La Sicilia ha tra le mani un affare miliardario. Si chiama “limonene” e si trova nelle bucce delle arance. Se ne può fare un pesticida efficientissimo ed ecologico… Ma alle lobby conviene?
Con le bucce di arance si possono fare un sacco di soldi. Lo sanno bene gli spagnoli che, zitti zitti, con il limonene – una sostanza contenuta nelle bucce di arance – producono pesticidi biologici che eliminano insetti e funghi dannosi per l’agricoltura senza inquinare l’ambiente. Un grande affare a nove zeri. E la Sicilia? Affrontiamo l’argomento con il chimico del CNR, Mario Pagliaro.
L’olio estratto dalla buccia delle arance, lo stesso che quando le sbucciamo emette quel gradevole profumo, sarebbe un potente pesticida naturale usato in tutto il mondo per la difesa delle colture.
Questo prodotto – il limonene, contenuto nella buccia degli agrumi e, in particolare, nelle bucce delle arance bionde – sta diventando più importante dell’arancia e del succo di arancia. Perché, già usato al posto dei pesticidi per combattere gli insetti e i funghi dannosi per l’agricoltura, ha anche trovato molti altri usi.
Il prezzo del limonene ha iniziato ad impennarsi dopo il gravissimo incidente petrolifero avvenuto, nel 2010, nel Golfo del Messico. Lo sversamento di petrolio in questo tratto di mare – il più grave nella storia – è iniziato il 20 aprile del 2010 e si è concluso 106 giorni dopo. Milioni di barili di petrolio si sono riversati nelle acque di fronte alla Louisiana, al Mississippi, all’Alabama e alla Florida. Un danno ecologico di proporzioni gigantesche. Ebbene, il limonene è stato ampiamente utilizzato perché facilita la deposizione sui fondali marini del petrolio. Il danno ecologico rimane, ma quanto meno non si inquinano le coste.
Così, negli anni successivi all’incidente ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, la domanda di limonene è cresciuta a dismisura e il prezzo, ovviamente, è schizzato all’insù. Oggi che si è scoperto che il limonene, come già accennato, è anche un ottimo pesticida ecologico – perché, a differenza dei pesticidi di sintesi non inquina l’ambiente – il prezzo si mantiene elevato.
In Sicilia – terra di agrumi per antonomasia – lo sanno che con il limonene si possono guadagnare un sacco di soldi? Alcuni sì, tant’è vero che non mancano imprese che producono limonene. Ma la notizia viene tenuta ‘bassa’. Nel complesso, possiamo dire che la Sicilia, potenzialmente, con gli agrumi, ha tra le mani un grandissimo affare, ma non lo utilizza. Basti pensare agli agrumi della Piana di Catania, a Ribera, a Sciacca, al Trapanese. E invece nella nostra Isola le arance spesso restano sugli alberi, perché il prezzo è così basso da non giustificarne la raccolta. Per non parlare dell’abbandono in cui versano le arance rosse della citata Piana di Catania, colpite dalla “Tristeza”, una patologia virale che non perdona.
Noi, per saperne di più sul limonene, abbiamo chiesto ‘lumi’ a Mario Pagliaro, chimico, primo ricercatore al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il cui gruppo di lavoro ha condotto studi approfonditi sull’uso dell’olio di arancia da utilizzare come fitofarmaco. Un lavoro nell’ambito di particolari attività di ricerca che Pagliaro, uno dei chimici italiani più citati al mondo, chiama “di bioeconomia”.
Ma veramente l’olio di arancio è utilizzato come pesticida anche in Italia?
“Sì, e da tempo. Inoltre, non è solo un pesticida, ma è anche un potente fungicida e combatte con grande efficacia gli acari e altri organismi infestanti. In Italia il primo fitofarmaco a base di olio di arancia è stato approvato nel 2015, ed oggi è utilizzato nella difesa di un vasto numero di colture orticole, floreali e ornamentali tanto in serra che in pieno campo, ma anche in quella della vite, dell’olivo, del pesco e degli stessi alberi di agrumi: che, infatti, sintetizzano questo terpene nella buccia dei frutti innanzitutto come forma di difesa”.
Incredibile. E come funzionerebbe?
“Essenzialmente per contatto dopo essere stato formulato dai chimici in modo da massimizzarne l’efficacia. Come i farmaci, infatti, i pesticidi contengono uno o più principi attivi che poi vengono formulati con altre sostanze per dare al prodotto finale certe caratteristiche. In breve, l’olio di arancia che è insolubile in acqua viene emulsionato sempre in acqua con un tensioattivo. Questo fa sì che gli agricoltori possano diluirlo e applicarlo facilmente sulle piante. Una volta giunto a contatto con i patogeni, la bassissima tensione superficiale consente al limonene, che è un potente solvente delle sostanze oleose, di penetrare e sciogliere sia le parti idrorepellenti del corpo degli insetti, sia la membrana fosfolipidica delle spore e dei miceli degli organismi fungini. Questo provoca una veloce disidratazione degli organi vitali tanto degli insetti che dei funghi, e la loro rapida morte. Ci sono poi altri effetti biochimici su certi tipi di insetti e di virus di cui parliamo nelle nostre pubblicazioni”.
A proposito di virus, il bio-pesticida a base di limonene riusce a combattere la Tristeza?
“Gli studi degli effetti sui virus delle piante sono in corso. Quello che posso dire è che una pianta trattata con bio-pesticidi a base di limonene acquista vigore e vitalità”.
Ci sono effetti sulle api?
