bevanda e gli chiese se fosse disposto a farsi intervistare nel corso di un programma che si sarebbe chiamato “Stayn’ Alive”. Il dottor Brush per la prima volta rilasciò una dichiarazione pubblica sulla medicina.

Questa la trascrizione dell’intervista:

Elaine: «Dottor Brush e vero che lei ha studiato gli effetti della bevanda su malati di cancro ricoverati presso la sua clinica?»

Brush: «E’ vero.»

E.: «I risultati che ha ottenuto si possono definire significativi o dei semplici “aneddoti”, come afferma qualche suo collega?»

B.: «Molto significativi.»

E.: «Ha riscontrato nella cura degli effetti collaterali?»

B.: «Nessuno.»

E.: «Dottor Brush la prego di arrivare al punto, lei afferma che la bevanda può aiutare le persone affette da cancro oppure che è una cura per il cancro?»

B.: «Posso affermare che è una cura per il cancro.»

E.: «Può ripeterlo per favore?»

B.: «Certo, con molto piacere, la bevanda è una cura per il cancro. Ho potuto constatare che può far regredire il cancro ad un punto tale che nessuna conoscenza medica attuale è in grado di raggiungere.»

Le parole del dottor Brush scatenarono una vera e propria ondata di telefonate, l’uscita della stazione radiofonica fu circondata dalle persone che non avevano potuto accedere alla linea telefonica. Elaine cominciava a capire quanto frustrante fosse non poter aiutare chi chiede aiuto. Nei due anni che seguirono Elaine mise in onda sette programmi di due ore ciascuno solo sulla bevanda. Il dottor Brush vi partecipò per quattro volte ancora, numerosi medici, paramedici ed ex-malati furono intervistati. Tutti confermarono quanto detto dal dottor Brush. “La bevanda è una cura per il cancro”.

Elaine era così pressata dalle richieste di aiuto che si adoperò perché alcuni dei malati fossero inseriti nel programma caritatevole del Governo. Ma la strada era tanto difficile e complicata che solo pochi vi potevano accedere. Elaine passò tre anni terribili pressata da migliaia di richieste di aiuto, e non poteva distribuire la tisana. Il programma del Governo era così lento nel concedere i permessi che spesso le persone morivano prima di potervi accedere.

Finalmente le venne l’idea luminosa. Pensò: “Perché continuare a combattere con le istituzioni per far riconoscere la medicina come una “vera” cura per il cancro? Non era forse questa un semplice tè di erbe? Una tisana innocua ed atossica?”. Bene, si sarebbe venduta come tale. Senza attribuirle nessun merito per la cura del cancro né per altre malattie. Sarebbe stata venduta nelle erboristerie, che in America e in Canada si chiamano “negozi della salute”. La voce si sarebbe presto diffusa tra i malati di cancro. Illustrò il suo progetto al dottor Brush che ne rimase entusiasta. Egli capì che questa era la chiave per rendere la tisana accessibile a tutti.

Decisero insieme di cercare la ditta giusta che potesse garantire un prezzo onesto, una meticolosa preparazione della formula, un controllo sulla qualità delle erbe utilizzate e la capacità di far fronte alle richieste enormi che sarebbero seguite di lì a qualche anno. Ci misero sei anni, scartando e selezionando decine di aziende.

Finalmente, nel 1992 la bevanda era in vendita prima in Canada, poi negli USA. Nel 1995, ha fatto la sua prima comparsa in Europa. Elaine Alexander è morta nel maggio del 1996.

