di Redazione www.lapekoranera.it
La polizia italiana è in sperimentazione avanzata con “Giove”, equivalente del software statunitense di polizia predittiva.
La prima sperimentazione sulla cittadinanza è coincisa con la parentesi della “pandemia”: durante il lockdown del 2020 il software KeyCrime americano è stato miglioranto dagli italiani per controllare istantaneamente il movimento di sessanta milioni di cittadini.
Ovviamente si tratta d’un controllo massivo che, nei casi a rischio crimine, si trasforma in spionaggio davvero invasivo, capace di monitorare anche gli aspetti più intimi e reconditi. Proprio questi ultimi aspetti stanno facendo tentennare il Garante della privacy, che non avrebbe ancora dato il via libera al “Minority Report” italiano.
Il ministro dell’Interno vorrebbe dotare con “Giove” tutte le questure italiane. Il software, oltre ad indicare dove e quando si verificheranno i reati, è in grado di monitorare tutti gli scambi telefonici, attuando un programma di prevenzione di omicidi e rapine, anche carpendo l’umore e lo stato d’animo dei cittadini.
Spiando pensieri e confessioni, promette d’estinguere sia i reati di maggior impatto sociale che l’indole criminale delle fasce più a rischio della popolazione. Di fatto il programma crea corrispondenze con la realtà anche in base a pregiudizi, come ad esempio, che una persona disperata possa rubare o uccidere: infatti nella banca dati sarebbero già state testate le vite di lavorativamente inattivi, disoccupati, artigiani con pregressi giudiziari, esercenti di attività in periferie con forte presenza d’organizzazioni criminali.
Il “Sole 24 ore” spiega che Giove è “un sistema di elaborazione e analisi automatizzata per l’ausilio delle attività di polizia”: è un software basato su un algoritmo che alimenta l’intelligenza artificiale, quest’ultima fa uso delle banche dati delle forze dell’ordine, dell’Agenzia delle Entrate, della Camera di Commercio, del Catasto (Agenzia del Territorio), del Pra (pubblico registro automobilistico) e degli istituti di credito (GIANOS, acronimo di Generatore Indici di Anomalia per Operazioni Sospette).
Il sistema Giove si sviluppa nel “Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno” nel 2020: le prime sperimentazioni sono state portate avanti dalla Questura di Milano nel 2008 (il software KeyCrime, anche detto Minority Report italiano, è stato ideato dall’ex assistente capo Mario Venturi).
Nei fatti sarebbe utile se si limitasse a mettere in correlazione i diversi crimini, determinando se sono stati compiuti dallo stesso soggetto. Ma un simile sistema rischia di monitorare la vita di tutti, e questo potrebbe comportare il non rispetto della privacy, attentando alle libertà personali. Il “Dipartimento di pubblica sicurezza” dice che certe banche dati vengono usate solo per addestrare l’algoritmo, ma che nei fatti conteranno solo quelle che censiscono soggetti dediti a rapine, spaccio e probabili violenze.
È certo che Giove dialogherà con il sistema di riconoscimento facciale “Sari”, e questo scambio di dati sembra possa servire ad arresti preventivi ed opere di dissuasione verso soggetti a rischio criminale ed eversivo. Attualmente pare che Giove e Sari dialoghino soprattutto su dimostranti in protesta e tifoserie: in parole povere stanno indagando su tutti i cittadini che scendono in piazza per protestare contro guerra, ZTL, acquartieramenti, divieti e sbandieramenti allo stadio.
Non avevamo dubbi: i criminali continueranno a fare i loro affari, a mantenere la popolazione, soprattutto nelle grandi città, in un clima perenne di paura, e i cittadini per bene, ridotti a sudditi, saranno spiati se protestano contro nefandezze varie del sistema e smantellamento dei loro diritti. (nota di conoscenzealconfine)
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