“Sulle api l’effetto è minore di quello osservato con gli insetti fitofagi ed è limitato al solo momento dell’irrorazione. Le api hanno sofferto e soffrono della persistenza nei campi di molti pesticidi di sintesi. L’olio di arancia invece è completamente biodegradabile, e dopo l’irrorazione bastano 3 giorni perché scompaia integralmente dalle colture. Dopo di che l’olio di arancia è invece molto attivo contro gli acari e le formiche. Ed infatti è sempre più utilizzato in molti insetticidi naturali in Nord America, dove le persone vivono in gran parte in ville e villette”.
Lei parla di limonene, ma non stavamo parlando di olio di arancia?
“Esatto: olio di arancia dolce. Costituito per oltre il 90% da limonene. Il nome ingenera un po’ di confusione perché il limonene è anche il componente principale, seppure in percentuale minore rispetto all’olio di arancia, dell’olio essenziale di limone. Entrambi sono utilizzati da secoli tanto in cucina che per produrre profumi e prodotti per la cura della persona”.
Il limonene è contenuto nelle bucce degli agrumi?
“Sì”.
In quali agrumi?
“In tutti gli agrumi. Ma la maggiore percentuale, fino al 95%, è contenuta nella buccia delle arance bionde”.
Allora si può usare questo olio di arancia e dire che si pratica l’agricoltura biologica. È così?
“Certo. Infatti tutti i bio-pesticidi a base di olio di arancia approvati in gran parte dei Paesi europei sono autorizzati tanto per l’agricoltura convenzionale che per quella biologica. Come dicevo, l’olio di arancia infatti è completamente biodegradabile: dopo l’irrorazione bastano pochi giorni perché scompaia integralmente dalle colture”.
E la Xylella? L’olio di arancio funziona anche contro la Xylella che in Puglia ha portato alla distruzione di migliaia di olivi?
“Sì. È stato approvato con urgenza nel 2015 per 120 giorni, fino al 9 settembre di quell’anno, per l’impiego temporaneo su olivo contro cicaline e ‘sputacchine’ che fanno da vettore del batterio Xylella fastidiosa. Il biopesticida uccide rapidamente la gran parte degli insetti che trasportano il batterio e lo inoculano nelle piante. Oggi l’autorizzazione è scaduta, ma non sarei sorpreso dal sapere che gli agricoltori pugliesi continuano ad utilizzarlo”.
Siamo molto curiosi: chi produce l’olio di arancia? Le solite multinazionali della chimica?
“No. Lo producono aziende specializzate nella produzione di bio-pesticidi. Tipicamente, emulsionano 50-60 grammi di olio di arancia dolce in acqua usando tensioattivi non tossici, e poi si aggiungono altre sostanze co-formulanti che agiscono in sinergia con il limonene”.
Chi è che oggi produce i biopesticidi a base di olio di arancia?
“La Spagna. E lo produce con arance biologiche”.
La Sicilia, terra di agrumi dai tempi degli arabi, potrebbe produrre bio-pesticidi a base di olio di arance, magari verticalizzando la produzione: succo di arancia e limonene?
“Assolutamente sì. Da tempo sostengo che la Sicilia si deve dotare di un istituto per la bio-economia e per l’energia solare. Nella nostra Isola opera già il Parco scientifico e tecnologico. Si tratta di ottimizzare l’esistente, puntando, contemporaneamente, sulla ricerca e sulla creazione di imprese che potrebbero operare nel settore della bio-economia. Penso al limonene e alla produzione bio-pesticidi. Ma anche alla valorizzazione delle pectina, oggi molto richiesta dal mercato, una sostanza che si trova nei limoni e nelle arance”.
Lei insiste molto su questa bio-economia, che sarebbe con l’energia solare e il turismo, uno dei tre assi del nuovo sviluppo siciliano. Ci spiega di cosa si tratta?
“Certo. Nella bio-economia le sostanze e i materiali che oggi utilizziamo per i più svariati fini e che ancora oggi provengono in gran parte dal petrolio attraverso la petrolchimica prima e la chimica fine dopo, non si otterranno più dal petrolio: ma da materie prime biologiche, in primis dalle piante. L’olio di arancia che sostituisce i pesticidi di sintesi ne è un esempio. Ma ce ne sono ormai tanti altri: pensi alle bio-plastiche al posto della plastica convenzionale, o ai cosmetici naturali al posto di quelli di sintesi. Non si tratta di una novità: prima dell’invenzione della gomma sintetica a partire dal petrolio, gli pnenumatici si producevano con il caucciù. Ad essere completamente cambiata è la chimica: che è divenuta capace di isolare i componenti delle materie prime biologiche per processarli poi con estrema selettività e per farne sostanze e prodotti persino più efficaci dei corrispondenti prodotti di sintesi. Esattamente come sta avvenendo con le energie rinnovabili e le nuove tecnologie dell’energia: che ci danno energia di qualità migliore, oltre che più pulita, di quella che otteniamo bruciando combustibili fossili”.
E se i nostri lettori volessero saperne di più?
“E’ sufficiente che si procurino una copia del nostro “Orange Oil” che fa parte del Green Pesticides Handbook Essential Oils for Pest Control, pubblicato di recente da un noto editore scientifico internazionale”.
Fonte: http://www.inuovivespri.it/2018/06/18/agrumi-la-sicilia-ha-tra-le-mani-un-affare-miliardario-si-chiama-limonene-e-si-trova-nelle-bucce-delle-arance-ma/