Dott. Duccio Baroni
Cos’è l’intimità? L’intimità è definita come un processo psicologico all’interno del quale una persona si sente profondamente validata, compresa e accolta dall’altro.
Il cuore dell’intimità è la condivisione di ciò che è più profondo con l’altro. Molti autori sostengono che la vicinanza psicologica sia una conseguenza di una progressiva self-disclosure, cioè dell’auto-apertura rispetto a temi personali profondi. Parlare dei propri gusti, della propria storia personale, dei propri problemi all’altro, costruisce una relazione e avvicina gli interlocutori.
Talvolta, però, costruire l’intimità può essere un obiettivo complesso e frustrante. Per raggiungerlo, infatti, è necessario sopportare l’incertezza e il timore di non piacere all’altro e quindi la possibilità di essere rifiutati. Nonostante sia del tutto normale provare un certo grado di paura nell’aprirsi all’altro, per le persone con ansia sociale questo risulta particolarmente difficile. Dal momento che l’intimità richiede un certo grado di condivisione, coloro che provano intensa ansia sociale hanno difficoltà a costruire e mantenere legami ad alta componente di vicinanza.
L’Esperimento di Aron
In un famoso esperimento, ormai divenuto un classico, Arthur Aron e i suoi colleghi dell’Università Statale di New York, hanno elaborato e verificato un protocollo per sviluppare l’intimità e il senso di vicinanza psicologica. I ricercatori formarono, estraendole casualmente da un gruppo, centinaia di coppie composte da individui tra loro sconosciuti. Una volta valutato il loro grado di intimità (presumibilmente basso), chiesero loro di porsi vicendevolmente una serie di 36 domande ben precise. Alla fine dei 45 minuti necessari per completare il compito, il grado di intimità venne misurato nuovamente mostrando come questo aumentasse significativamente alla fine del protocollo. Lo stesso risultato si manteneva sia nel caso in cui ai partecipanti fosse detto che la procedura avrebbe innalzato il loro grado di intimità, sia nel caso in cui questa informazione fosse stata taciuta.
Le conclusioni a cui gli autori arrivarono furono che anche una breve conversazione, con i giusti contenuti, può favorire la costruzione di un senso di vicinanza interpersonale. Qual era, dunque, la particolarità di queste 36 domande?
La caratteristica principale è che ciascuna domanda favorisce una maggiore self-disclosure rispetto alla precedente. Si parte con domande del tipo: “Ti piacerebbe essere famoso? Per cosa?”, per arrivare a “Quando hai pianto l’ultima volta davanti ad altre persone? E da solo?”.
La piramide dell’intimità
Come detto, la costruzione della vicinanza psicologica si sviluppa grazie ad una progressiva self-disclosure. Spesso, tuttavia, il problema a cui si va incontro è la scelta degli argomenti da affrontare quando intavoliamo una conversazione con uno sconosciuto.
Potremmo raggruppare gli argomenti in alcune classi concettualizzandoli come strati di una piramide rovesciata.
Nel livello superiore e più ampio, ricadono gli argomenti circa il contesto come, ad esempio, il meteo o la temperatura, argomenti che possono essere affrontatati con una gran quantità di persone, dal momento che riguardano una situazione in cui entrambi si trovano e che costituisce un terreno comune.
Al secondo livello, troviamo argomenti che riguardano il presente degli interlocutori, cioè cosa si fa in quel momento, ad esempio il fatto di aspettare un autobus per andare a lavoro. Nel terzo livello, rientrano gli argomenti rispetto al futuro come, ad esempio, i viaggi o le prospettive lavorative. Questo livello comprende anche gli interessi superficiali come gli hobby, il segno zodiacale, la musica preferita.
Al quarto livello, condivisibile con una quantità di persone ben più limitata rispetto ai precedenti, rientrano argomenti legati al passato come traslochi, storia familiare o relazioni sentimentali. Infine, al quinto ed ultimo livello, appartengono gli argomenti circa il proprio mondo interno, come ci sentiamo, cosa pensiamo. Si ha la condivisione profonda di ciò che si è all’interno di un rapporto intimo, in cui si sente di essere validati e accolti.
In generale, per arrivare ad un certo livello è necessario essere passati, anche rapidamente, dalla fase precedente. Man mano che si scende nella piramide, il grado di intimità e vicinanza psicologica aumenta. I fattori che determinano questi passaggi sono sostanzialmente due: le azioni che gli interlocutori compiono (es. le confidenze, l’ascolto attivo, assumere il punto di vista dell’altro) e le caratteristiche disposizionali (es. simpatia, estroversione) che favoriscono una certa sintonia tra i due.
Il cammino di progressivo avvicinamento tra due persone ha, quindi, dei passi ben precisi. Ma perché le persone con ansia sociale trovano così difficile percorrere la piramide?
Uno degli aspetti importanti da considerare, è la tendenza di queste persone a voler arrivare alla punta della piramide – ossia al livello più alto di intimità – senza passare dai passi precedenti. La condizione di intimità rassicura sul giudizio altrui, ma arrivarci espone necessariamente al giudizio dell’altro.
Diviene quindi importante ricordare che la costruzione di intimità e di una relazione in cui ci si sente sicuri, passa necessariamente da una conoscenza reciproca. Pretendere di saltare subito ad una condizione di elevata intimità, in cui si parla di noi stessi non solo è controproducente sul piano della relazione, ma espone effettivamente al giudizio altrui, rinforzando i timori per le critiche, aggravando così l’ansia sociale.
Articolo del Dott. Duccio Baroni
Bibliografia:
Aron, A., Melinat, E., Aron, E., Vallone, R. and Bator, R. (1997). The Experimental Generation of Interpersonal Closeness: A Procedure and Some Preliminary Findings. Personality and Social PsychologyBulletin, 23(4), pp.363-377.
Fonte: http://www.ansia-sociale.it/news/la-piramide-dellintimita/