La rivoluzione dei contadini siciliani: 3.000 ettari di grani antichi contro le multinazionali. Il ritorno della biodiversità in agricoltura, parte dalle spighe del frumento locale. Per migliorare l’ambiente, l’alimentazione e la salute.
Pane e pasta fatti con questi grani hanno tutt’altro sapore ed un profumo che non vi permettono più di tornare alla pasta del supermercato fatta con grano OGM. Che è anche il motivo per cui la Celiachia ormai ce l’hanno in tanti e pure l’intolleranza al glutine.
I grani antichi in Sicilia tornano a riempire i campi, ricostituiscono paesaggi, arricchiscono la biodiversità di un’agricoltura che da decenni ha ridotto a poche specie super selezionate il frumento dell’isola, che fu uno dei granai dell’Impero romano. Ufficialmente sono solo 500 ettari, ma c’è chi parla di 3.000. I contadini che stanno passando al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si associano, mettono in piedi filiere alimentari e fanno cultura, oltre che coltura.
“Ho convertito 100 ettari dell’azienda familiare a grano locale” confessa Giuseppe Li Rosi, uno dei più convinti sostenitori del ritorno all’antico in agricoltura, “e sono il custode di tre varietà locali, Timilia, Maiorca e Strazzavisazz”. I custodi seminano queste rarità botaniche, dedicando almeno 10 ettari a ogni coltura, si impegnano nella ricerca storica e a mantenere la purezza del seme. Li Rosi, contadino da generazioni, è anche il presidente dell’associazione ‘Simenza, cumpagnia siciliana sementi contadine’, che mette insieme settanta produttori, “…ma altri cento sono pronti a entrare”, assicura Giuseppe. La sperimentazione, oltre alla conservazione, è all’ordine del giorno nella Cumpagnia: si coltivano campi anche con miscugli di sementi, un procedimento diametralmente opposto alla tecnica moderna, che ricerca l’uniformità, lo standard in nome della quantità.
Nei campi di Simenza, invece, variabilità e mescolanza innescano una selezione naturale che fortifica le spighe e che non ha bisogno della chimica, si adatta alle condizioni ambientali, alla composizione e all’esposizione del terreno. Serve solo un po’ di pazienza: il secondo e il quarto anno la produzione subisce incrementi significativi. Il risultato biologico è sorprendente: basta attendere solo qualche ciclo semina-raccolto-semina e alla fine ogni azienda avrà un mix diverso di grani che collaborano tra loro, naturalmente. Questa biodiversità è foriera di almeno due vantaggi: una miglior competitività contro le specie infestanti e un naturale adattamento al cambiamento delle condizioni climatiche. È il principio della selezione partecipata, promosso a livello nazionale dall’Aiab, associazione italiana per l’agricoltura biologica.
Per avere un cibo sano bisogna tornare alla semina naturale con semi antichi
In Sicilia, il ritorno dei grani antichi sta trasformando anche il paesaggio. Sui Nebrodi, per esempio, il frumento era scomparso da tempo. Quest’anno 50 ettari di grano hanno riportato l’agricoltura in montagna. Un ritorno analogo si sta manifestando sulle Madonie e sui Peloritani. Non è un processo facile. Le leggi sulle sementi favoriscono le multinazionali del settore: un pugno di aziende controllano quasi il 60% dell’industria sementiera e non sembrano preoccuparsi di pochi nostalgici delle coltivazioni tradizionali.
Inoltre il Tips, l’accordo commerciale internazionale, proibisce lo scambio di semi tra gli agricoltori, rendendo ardua la possibilità di conservare e tramandare quelli autoctoni. “Ci è concessa solo la modica quantità”, ammette Li Rosi. Tuttavia, il movimento siciliano per liberare la produzione di cibo dalle leggi delle colture intensive e inquinanti è vasto. Le facoltà di Agraria sono gettonatissime e la ricerca avanza: a Caltagirone esiste una Stazione consorziale sperimentale di granicoltura che dipende dall’assessorato regionale all’agricoltura e che ha redatto un catalogo di oltre 250 varietà di grano e di 50 leguminose siciliane.
Anche la medicina non sta a guardare. Antonio Milici, neurologo e neuropsichiatra, reduce dal recente convegno “Grani antichi siciliani: ambiente e salute”, organizzato da Adas, l’associazione per la difesa dell’ambiente e della salute, punta l’attenzione sul legame tra malattie e alimentazione: “E’ strettissimo”, afferma. “Dalla celiachia alle intolleranze, dal diabete all’ipertensione, ai problemi cardiovascolari, il sistema immunitario è messo a dura prova dalle sostanze che il nostro corpo assume quotidianamente”. Com’è ormai noto ai più, tutto si lega: stile di vita, alimentazione, attività fisica, gestione delle emozioni. Non si tratta solo del fisico, perché si stanno studiando correlazioni che a prima vista potrebbero sembrare azzardate: “Alcune malattie della psiche possono avere come concausa un’alimentazione basata su cibi non sani o alterati dalla chimica”, afferma Milici.
“Siamo quello che mangiamo”: il ritorno dei grani antichi, allora, potrebbe influire notevolmente sul nostro benessere psico-fisico. Difendere l’ambiente e la salute come fossero due facce della stessa medaglia, è la risposta più appropriata per recuperare l’armonia perduta.
Fonte: http://mondos-porco.blogspot.it/2016/07/la-sicilia-si-mobilita-contro-le.html
Buon giorno vorrei sapere come acquistare il vostro grano grazie francesca
Sono veramente del tutto d’accordo con la vostra politica di ricominciare a scegliere i semi antichi. Bravissimi!!!
Bisogna andare avanti in questa direzione. La gente ha bisogno di più informazione in merito a quello che mangia e che i grandi centri di distribuzione commerciale propinano, di modo che si avviano ad una scelta consapevole di cosa comprare per alimentarsi. L’evoluzione della coscienza cambierà il modo di procedere in queste cose. Comunque un incoraggiamento alle persone che iniziano a marciare in modo diverso alle multinazionali.
Se non l’avete gia visto ,vi consiglio di guardare il film : ” Le monde selon Monsanto”
Vivo in Campagna vedo tutti i trattamenti chimiche che si fano .e proprio qualcosa di mostruoso. Une che vive in cita non puo immaginare. Poi,questo trattamentichimiche costa un bel po .Monsanto quel nemico n°1 della natura si fa un bel po di soldi vendendo tutto questo veleno..meno mâle la gente si sveglia poco a poco davanti il disastro e molti agricoltore passano al biologico.
La modernita ,il progresso in agriculture e il ritorno al antico
Uscire di tutta la merda che ci hanno venduto le multinationale che ora ,vogliono pure appropriarsi di tutti i semi della natura ,al punto che non si potrebbe piu coltivare un vegetale senza pagare a loro un pizzo
Finalmente qualcuno che esce dalla massa vi sosteniamo e sono certa che la cosa andrà avanti Forza siamo con voi
Prima o poi l’ UE prenderà in considerazione queste iniziative, non per sostenerle …….. per falciarle.
Like biodiversity, like real food,
Ritornare alla varietà particolare in ogni regione italiana di sementi e piante da frutta ci porterà a riscoprire un gusto e sapori antichi oramai quasi scomparsi.Il sapore ad esempio della frutta di serra e’inesistente.vedi Albicocche o pesche.
Spero che la politica non sia cieca e guardi all’agricoltura biologica e macrobiotica come se fosse una grande industria dove i giovani possano trovare nuove risorse imprenditoriali.