Le Erbe di René Caisse

RADICE DI BARDANA: Nome Botanico: Arctium lappa, A. Minus Nome comune: Bardana. Descrizione: Pianta erbacea biennale che nel primo anno emette solo alcune foglie basali, cordate ovate a margine dentato, molli verdi e glabre nella pagina superiore. Il secondo anno produce un fusto fiorale eretto alto da 50 a 200 cm. I fiori sono di colore rosa violaceo. Gli acheni oblunghi e compressi, grigio brunastri con macchie nere e pappo a setole brevi. Fiorisce fra luglio e agosto. Droga e tempo balsamico: Si utilizzano le radici e talora anche le foglie. Le radici si raccolgono nell’autunno del primo anno vegetativo e nella primavera del secondo, prima dell’emissione dello scapo fiorale. Le foglie si raccolgono fra la primavera e l’estate del secondo anno, prima della comparsa dei fiori. Proprietà ed indicazioni: La Bardana è conosciuta come un eccellente rinforzante del sistema immunitario. Un tonico per il fegato, per i reni ed i polmoni. È un purificatore del sangue con l’abilità di di neutralizzare le tossine e pulire il sistema linfatico. È provato la sua azione anti batterica e antimicotica come i suoi composti tumore-protettivi. Costituisce un ottimo rimedio utilizzabile sia internamente che esternamente nel trattamento delle più comuni affezioni cutanee. Ha note proprietà diuretiche, stimolanti delle funzioni epatobiliari. Utilizzata internamente esplica una discreta azione antidiabetica-ipoglicemizzante data dalla contemporanea presenza nella radice di Inulina(fino al 45%) e di vitamine del gruppo B che interagiscono nel metabolismo glucidico. In oriente è usata per le sue proprietà rinforzanti e nutritive. In Cina è citata col nome di “Niu bang” come rimedio dal 502 dopo Cristo. Ed era usata dalle tribù indiane d’america Mimac e Menomonee per le malattie della pelle. La medicina Ayurvedica la conosce per la sua azione sul tessuto del sangue e del plasma ed è usata per le allergie della pelle, le febbri, e per i calcoli renali. Molti studi scientifici hanno dimostrato l’attività antitumorale della Bardana sugli animali. Il termine “fattore Bardana” fu coniato dagli scienziati della scuola di medicina Kawasaki, Okayama, Giappone. In studi di laboratorio fù scoperto che il “fattore Bardana” era attivo contro il virus HIV (il virus dell’AIDS). L’inulina contenuta nella Bardana ha il potere di stimolare la superficie dei globuli bianchi aiutandoli a lavorare meglio.

CORTECCIA DI OLMO ROSSO: Nome botanico: Ulmus Fulva. Nome comune: Olmo Nordamericano o olmo rosso. Descrizione: Il suo Habitat è l’America del Nord, parte centrale e nord degli USA e est del Canada. Cresce in terreni sia umidi che secchi, lungo i fiumi o in cima alle colline più alte. Si distingue per la ruvidezza dei lunghi rami. Può raggiungere i diciotto metri di altezza. Le foglie verde scure o giallognole sono coperte da una peluria gialla e hanno la punta arancio. La corteccia è molto rugosa. Le proprietà curative sono contenute nelle fibre della parte interna della corteccia che viene usata fresca o secca per essere polverizzata. Proprietà ed indicazioni: La mucillaggine della corteccia favorisce la decongestione delle articolazioni rendendola ottimo rimedio per le artrosi. La corteccia di O.R. è altresi indicata per tosse, faringiti, problemi neurologici, stomaco ed intestino. Contiene inulina che aiuta il fegato, la milza ed il pancreas. Aiuta la minzione, diminuisce i gonfiori e agisce come lassativo. La medicina cinese lo catalogò nel 25 A.C. come ottimo rimedio per le ulcere, la diarrea e il meridiano del colon. Per l’Ayurveda è nutritivo, emulsionante ed espettorante. Indicato per debolezza, emorragie polmonari ed ulcere. Ottimo tonico polmonare, si può usare con persone sofferenti di malattie polmonari croniche.

ACETOSA: Nome botanico: Rumex acetosella. Nome comune: Acetosa o Erba brusca Descrizione: pianta erbacea con radice fittonosa ben sviluppata e cauli robusti eretti, alti da 50 cm ad un metro, ramosi alla sommità con rami corti ed eretti. Foglie basiliari allungate che assomigliano a orecchie di cane di colore verde intenso che denota la grande concentrazione di clorofilla. Fiori in pannocchia densa, lunga e stretta. Droga e tempo balsamico: Si usa tutta la pianta prima che fiorisca al secondo anno di vita. Proprietà ed indicazioni: L’erba quando è giovane e allo stato fresco agisce come diuretico e purificatore del sangue. L’erba aiuta il fegato, l’intestino, previene la distruzione dei globuli rossi ed è usata come antitumorale. La clorofilla contenuta nella pianta porta ossigeno alle cellule rinforzando le loro pareti, aiuta a rimuovere i depositi nei vasi sanguigni e aiuta il corpo ad assorbire più ossigeno. La clorofilla può anche ridurre i danni da radiazioni e riduce i danni ai cromosomi. Si usa per malattie infiammatorie, tumori, malattie del tratto urinario e dei reni. Per l’alto contenuto di vitamina C le foglie vengono usate per la cura di forme di avitaminosi, nell’anemia e nella clorosi. Avvertenza: dato l’alto contenuto di acido oxalico, se ne sconsiglia l’uso prolungato ed in dosi massicce a persone sofferenti di calcoli renali (fonte: Canadian Journal of herbalism)

RADICE DI RABARBARO: Nome botanico: Rheum Palmatum. Nome comune: Rabarbaro cinese o rabarbaro indiano. Droga: Si usa la radice delle piante più vecchie private del periderma. Descrizione: Assomiglia alla varietà da giardino (rheum rhaponticum) ma è molto più forte nella sua azione terapeutica. Si riconosce per la sua radice conica, carnosa con una polpa gialla. Le foglie hanno sette punte e la forma di cuore. È coltivato in Cina e Tibet a scopo decorativo e medicinale. Proprietà ed indicazioni: Il rabarbaro è conosciuto in oriente da migliaia di anni. Il suo nome cinese è “Da Hung” e quello ayurvedico è “Amla Vetasa” con azione sul tessuto del plasma, del sangue e del grasso. Viene usato principalmente per la sua azione lassativa e astringente e come forte purgante. In dosi minori si usa contro la diarrea e per stimolare l’appetito. In dosi maggiori come purgante. L’erba stimola il colon, promuove il flusso della bile, elimina le stasi restaurando lo stomaco e il fegato. È usato come tonico: per lo stomaco, per aiutare la digestione, come purificatore del fegato, come antitumorale, per l’ittero e per l’ulcera . De Sylva nota che l’acido crisofanico contenuto nella pianta è responsabile della rimozione della sostanza viscida e e mucosa che circonda i tumori, permettendo ai costituenti delle altre erbe di avere accesso alla massa. Avvertenze: È controindicato durante la gravidanza.

TRIFOGLIO: Nome botanico: Trifolium pratensis. Nome comune: Trifoglio pratense. Descrizione: Pianta erbacea perenne, con radice a fittone e cauli cespugliosi eretti od ascendenti (10-90cm). Foglie alterne trifogliate. Fiori raccolti in capolini sferici ed ovati, sessili o brevemente peduncolati, circondati dalle foglie. Frutto a legume opercolato, incluso nel calice persistente. Fiorisce da Maggio a settembre. Droga: I fiori. Proprietà: Agisce su sangue e plasma e sul sistema linfatico, sanguigno e respiratorio. Ha azione diuretica ,espettorante antispasmodica. È usato per tosse, bronchiti infezioni e tumori. È un purificatore del sangue. In India è usato per favorire la latteazione delle perpuere ed è tonico uterino (favorisce il ristabilirsi dell’utero dopo il parto). De Sylva nota che la sostanza contenuta ne T. chiamata Genisteina ha l’abilità di inibire la crescita dei tumori e che questa sostanza provvedeva all’effetto anticancro della formula Hoxey, usata circa cinquant’anni fa per la cura del cancro.

PIANTAGGINE: Nome Botanico: Plantago Major Nome comune: Piantaggine Descrizione: Pianta erbacea perenne, acaule con rizioma corto dal quale dipartono numerose radici sottili. Foglie basali ampie disposte a rosetta. Inflorescenza a spiga cilindrica lineare, densa (8-18 cm.) su scapi fiorali nudi. Il frutto è una pisside ovale-oblunga contenente numerosi semi neri angolosi. Droga e tempo balsamico: Si utilizzano le foglie ed i semi le foglie si raccolgono ben sviluppate da giugno ad agosto, i semi da luglio a settembre, recidendo le spighe quando assumono colorazione brunastra. Azione: Agisce sul sistema tiroideo e paratiroideo coinvolgendo in una dinamica di informazioni moderatrici la circolazione linfatica e quella sanguigna, il sistema osseo (regolando l’equilibrio calcio fosforo), il sistema muscolare in generale, gli organi genitali e l’eccitabilità nervosa. Esternamente ha proprietà emostatiche, batteriostatiche, astringenti ed antioftalmiche. Internamente ha proprietà: Astringenti, emollienti, decongestionanti, antiflogistiche, antisettiche, depurative, diuretiche (blande), ematopoietiche (ricostituenti del sangue), emocoagulanti e regolatrici dei flussi. De Sylva fa notare che si tratta dell’erba che le manguste in India usano quando morse dal Cobra. In America la varietà dalle foglie lunghe è chiamata “maestra del serpente a sonagli” e veniva infatti usata per neutralizzare il veleno dei serpenti a sonagli.

FRASSINO SPINOSO: Nome botanico: Xanthoxilum fraxineum Nome comune: Frassino spinoso. Descrizione: Il frassino spinoso è un piccolo albero che cresce nella campagna nordamericana. Ha foglie pinnate e rami alternati che sono coperti da spine dure e affilate, spesso le spine sono presenti anche sulla corteccia e sulle foglie. Appartiene alla famiglia delle Rutacee. Tutte le piante di questa famiglia hanno qualità aromatiche e pungenti. Le bacche sono raccolte in grappoli sulla sommità dei rami. Sono nere o blu scuro e racchiuse da una noce grigia. Le foglie e le bacche hanno un odore aromatico simile all’olio di limone. Droga: La corteccia e le bacche. Proprietàe e indicazioni: Chiamato “Tumburu” dagli indiani nella medicina Ayurvedica e “Hua Jiao” dai cinesi. Ha azione stimolante, carminativa, alterativa, antisettica, antielmintica e analgesica. È indicato per digestione debole, dolori addominali, raffreddore cronico, lombaggine, reumatismi cronici, affezioni cutanee, vermi ed infezioni da microorganismi e artrite. È un potente disintossicante e purificatore del sangue. De Sylva aggiunge: “…ha una storia nella cura della tubercolosi, colera e sifilide. Recenti ricerche hanno identificato una classe di sostanze conosciute come Furano-coumarins. Mentre le ricerche continuano, si riscontra una sua forte azione sul cancro. E questo mi chiarisce l’insistenza dell’uomo medicina incontrato sull’isola di Manitoulin, perché lo inserissi nella CAISSE FORMULA.”

Fonte: http://www.salutenatura.org/terapie-e-protocolli/l-essiac-dell-infermiera-ren%C3%A8-caisse/

Disclaimer: Questo articolo non è destinato a sostituirsi al parere del medico, ne tantomeno a fornire diagnosi o a consigliare/sconsigliare determinati trattamenti medici. 

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Tisana composta da sette erbe canadesi che favoriscono le funzioni depurative e drenanti dell'organismo!

Caisse Formula in confezione da 60 grammi contenente polvere microtiturata.

Caisse Formula è la formula più recente, evoluta negli anni dagli indiani Ojibwa e sostituisce e potenzia la vecchia formula usata da Rene Caisse.

E' fatta con erbe di origine canadese dalla potenza superiore a quelle di origine europea, coltivate organicamente e raccolte in natura.

E' la formula più moderna, facile da preparare che non necessita né di speciali pentole sterili né di lunghe ore di preparazione e non si creano muffe conservandola in frigorifero.

Preparazione: versare un cucchiaino da tè raso della polvere contenuta nel barattolo in una tazza di circa 250 ml. Aggiungere acqua appena bollita, si gira e si attende 15 minuti che la polvere si depositi sul fondo. Dopo filtrare con un filtro di carta o cotone oppure sorseggiare il tè lasciando i depositi sul fondo della tazza.

Dose: Una dose corrisponde ad un cucchiaino raso da tè del peso di circa un grammo e mezzo. Si consiglia un dosaggio di un cucchiaino due volte al giorno da assumere preferibilmente un ora prima o due ore dopo i pasti. Si consiglia inoltre di cominciare l'assunzione con metà dose e dopo tre giorni raggiungere quella consigliata.

"Una bevanda benedetta che purifica il corpo e lo riporta in armonia col grande spirito!"

"Dagli indiani canadesi Ojibwa la formula di sette erbe usate da Rene Caisse e migliorata da Rick DeSylva"

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Un commento

  1. Antonia Maria

    PERCHE’ NON E’ ACQUISTABILE????

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